Capitolo sei

66 5 1
                                    


Capitolo sei

«Ivy» sentii qualcuno scuotermi pesantemente il braccio. «Ivy, farai tardi a lezione.»
Quando aprii gli occhi vidi il volto di mia madre.
«Su alzati.»
Lo disse con un tono di rimprovero.

Sollevai il busto e automaticamente portai i polpastrelli alle tempie, mi stava scoppiando la testa. Finalmente mi alzai, andai in bagno, mi diedi una rinfrescata al viso e di botto mi ricordai della sera precedente.

Cara Ivy, ti viene in mente la pessima figura fatta da perfetta ubriaca?

Cercavo di ricomporre i pezzi tra i miei sbiaditi ricordi, ma con scarsi risultati. L'unica cosa che ricordavo di lui era la sua mano che in silenzio mi porgeva un tovagliolo.

Feci un rewind di quella scena.

La sua mano aveva dei tatuaggi particolari, forse delle iniziali sulle nocche, delle varie scritte o simboli intorno al braccio che al momento mi sfuggivano.

Quando finii di asciugarmi il viso mi incamminai verso il guardaroba, il mio outfit del giorno rispecchiava molto il mio essere: completo di una tuta comoda color salmone ed un paio di scarpe sportive bianche, coda alta e per finire occhiali da sole.

«Ivy...»
Capii dal tono di voce con il quale mi richiamò mia madre che era incazzata nera.
«Mamma?» dissi mentre sceglievo il giubbotto da mettere.
«Ti ho sentita ritirarti alle prime luci dell'alba.»

Quando chiusi l'anta sobbalzai nel vederla lì dietro ferma con la mani conserte.
«Non voglio più che quest'episodio si ripeta» disse puntandomi un dito contro. «Ti rendi conto, sola, a piedi, in un posto che non conosci?» urlò.

Chiusi gli occhi formando un ghigno per via del mal di testa; portai una mano alle tempie continuando a massaggiare.
«Ti chiedo scusa» quasi sussurrai, aprii gli occhi e guardai mia madre. «Sono stata imprudente.»
Abbassai lo sguardo.

«Sono stata adolescente anch'io, ho fatto esattamente tutto quello che hai fatto tu...»
Quando mia madre iniziò a parlare mi poggiò una mano sul braccio. «Non voglio che tu stia a casa, ma voglio che la prossima volta tu sia più responsabile» concluse sorridendomi.
«Ok mamma.»

Abbozzai un sorriso, lei si congedò incamminandosi verso la cucina; quando aprii il portone mi fermai sull'uscio della porta facendo un lungo respiro.

Lungo, perché sarebbe stata una lunga giornata. Misi gli occhiali da sole e mi incamminai verso l'Università.

Cara Ivy, ringrazia che tua madre non ti abbia vista in quello stato pietoso.

***

«Troverete tutto nei file che vi caricherò più tardi online, una buona giornata ragazzi» concluse il professore per poi sedersi alla cattedra; chiusi il mio block-notes e sospirai profondamente, impugnai i miei libri mi incamminai verso l'uscita ma una voce richiamò la mia attenzione.

«Signorina Black.»
Mi girai verso il professore che alzò la mano e mi avvicinai verso la cattedra.
«Professor Dawson» dissi guardandolo, in attesa di una sua risposta.
Tolse gli occhiali poggiandoli sulla cattedra, successivamente si alzò venendo di fronte a me.

«Non so se si ricorda della nostra conversazione» disse guardandomi.
«Certo che ricordo» affermai entusiasta mentre facevo un sorriso.
«Ho fatto leggere il suo elaborato al Club di Lettere» disse per poi bloccarsi e guardare il vuoto, si girò estraendo dal taschino della giacca qualcosa.

«Abbiamo deciso di darti questo.»
Mi allungò un foglio, lo presi in mano ed era un invito per partecipare ad un piccolo rifresco pomeridiano del club di lettere; la mia espressione era un mix di emozioni contrastanti.
«Vorrei farti conoscere questo scrittore» disse indicando un nome scritto in grassetto nella lunga lista di scrittori che avrebbero partecipato alla lettura dei propri libri.

«Grazie, ci sarò senz'altro.»
Per l'emozione sventolai il foglietto sorridendo come un ebete.
«Ne sono felice. Una buona giornata signorina Black.»
Si allontanò ritornando al suo posto; mi incamminai verso l'uscita felice con l'invito tra le mani che leggevo con emozione.

«Ehi Ivy!»
Mi girai nel sentire una voce chiamarmi da lontano e vidi Yoora correre verso di me.
«Ma ieri sera? Non ti ho più vista» disse guardandomi negli occhi.

"Cosa vuoi che ti dica Yoora? Che ero ubriaca e che un perfetto sconosciuto mi ha tenuto la testa mentre vomitavo?"

«Semplicemente sono andata via prima, tutto qui.»Le sorrisi mentre conservavo l'invito tra i fogli del libro.

Nel frattempo ci incamminammo verso la mensa.
«Hai fatto bene, devo dire che non ti sei persa nulla» dichiarò facendo spallucce.

Cara Yoora, Ivy si è solamente persa nel bagno dei maschi.

Quando posai il vassoio, mi sedetti goffamente. Notai che il mal di testa continuava imperterrito a martellare sulle mie tempie, gli occhi erano talmente tanto pesanti che non riuscivo a tenerli aperti.

Se avessi potuto associarmi a qualcosa avrei certamente scelto una chewing-gum usata; quella della sera precedente era stata una pessima idea: andare lì, ridurmi in uno stato patetico, ubriaca fino a vomitare... ma per di più farmi tenere la testa da un perfetto sconosciuto!

Giuro, non c'era stato un momento in cui non avessi pensato a quella figura maschile, ma, nei miei ricordi era tutto così sfocato e confuso, avrei voluto semplicemente ringraziarlo per il gesto carino che aveva fatto nei miei confronti...

«Allora, vieni?» quasi urlò Yoora per attirare la mia attenzione.
«Dove?» chiesi, mentre davo un morso al panino ormai freddo.
«Nel fine settimana ci sarà l'incontro di pugilato di Jaekwang, è rimasto un biglietto e mi farebbe piacere se tu venissi» disse mentre litigava con le bacchette, intenta a sollevare una specie di involtino.

«Non ho mai visto un incontro di pugilato, perché no...» le sorrisi.
Lei, entusiasta, mi passò il biglietto, sgranai gli occhi perché era lo stesso giorno nel quale ero stata invitata dal docente al club. Avrei voluto avere il potere di non fare pessime figuracce acconsentendo ad inviti a cui non potevo essere presente.

"Ed ora che faccio?" pensai.

Ivy Black, sei una perfetta imbecille con la I maiuscola, fattelo dire.

Black SwanWhere stories live. Discover now