Capitolo undici

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Capitolo undici

Quando il docente mi passò il test tra le mani, agitata lo adagiai nel banchetto. Era il 15 febbraio. Il mio primo esame.
Indovinate cosa? Di storia.

Avevo passato una settimana a studiare intensamente per quell'esame. Non facevo altro che seguire le lezioni, rientrare a casa e chiudermi nella quattro mura della mia stanza a studiare come una matta. Che ci crediate o no, non sono uscita con i ragazzi per una settimana intera, di rado incontravo Yoora e se lo facevo mi fermavo a parlare per qualche minuto perché correvo subito a casa.

«Potete iniziare» disse il docente mentre si sedeva in cattedra.
Quando aprii il foglio mi capitò solo ed esclusivamente una domanda aperta.

'Piano Marshall. Come funziona?'

Non appena lessi la domanda, iniziai a scrivere senza staccare la penna dal foglio per due lunghe ore. Non so quante volte lessi e rilessi quella mia risposta. Non appena la conclusi, lasciando un mio pensiero personale, adagiai il mio test sulla cattedra e soddisfatta uscii dall'aula.

Cacciai un respiro liberatorio, come se tutta quella settimana di stress passata a studiare fosse svanita in quell'attimo. Con il sorriso a trentadue denti, mi diressi verso la mensa.

«Yoora!»
Richiamai la sua attenzione sventolando una mano, lei quasi inciampò per correre verso di me.
«Allora, com'è andata?» mi chiese, e nel mentre prese un vassoio.
«Mi è capitata una domanda che sapevo, spero di aver risposto correttamente» dissi mentre indicavo alla signora dietro il bancone il mio solito toast avocado e pomodoro ed il mio succo di frutta.

«Ma tu sei una secchiona, ovvio che hai risposto correttamente.»
Poggiò il vassoio sul tavolino.
«Non sono una secchiona» puntualizzai, mentre spostavo la sedia per potermici sedere.
«Ivy, sei stata una settimana chiusa in casa» disse guardandomi sconvolta, «almeno sei uscita dalla stanza per mangiare?»
Feci spallucce mentre mordevo il mio toast.
«Lo sapevo!»

Scosse la testa per poi portare gli occhi al cielo. «Comunque...» disse prima di infilarsi un raviolo a vapore in bocca e lasciando cadere la frase. «Si?»
Poggiai il toast nel piatto e mi portai alla bocca la cannuccia.
«Ti piace Jaekwang?»
Per poco non sputai tutto il succo dalla bocca sul mio pranzo.
«Cosa?» domandai corrugando le sopracciglia.
«Ho visto Jaekwang cercare il tuo sguardo tra la folla...» Scossi la testa.
«Non credo Yoora.»

Indifferente continuai a mangiare il mio toast.
«Ma è successo qualcosa tra di voi?» mi chiese.
«Penso di aver fatto una pessima figura con lui...» esordii poggiando il tovagliolo sporco sul mio vassoio.
«In che senso?» domandò stupita Yoora mentre continuava a magiare il suo pranzo.
«La sera della festa... non sono andata subito a casa...» Abbassai lo sguardo ed iniziai a giocherellare con il tovagliolo. «In verità mi sono sentita male, ho vomitato ed un ragazzo mi ha aiutata...»

Mi inumidii le labbra e continuai: «Di lui non ricordo il viso perché ero troppo ubriaca, ma gli unici dettagli che mi vengono in mente sono i tatuaggi sulle sue mani...» dissi alzando lo sguardo verso di lei. «Quindi, la sera dell'incontro di Jaekwang, quando mi ha fermata per venire con voi a festeggiare, mi ha bloccata dal braccio ed ho visto la sua mano...» istintivamente portai la mano nel punto in cui mi aveva toccata. «E gli ho chiesto, come una perfetta stupida, 'eri tu?'»

Lei mi guardò alzando un sopracciglio, quando deglutì iniziò a parlare.
«Sì... Jk ha svariati tatuaggi sulle mani» disse mentre si toccava le mani, «ma Tae non mi ha detto nulla di questo...» disse stranita per poi grattarsi la nuca. «Forse Jk non ha detto nulla a nessuno...»
Aguzzò gli occhi e goffamente, incuriosita dalla storia, continuò a mangiare.

«Potrei anche aver fatto una figuraccia scambiandolo per un altro...» esordii.
«A proposito di feste» intervenne Yoora dopo un minuto di silenzio, «alcuni amici degli amici di Tae danno una festa e ci hanno detto di portare chiunque. Quindi tu verrai con me!» disse poggiando le bacchette.
«Va bene.» Le sorrisi.

***

Ad ogni passo che facevo per rientrare a casa ripensavo alle parole di Yoora: "Ho visto Jaekwang cercare il tuo sguardo tra la folla..."

Davvero Jaekwang stava cercando me tra la folla?

Cara Ivy, non farti mettere starne idee in testa, stava per morire agonizzante.

Aprii il portone di casa ed entrai.

«Sono a casa!» urlai mentre chiudevo la porta e poggiavo tutti i miei effetti personali dentro l'armadietto. Quando chiusi l'anta mi incamminai verso la cucina, rubai un biscotto fatto da mia madre e sbirciai con lo sguardo nel salone per vedere se ci fossero i miei genitori.

Sorrisi quando vidi mia madre appisolata sulla poltrona con ancora gli occhiali e l'IPad poggiato sulle ginocchia. In punta di piedi, ma soprattutto senza far rumore, presi dal cesto vicino al piccolo camino un plaid e glielo adagiai addosso e con il sorriso ancora sul volto mi incamminai silenziosa nella mia camera.

Mi gettai sfinita sul mio letto e cascai in un sonno profondo.
Sentii qualcuno scuotermi dal braccio.
«Tesoro mio...»
Farfugliai qualcosa, volevo continuare a dormire. Quando aprii gli occhi vidi il volto di mio padre sorridermi.

«Papà...» sollevai il busto, stropicciandomi gli occhi,«che ore sono?» chiesi quasi spaesata per la lunga dormita. «Sono le cinque del pomeriggio» rispose alla mia do-
manda con un sorriso disegnato sul volto.

«Volevo chiederti com'era andato il tuo primo esame.» La sua domanda mi fece ricordare di collegarmi sul portale perché il docente in giornata avrebbe messo i risultati dei nostri esami.
«Controlliamo insieme i risultati papà.»
Mi alzai andando verso il pc, lo presi e andai in cucina dove c'era anche mia madre.

«Allora?» chiese mia madre mentre scalpitava.
Posai sulla penisola il pc ed entrai sul portale datoci dal docente la mattina stessa.
«Allora?» strillò mia madre alle mie spalle.
«Mi sto collegando» dissi.
Quando entrai all'interno del portale, trovai una sfilza di nomi.

"Ivy Black" cliccai sopra ed urlai dalla gioia.
«30 e lode» dissi guardandoli con gli occhi lucidi.
I miei genitori con gioia mi strinsero calorosamente in un abbraccio.

Cara Ivy Black, sono orgogliosa di te, ma non ti ci abituare troppo a queste smancerie.

Black SwanWhere stories live. Discover now