Capitolo otto

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Capitolo otto

Passai la nottata in bianco, ripensai a quel suo sguardo confuso alla mia domanda "eri tu?".

Come mi era saltato in mente di dire una cosa del genere ad un ragazzo che conoscevo appena, anzi che non conoscevo affatto.

Quanti ragazzi c'erano in giro con dei tatuaggi sulle mani? Ed io come una perfetta stupida avevo fatto una figura di merda 'additandolo' di essere una persona che non era.

Cara Ivy, non finirai mai di sorprendermi! Come ti è saltato in mente di dire al primo ragazzo con i tatuaggi sulle mani "eri tu"? La tua vita è un continuo far figure di merda.

Mi alzai lasciando il mio caldo letto, poggiai i piedi sulle mattonelle fredde e mi incamminai in cucina. Preparai una tazza di thè caldo, la strinsi tra le mani e mi avvicinai verso la finestra. La giornata era grigia come me; le gocce che si posavano sul vetro intente a 'sporcare' le finestre erano come quelle della mia memoria che scivolavano e si sfocavano come le immagini di quella notte.

Un volto sfocato e poi? Le sue mani, una che sosteneva i miei capelli e l'altra che mi sorreggeva la fronte. Ci sarà un perché del suo gesto? Oppure sono solo una povera sciocca?

«Piccola...»
I miei pensieri vennero interrotti da mio padre. Si avvicinò verso di me ed io lo guardai facendo un debole sorriso.
«Papà» quasi sussurrai, per poi girarmi e continuare a guardare la finestra sorseggiando il thè caldo.

«Secondo te c'è sempre un perché a tutto?» parlai, con ancora lo sguardo fisso ad osservare le nuvole grigie che dipingevano il cielo.
«Tesoro mio, non sempre a tutto c'è un perché» sentii la sua voce calda e accogliente.
«Sai perché?»
Mi girai, vidi i suoi occhi celesti guardarmi.
«No papà, non lo so...»
Mentre parlavo, abbassai lo sguardo.

«Perché siamo noi che cerchiamo di dare sempre una spiegazione a tutto» disse fermandosi, poi continuò a guardarmi con i suoi grandi occhi celesti che mi infondevano fiducia.
«Perdiamo solo tempo dandoci mille spiegazioni, ma sarà solo il tempo a darti le mille risposte alle tue mille domande.»
Quella conversazione mi scaldò il cuore, tanto che mi accucciai sul suo petto ed il suo bacio sulla fronte mi illuminò la giornata.

Mi immersi nell'acqua calda, poggiai la testa nella ceramica fredda della vasca e mi rilassai; era il mio "via libera": libera dalle lezioni, libera da tutti. Mi dedicai a me stessa.

Maschera al viso, manicure e pedicure; Felice canticchiavo saltellando come una bambina sul letto, con una spazzola tra le mani, delle canzoni vecchissime che mi ricordavano la mia infanzia a New York.

«Dannazione Ivy, abbassa il volume.»
Mia madre aprì la porta della camera; ridendo mi catapultai da lei ed inizia a cantarle la canzone e le passai il 'microfono'. Per un attimo fu titubante ma dopo iniziò a canticchiare insieme a me. Finimmo con il ridere a crepapelle sul letto, mi girai e guardai mia madre ridere come non l'avevo mai vista prima.

«Ti voglio bene mamma» le dissi. Lei smise di ridere e mi guardò.
«Non sai io quanto bene ti voglia piccola mia» mentre parlava mi lasciò un bacio sulla fronte.
Quando andò via chiuse la porta, presi il mio telefono e notai un messaggio di Yoora.

"Stasera sei dei nostri?"
A quel messaggio sospirai e poggiai un braccio sulla fronte.

Cara Ivy, non perdere tempo piangendoti addosso. Come ha detto tuo padre: "Perdiamo solo tempo dandoci mille spiegazioni, ma sarà solo il tempo a darti le mille risposte alle tue mille domande" quindi, il tempo ti darà le risposte che cerchi. Ma se lasci il tuo culo inchiodato in questo letto, non lo saprai mai.

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