Capitolo nove

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Capitolo nove

Sentii il suono della sveglia tuonarmi nelle orecchie, allungai un braccio spegnendola.
Quando aprii gli occhi, capii che sarebbe stata una giornata No.
Controvoglia alzai il busto, sbadigliai per poi stiracchiare verso l'alto le braccia. Poggiai i piedi sulle mattonelle fredde dirigendomi verso il bagno, mi feci una doccia velocissima.

Uscita, con ancora il telo avvolto sul corpo, mi piantai di fronte al mio guardaroba. Quella mattina optai per un paio di jeans grigio-neri a vita alta ed una felpa con il cappuccio ed infine i miei adorati anfibi. Ordinai i miei capelli facendo una treccia; uscita mi diressi verso la cucina, poggiai tutte le mie cose sulla sedia.

«Ehi, buongiorno tesoro mio.»
Vidi mio padre avvicinarsi per lasciarmi un bacio in testa.
«Buongiorno papà» dissi aprendo lo sportello per poi afferrare una tazza.
«Buongiorno Ivy.»
Mi girai e vidi mia madre sull'uscio della porta ben vestita, mi fermai facendo una faccia strana.

«Che c'è?» puntualizzò esaminando il suo outfit.
«Come mai sei vestita di tutto punto?» domandai mentre versavo il tutto dentro la tazza.
«Tesoro, mi hanno dato il giorno libero ed io e tua madre abbiamo deciso di andare a pranzo fuori» intervenne mio padre scrollandosi il cappotto.

A quelle parole rimasi sorpresa guardando entrambi mentre iniziavo ad assaporare il mio amato thè.
«Non sarebbe una bellissima idea se ti facessimo compagnia lungo il tragitto?» domandò mio padre.
Io continuai a sorseggiare il thè caldo, annuii sorridendo ai miei genitori.
«È una bellissima idea» intervenne mia madre annuendo felice a mio padre.

Non appena finii di bere il mio thè caldo, afferrai le mie cose e, insieme alla mia famiglia, uscii fuori di casa. Dovevo ammettere che il tratto casa-campus durava dieci minuti a piedi; per fortuna ci si poteva muovere como- damente raggiungendo tutti i posti perché casa mia non era affatto distante dal centro di Seoul.

Tutto il contrario della mia New York, caotica e frenetica con tram, bus, metro.
Ripensandoci, man mano che passano i giorni l'unica cosa che non mi mancava affatto era proprio il via vai della gente, sempre incazzata, pronta quasi a fare a cazzotti per un posto a sedere.

Qui, a Seoul, sembrava d'essere in un mondo parallelo, proprio come lo si vedeva nei film o addirittura negli Anime... si respirava un'aria diversa e una commistione di gusti e sapori nuovi, partendo dal paesaggio ricco di verde fino all'architettura.

***

Chiusi il mio quaderno, un'altra ora di lezione era terminata; per la prima volta avevo assistito alla lezione di storia.

Nei giorni precedenti, avevo frignato per quanto odioso e difficile fosse il coreano, ma mai come la storia. Sin da bambina avevo avuto questa 'avversione' verso la storia; troppi nomi strani da menzionare, troppe date da ricordare... Posai i mei libri dentro lo zaino e mi diressi verso l'uscita.

Mi bloccai tra la folla brulicante di ragazzi che usciva dalle aule per vedere se nei paraggi ci fosse Yoora; tutto fu vano perché tra la ressa non notai il suo volto, quindi mi incamminai verso la mensa. Dopo l'interminabile fila, finalmente mi sedetti adagiando il vassoio nel mio solito e triste tavolino.

Mi soffermai a fissare il mio vassoio, come se riuscisse a farmi passare la mia giornata 'No'; sentivo il mio stato d'animo altalenate, un mix di emozioni che a parole non riuscivo a spiegare. Mi riaffioravano nella mia mente mille ricordi: i miei amici, i racconti dei nonni; era commovente leggere nei loro occhi la felicità nell'ascoltarci e nel vederci crescere.

Black SwanWhere stories live. Discover now