Capitolo 94

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Pov micol
"Che cazzo è successo?" "non lo so siamo venuti qua, nel tragitto ci stavano seguendo e poi lui è entrato ed è uscito un'ora dopo con gli agenti e una donna" "cristo, hai visto se l'uomo che vi seguiva è entrato?" "non lo so" Daniel di passa la mano fra i capelli e entra dentro l'ufficio della psicologa "porca puttana" entro anche io.
C'è del sangue sulla moquette, mi volto e guardo l'uomo seduto sul divanetto con del ghiaccio in mano.
"È lui" Daniel sospira "vieni con me" usciamo da quel palazzo e saliamo nella sua auto.
"Hai da fare o vieni con me da andrew?" "vengo con te, ma mi devi spiegare cosa sta succedendo" lui sospira.
" potrebbe essere che io e Andrew un anno fa ci fossimo messi in un casino più grande di noi e che non ce ne fossimo mai tirati fuori" lo guardo interessata "non mi racconterai nulla nei particolari vero?"
"no, quando se la sentirà lo farà drew, in ogni caso non devi preoccuparti sa cavarsela" "dovremmo chiamare la sua famiglia, sopprattutto sua madre" "non chiamare sua madre, non verrà" "non penso sia così, è suo figlio passami il tuo telefono" lui sospira "non ci rimanere male quando ti dirà che ha di meglio da fare" "non lo farà".
La chiamo e dopo un paio di squilli mi risponde "Salve Helen, emh scusi il disturbo sono Micol volevo solo dirle che andrew è-" "scusa tesoro ma ho da fare , sono certa che qualunque cosa sia successa andrew se la sa cavare" riattacca e io guardo il telefono di Daniel sbalordita.
"Che ti dicevo?" "non me lo aspettavo" alza le spalle e parcheggia difronte a una stazione di polizia, non ne ho mai vista una così mal ridotta.
"Stai difianco a me" "perché è qua Daniel? questo puoi dirmelo?" "ti ricordi che mi hai conosciuto dopo?" annuisco "diciamo che mi sono liberato del casino prima di lui e diciamo che per vari motivi lui deve ancora uscirne e che questo sia il momento per finire tutto" "non capisco però perché lo abbiano preso dalla psicologa" "perché ha rimandato la cosa e probabilmente hanno saputo è all'appuntamento che lui era lì" annuisco e mentre entriamo chiamiamo le altre .
"Credi sia una buona idea?" "sono certo che verranno" annuisco e mi siedo difianco a lui che aspetta che un poliziotto ci raggiunga.
Invio un messaggio sul gruppo e loro non rispondono, probabilmente stanno già arrivando.
"Questo casino si può risolvere?" "no, noi non vogliamo tirarcene fuori perché per quanto faccia schifo ci serve" "quindi non si risolverà mai?" "non è per quel casino che Andrew è qua, ma per una cosa che c'entra con il suo passato e non si può risolvere per lui ne per me perché è un fatto personale che ci ha sconvolti, diciamo che in fatto di legge lo può decidere un giudice" "mi stai cercando di dire che ci sarà un processo?" annuisce.
Lo guardo "Me lo ha sempre detto che non voleva coinvolgermi nel casino" "ti vuoi tirare indietro?" "no, voglio bene a drew non lo lascio solo per qualche sbaglio tutti ne hanno commessi" "non penso che resterà qua al lungo, mi hai raccontato di una donna era in divisa?" "no aveva un cartellino al collo" annuisce "assistente sociale, probabilmente è qua per chiarire la questione ma non dovrebbe stare qua molto" deglutisce, sembra in ansia e sinceramente lo sono anche io.
"Probabilmente andrà al processo e lì stabiliranno che fare" "quando è?" "tra pochi mesi, ma credo lo anticiperanno" la porta si apre e le ragazze entrano e ci raggiungono.
"Che cazzo succede Daniel" "stai calma non è nulla  c'era un assistente sociale, probabilmente torna in casa famiglia e aspetterà là il processo" "per quale motivo lo trattengono?" Daniel  si appoggia allo schienale della sedia.
"Penso per la solita questione" sospira "credevo fosse finita cazzo" "non è così e comunque tra poco dovrebbe uscire" appoggio la testa sulla spalle di Daniel.

pov Andrew

"Puoi anche scordartelo piuttosto rimango qua,cristo" l'assistente sociale si siede difronte a me.
"Andrew non puoi farci niente, o torni da lui o torni in casa famiglia a aspettare il processo" "voglio parlare in presenza di un avvocato" l'assistente sociale sospira "non hai un avvocato e non ne hai bisogno, non ti sto interrogando" "sono minorenne, non avrei bisogno di un adulto? non potete trattenermi" lei sospira.
Le manette mi stringono i polsi "posso fare una telefonata?" "dipende chi devi chiamare" "la privacy? a puttane?" "lo dico perché se devi chiamare la tua famiglia è già qua fuori" "se parla di mia madre ha sbagliato persona" "no, tua madre non c'è ci sono le tue sorelle" alzo lo sguardo su di lei "voglio parlare solo con Astrid" annuisce e esce dalla stanza.
Non voglio fare entrare Amanda per il semplice motivo che è minorenne e io in questo momento sto cercando solo un modo per uscire da qua senza finire in casa famiglia o in casa di quello stronzo.
Quando dopo qualche minuto entra si siede davanti a me preoccupata.
Non ho voglia di stare qua a consolarla e lasciarla piangere mentre io le dico parole confortevoli, perché cazzo sono io quello che è in una posizione di merda e non sono in vena di ascoltarla mentre piange e si dispera per i casini che riguardano solo me.
"Cazzo ascoltami, le questioni sono due o mi mandano in casa famiglia o da lui, io non ho intenzione di andarci quindi aiutami a trovare un modo" "potrebbe tenerti la mamma" "sono finito in casa famiglia per lei Astrid ragiona e poi non mi terrebbe mai" lei si passa una mano fra i capelli "non ne ho idea andrew aiuto" "cazzo ho bisogno che ci stai con la testa, stai studiando legge no? pensa a me come un potenziale cliente non come tuo fratello" "cazzo sto pensando di mollare legge drew" "non dire stronzate" "davvero credo non faccia per me, insomma troppi esami e-" "Astrid" "si" "per una volta ho bisogno di te, pensi di potermi aiutare o parli dei tuoi problemi quando tuo fratello viene sbattuto in casa famiglia?" deglutisce.
"Ok cazzo, scusa probabilmente la probabilità della casa famiglia c'è ma è più probabile che tu vada con lui" "posso rifiutarmi?" "non lo so Andrew, sei minorenne io non ho idea" "cazzo Astrid" "cosa ti costa andare in casa famiglia? insomma ci sei stato tutta una vita non ti cambia nulla restare qualche mese no?" "stai scherzando? è proprio perché è tutta una vita che sto là che non voglio tornare" lei sospira " potresti venire con me nel mio appartamento difianco al campus" "ti rendi conto di quello che dici? non mollo la mia vita qua Astrid" "non so cosa dirti, davvero le tue opzioni sono poche, o vieni con me e molli tutto questo che non sarebbe male perché parliamoci chiaro andrew è una merda, tu pensi di continuare a stare qua a pagare bollette su bollette? devi ancora finire il liceo dovresti pensare alla tua vita " " lo sto facendo, la mia vita è sempre stata questa, è una merda ma non posso farci niente, non me ne vado via da qua non farò come te che sei scappata, pensi davvero che solo perché sei a chissà quanti kilomentri lontana da qua tutto vada via? no " mi appoggio con la schiena alla sedia.
" Probabilmente resterò qua fino alla fine del liceo e probabilmente me ne andrò, pensi che non mi sia stancato di tutti questo? voglio solo sistemare le mie questioni " lei annuisce e poi mi guarda negli occhi.
" Andrew sei tu a decidere ora, se non vuoi stare con lui allora fa di tutto per farti mandare in casa famiglia " lei si alza e esce dalla stanza.
Che cazzo dovrei fare ora? vorrei solamente bere una birra con lei, probabilmente mi avrebbe aiutato a schiarirmi le idee e a fare la cosa giusta.
Dovrei pensare come farebbe lei perché credo si faccia così in questi casi no? probabilmente si metterebbe a ridere per la situazione ironica in cui mi trovo e mi contagerebbe con lei.
Poi mi avrebbe detto 'drew, sei un coglione prendi la scelta che più ti fa stare bene per quanto questo faccia schifo perché con te ci sono io"
Il problema ora è che lei non è qua, ma nonostante questo io e lei abbiamo sempre avuto gli stessi pensieri percui sti cazzi.
Astrid esce dalla stanza e l'assistente sociale  si siede difronte a me.
"Hai pensato bene?" "probabilmente la mia opinione non vale un cazzo, ma preferisco la casa famiglia , se torno con lui probabilmente ne esco pazzo " lei annuisce
" la tua opinione a riguardo non è valutata, probabilmente andrai a stare da lui proprio perché se si trova una famiglia c'è più probabilità che ti mettano lì " ghigno.
" mi parla di famiglia? quello stronzo doveva pensarci prima " " tra poco uscirai, scusa se ti hanno trattenuto ma dovevano solamente farti qualche domanda "
" qualche domanda? è chiaro che non gli interessa del fatto che sono un minore e nemmeno che io sia innocente " " lo sei? "
" quante volte glielo devo dire? lo sono io non ho fatto un cazzo il mio unico sbaglio è stato non essere lì con lei" l'assistente sociale esce dalla stanza e mi lascia solo.
Sapevi benissimo che prima o poi doveva tornare fuori questa storia e che non era mai finita.
So anche che probabilmente non finirà mai realmente o almeno per me.
È come se io fossi una formica minuscola dentro un barattolo di vetro, mi sono ritrovato lì per qualche strana ragione senza farlo apposta e ci sono rimasto senza riuscire mai a uscirne.
Nessun passante mi ha aiutato a liberarmi, perché che cazzo se ne fotte di una minuscola formica?
A questo mondo di merda diamo per scontato troppe cose che in realtà non lo sono.
Ogni essere vivente sulla terra che non sia l'essere umano viene trascurato proprio da essi.
Perché è questo che è l'essere umano, una specie egoista e che sfrutta ogni cosa a suo volere fregandosene se procura danni a altri.
Ed è questo che sono anche io, non faccio eccezione solo perché mi sento una fottutissima formica in un barattolo di vetro.
"Jones" "non voglio parlare con nessuno senza un'avvocato" "Jones, non hai un'avvocato" "lo so, questo dovrebbe farti capire che non ho la minima voglia di parlare con te" rimane lì sulla soglia della porta e poco dopo finalmente se ne va.
Probabilmente è già tardi e spero vivamente che entro domani mattina sarò fuori di qua.
Probabilmente mi trattengono solo perché devono accertare le mie risposte alle domande di quei poliziotti.
Nonostante io gli abbia già risposto un'anno fa nello stesso modo.
Non ne posso più di tutta questa merda,vorrei solo andarmene via e dormire per un pó.
                                     *
Qualche ora dopo un poliziotto entra dentro la stanza, lo guardo stanco e lui fa cenno verso la porta.
"Seguimi" mi alzo e mi massaggio i polsi mentre seguo l'uomo in divisa che cammina con fin troppa fretta.
Mi guardo intorno e mi fermo quando lo fa anche il poliziotto.
Guardo Daniel e gli altri seduti sopra a delle sedie di plastica che sembrano anche più comode di quelle in quella stanza.
Mi toglie le manette e poi se ne va.
Sbuffo, ho bisogno di una sigaretta e di una doccia.
"Cazzo drew" maggie mi abbraccia ma io mi stacco "cazzo scusa, passiamo poi agli abbracci ok" li guardo stanco.
"È stato white?" Daniel annuisce "avrei preferito stare dentro di più piuttosto che uscire grazie a lui" "Drew, c'è Christopher qua fuori" "merda" "non ha funzionato?" "non hanno valutato il mio parere, tornatevene a casa tutti non dovevate restare qua" "abbiamo scuola" risponde la ragazzina "non sai nemmeno tenere gli occhi aperti, puoi saltare scuola per un giorno ragazzina" esco dalla centrale e mi accendo una sigaretta, non raggiungo l'auto di Christopher me ne resto qua appoggiato al muro a fumare.
Sinceramente non mi interessa se hanno deciso che fino al processo devo stare con lui, in quella casa ci starò il meno possibile.
"Drew" mi volto verso la ragazzina, mi sorride "non sono stanca, e anche se tu lo sembri ti va se andiamo in un posto?" annuisco.
Prende la bici e mi guarda "vieni?" "probabilmente è meglio se pedalo io ragazzina" prendo la bici e aspetto che lei si aggrappi a me mentre mi lascio alle spalle Christopher e quella dannata stazione di polizia.
"Di chi è la bici?" "di maggie, lha lasciata qua perché è tornata con Daniel" annuisco e volto a destra quando lei lo dice.
Non so dove noi stiamo andando, ma lei mi indica la strada e io pedalo in quella direzione.
Mi fermo quando lei mi dà un colpetto sulla spalla e scende.
CI fermiamiamo davanti alla pasticceria dell'altra volta "è chiusa ragazzina" lei scuote la testa "non è chiusa" "cosa te lo fa pensare" "da quando me lhai fatta conoscere vengo sempre qua" ghigno e entriamo.
Mi guardo intorno sorpreso nel vedere che è davvero aperta.
"Mi privi del mio sonno per venire in pasticceria?" lei alza le spalle "si?"  "mi sta bene" ordiniamo dei pasticcini e ci sediamo al tavolo.
"spero che non  mi hai portato qua per spiegarti tutto perché sarebbe stato inutile" "ti ho portato qua perché avevo voglia di dolci, ma se ti va di raccontarmi qualcosa ti ascolto" la guardo, e per quanto tutti mi dicono che ha il diritto di sapere io non ci riesco.
Non riesco a spiegare nulla di questa storia, non so pronunciare il suo nome e il minimo ricordo di quella notte mi fa salire l'ansia.
Non sono mai stato bravo a esprimere i miei sentimenti per qualcuno, e in generale nemmeno da bambino o forse quando avrei dovuto imparare a farlo mi è stata portata via la possibilità, probabilmente il mio problema più grande in quel momento non era certo quello .
Non amo parlare di me dei miei problemi e spesso vorrei solamente estraniarmi dal mondo e stare da solo.
Potrei essere quello che si definisce un'asociale ma non lo sono, se lo fossi non parteciperei a feste inutili piene di adolescenti e alcool.
Mi porge un pasticcino e mi sorride, probabilmente aspetterà che io abbia voglia di parlarne anche se cazzo non so se sarò mai davvero in grado di farlo.
"Ho tutto il tempo del mondo, non c'è fretta me lo dirai quando e se sarai pronto" poi si pulisce le mani con un tovagliolino e mi guarda.
Il fatto che Micol, sia una persona comprensiva e paziente è probabilmente una delle tante ragioni per cui con lei riesco a stare più tranquillo,nel limite del possibile perché sono sempre io e stare tranquillo non mi si addice proprio.
"Mi accompagni a casa?" annuisco, lasciamo il conto sul tavolo e usciamo fuori.
Non voglio fare altro che stare a dormire su un letto, anche se ora come ora  il pensiero di dormire viene cancellato da quello che per farlo devo tornare a casa di crisopher .
Probabilmente mi aspetta a casa sua e io non ho la minima intenzione di andarci.
Non mi sento a mio agio, non lo sarò mai e forse è anche perché nei suoi confronti provo rabbia e un senso di nausea mi invade ogni volta che tira fuori l'argomento o che cerca di farsi perdonare per quello che ha fatto.
Lo fa con leggerezza come se tutto quello che abbiamo passato per colpa sua non avesse realmente importanza per lui.
Come può anche solo pensare che qualche parola buttata lì con un finto senso di colpa da parte sua possano cancellare tutta la merda che ho passato.
Forse sono troppo rancoroso e in ogni caso non mi pento di esserlo o di pensare certe cose su di lui.
Mia madre mi ha sempre detto che ho troppa rabbia dentro, ma lei come può capirlo? come può anche solo biasimarmi per questo?
Metà della rabbia che mi portò dentro è anche grazie a lei, non può davvero credere che solamente perché ha scelto uomini di merda che l'hanno abbandonata io la possa anche solo giustificare per quello che ha fatto.
Mia madre dovrebbe farsi un'esame di coscienza su tutto, pensa di essere stata una brava madre? notizia flash non lo è mai stata.
Freno difronte casa sua e lei mi saluta dandomi la buonanotte.
Non ho proprio voglia di andare da Christopher ma probabilmente è l'unica possibilità che mi rimane.
                                     *
"Dove sei stato?" "ti interessa?" "si" "non ho nessuna intenzione di dirtelo" mi accendo una sigaretta sul porticato di quella casa e lo guardo.
"La stanza è sempre quella?" annuisce e io entro in casa "devo ricordarti che non si fuma qua dentro?" "in effetti me ne ero scordato, ma tranquillo non mi interessava" salgo le scale con calma e entro dentro quella stanza.
Sbuffo quando sento i suoi passi.
Prende la sigaretta fra le dita e la spengne sul davanzale.
Appoggia un borsone sul letto e mi guarda, lo riconosco.
"Mi sono preso il permesso di passare da casa tua a prendere tutta la tua roba, compresa l'attrezzatura da boxe.
" Non avresti dovuto non resterò qua" alza le spalle "lo farai almeno fino al processo e sapendo che odi stare in questa casa ho pensato di portarti qualcosa che ti calmi e ti faccia sentire a tuo agio" forse avrei dovuto ringraziarlo ma il solo pensiero che sia entrato in casa mia e abbia curiosato fra la mia roba mi disturba.
Lui esce e mi lascia sistemare, non voglio passare del tempo qua, ma sono costretto e si probabilmente avrò bisogno di sfogarmi.
Apro il borsone e tiro fuori i  guantoni da boxe consumati, li appendo al braccio del letto.
Prendo i vestiti che mi ha portato e li sistemo alla rinfusa nell'armadio perché tanto questa camera non resterà mai in ordine, tanto vale non provarci.
La cartellina nera rovinata dentro quel borsone attira la mia attenzione.
Che cazzo fa lì? era a casa di mia madre e non ha mai messo piede dentro casa mia.
Il pensiero che lui possa essere stato a casa di mia madre a l'abbia incontrata mi passa davanti come un flash.
La prendo in mano e la apro fissando i disegni all'interno.
Non disegno spesso, l'ho sempre fatto quando non mi andava di pensare, spesso quando sentivo le loro urla.
Probabilmente ho iniziato proprio per quello.
Adesso lo faccio raramente, mi capita in qualche momento di distrazione ma ho smesso di farlo con costanza da anni ormai.
Cazzo se continuo a guardare quei disegni impazziró.
Scendo le scale, e entro in cucina per bere un bicchiere d'acqua, non so perché cristopher fosse sveglio a quest'ora.
Sono le due passate, e se prima la mia voglia di dormire oltrepassava ogni altro pensiero ora non ci riesco proprio.
Rovescio l'acqua nel lavello e mi guardo intorno, il salone è così grande che potrei perdermi dentro.
Intravedo una porta e probabilmente per noia la apro e deglutisco quando mi rendo conto di essere in paradiso.
Credo questo sia il garage più bello che io abbia mai visto, ci sono due auto sportive che nemmeno nei miei sogni mi sarei mai aspettato di vedere.
Intorno appese alle pareti ci sono  un'infinità di chiavi inglesi e cacciaviti.
Tocco con una mano l'auto e entro dentro.
Resto all'interno per qualche minuto per poi rendersi conto che non parte.
Ammetto che volevo farci un giro.
La guardo confuso ma ghigno quando mi rendo conto che è da sistemare.
Prendo una chiave inglese e mi metto sotto l'auto, fissando il motore e rendendomi conto solo dopo che la Biella non è collegata al pistone.
Resto li a guardare e sistemare quel motore fino a quando qualcuno non apre la porta e si guarda attorno confuso.
Fissa la  mia maglia sul pavimento sporca di olio con affianco qualche mozzicone di sigaretta.
Esco da sotto l'auto mi metto a sedere sul pavimento.
Lui aggrotta le sopracciglia "da quanto sei qua?" "dalle due" "sono le sette andrew" alzo le spalle "perché sei entrato?" lo guardo dall'alto in basso.
"Mi andava" "lhai rotta?" "lho quasi aggiustata" "che cosa vuol dire quasi" "che se non mi interrompevi tornava come nuova" lui mi guarda sorpreso.
"Te ne intendi di motori?" mi alzo in piedi e lo guardo.
"Mi pare ovvio Christopher" "se ti piace qua puoi tornarci, io non capisco nulla di motori e chiavi inglesi, non fanno per me" vorrei dire che lo immaginavo ma sto zitto e raccolgo la mia maglia.
"Questo posto è tutto tuo, non entra mai nessuno qua" mi guardo intorno.
Probabilmente dovrei ringraziarlo ma sono uno stronzo e non amo sprecare parole che nemmeno penso quindi me ne sto in silenzio.
"Vado a fare una doccia" lui annuisce e mentre io apro la porta lui mi richiama.
"Andrew" "mh" "pulisci questo garage" "perché dovrei? si sporcherà comunque" ignoro le parole seguenti alla mia frase e entro in casa.
Salgo le scale e entro nel bagno senza bussare, solo dopo aver chiuso la porta dietro di me noto una ragazza appoggiata al lavandino che si sistema la frangetta.
Aggrotto le sopracciglia "tu chi saresti?" "dovrei dirtelo?" "no non mi interessa" mi guarda male e poi esce dal bagno.
chiudo la porta e accendo l'acqua della doccia.
Resto sotto il getto freddo dell'acqua per minuti prima di venire interrotto da qualcuno che bussa alla porta.
"chi cazzo è?" non rispondono e io evito di pensarci fino a quando non sento la porta aprirsi.
"porca troia la privacy in questa casa esiste?" "emh scusa l'interruzione, ma tra poco è pronto il pranzo e gradirei ci fossi anche perché non siamo soli" sbuffo e sto per dire che probabilmente mangio fuori quando lui mi interrompe.
"Se stai per dire che non ci sarai mi dispiace ma non permetto che tu te ne vada, abbiamo apparecchiato anche per te non puoi non venire, vestiti e scendi ti aspettiamo" quando finalmente esce dal bagno tiro un sospiro di sollievo.
Deglutisco quando mi rendo conto che passerò l'intero pomeriggio circondato da persone che non conosco e che non voglio conoscere.
Avvolgo un'asciugamano intorno alla vita e lascio la porta del bagno aperta.
Entro in quella che è attualmente la mia stanza e faccio per togliermi l'asciugamano quando mi rendo conto di quella bambina e della ragazza di prima dentro la mia camera.
"Cristo santo"  la ragazza si volta di scatto e urla.
"Mamma mia eleonor potevi avvertire" "ciao " mi saluta.
Gli faccio cenno di uscire dalla camera e loro lo fanno.
Mi vesto velocemente e scendo le scale guardando il salone con fin troppe persone.
Mi osservano e io faccio lo stesso con loro.
Cazzo ho già voglia di andarmene.
"Andrew finalmente" guardo cristopher e mi appoggio con la spalla allo stipite della porta mentre incrocio le braccia.
"Loro sono amici di famiglia" "piacere" guardo la coppia difronte a me con affianco la ragazza di prima.
Non rispondo e continuo a fissarli.
"Mi ricordo di voi" la donna aggrotta le sopracciglia "ci conosciamo?" "ho un vago ricordo di te che portavi profumi alle mie sorelle" lei mi studia e poi squote la testa "ripetimi il tuo nome" "non te l'ho mai detto" alzo le spalle.
La donna si morde un labbro e pensa a chi io possa essere.
Poi cristopher le si avvicina "Andrew, l'ultima volta che lhai visto avrà avuto cinque anni" la donna mi guarda sorpresa.
"Santo cielo, sei cresciuto, ma quanti anni sono passati?" ripensandoci forse non avrei dovuto dirle che ero io.
"dodici" rispondo con voce piatta, perché a dire la verità di lei ho solo un vago ricordo.
"Che ne dite se andiamo a mangiare?" probabilmente Christopher ha capito che non ho per niente voglia di ricordarmi quel periodo della mia vita e cambia argomento, penso sia la cosa più intelligente che abbia fatto nella sua vita.
Ci sediamo a tavola e quando mi rendo conto che lei non ha per niente voglia di lasciare andare il discorso quasi non la mando a fanculo.
"Quindi cos'è successo in tutto questo tempo che non ci siamo visti?" vorrei dirle che non mi ricordo nemmeno il suo nome e che dovrebbe smetterla di farmi tutte queste domande ma l'unica cosa che faccio è fissare il piatto senza darle una risposta.
"Vedo che non sei cambiato troppo, sei sempre molto silenzioso" forse ha ragione lei ma potrei non parlarle perché non mi va di farlo.
"Andrew" alzo lo sguardo su Christopher "potresti degnarti di fare conversazione e tornare sul pianeta terra?" mi appoggio allo schienale della sedia e incrocio le braccia.
"per quanto mi riguarda ho detto anche troppo" lui alza gli occhi al cielo.
Non ha nessuno diritto di fare l'adulto scocciato con me, non ha nemmeno il diritto di pensare che io possa anche solo rivolgergli la parola educatamente.
Lei continua a fare domande a cui io non rispondo e mi chiedo se prima o poi si stancherà mai.
Quando mi rendi contoche sts per farmene un'altra mi alzo.
"Dove vai?" "a fumare" entro in garage e mi appoggio alla macchina.
Accendo la sigaretta e aspiro il fumo.
L'unico momento di pace della giornata viene interrotto dal mio telefono che suona.
Sto per mettere giù quando mi rendo conto che è mia madre.
In realtà proprio perché è lei sono tentato di lasciarlo squillare a vuoto, ma una voce mi interrompe prima che io possa farlo.
"Non rispondi?" alzo le spalle "a quanto pare" il telefono finisce di suonare e io lo rimetto in tasca.
"Hai da accendere?" lo prendo in mano e lo accendo mentre lei si avvicina con la sigaretta fra le labbra.
"Grazie" scrollo la cenere che si è accumulata sulla sigaretta.
"Non sei un tipo di molte parole" sbuffo, non è che solamente perché sua madre e Christopher sono amici lei e io dobbiamo esserlo.
Alzo gli occhi al cielo e spengo la sigaretta.
Esco dal garage e mi fermo in salone.
"Andrew, dov'eri? non ci si alza da tavola senza il consenso" aggrotto le sopracciglia e guardo male Christopher.
Sto per rispondergli che non prendo ordini da lui e che lo manderei volentieri a fanculo quando il mio telefono vibra.
Lo prendo in mano e guardo il nome di mia madre.
Cazzo, fisso il telefono e ignoro la chiamata.
"Non rispondi?" non hi nemmeno il tempo di formulare parola che Amanda mi chiama.
Non le rispondo so bene che è mia madre che mi sta chiamando dal telefono di am.
"Quanto ancora pensi di continuare a ignorare il mondo intero?" lo guardo male.
Perché tutto d'un tratto ha preso confidenza? scrivo un messaggio a Amanda, lei visualizza e mi chiama.
Mi alzo e esco dalla stanza "Drew, vieni subito a casa di mamma non so cosa, io, io-" "Amanda calmati che cazzo succede" "vieni" corro in casa.
prendo le chiavi dell'auto di cristopher e parto.
Arrivo a casa di mia madre il prima possibile, salgo velocemente le scale e entro dentro, la porta è aperta.
Amanda è seduta sul divano e sua madre è difianco a lei.
Ha gli occhi chiusi e sta sudando.
Cazzo.
"Am, vai via da qua" "no, che cosa succede?" "Amanda vai via" deglutisco.
"fatti venire a prendere e vattene" prendo mia madre e la porto in camera sua.
Chiudo la finestra e guardo mia madre che continua a tenersi lo stomaco  e a sudare.
"Fammi uscire" non le rispondo.
Non è la prima volta che succede, sono abituato a questo ma non mi è mai piaciuto doverlo fare.
Vorrei andarmene perché odio tutto questo ma rimango perché so che probabilmente se la lascio qua da sola andrebbe da lui a sniffare e avrebbe ancora più debiti di quanti già non ha.
L'astinenza è la cosa che ho più odiato di tutta questa merda.
Le urla e le sue parole che cercano di ferirmi in realtà non mi hanno mai toccato, forse perché so che è l'astinenza che le fa dire questo ma forse anche perché non riesci a colpirmi con parole sentite milioni di volte.
Potrei fare la cosa più ovvia, portarla per strada e drogarsi.
All'inizio, le prime volte che era capitato non sopportavo le urla di lei unite a quelle di lui e ho ceduto, gli ho portato la droga dopo giorni in cui l'avevo rinchiusa in camera sua senza farla uscire.
Ho sbagliato a farlo ne sono consapevole ma non ne potevo più ed ero solo un ragazzino che non sapeva che cazzo stava facendo.
Sospiro e continuo a ignorare le sue parole mentre la chiudo in camera sua dopo averle portato da mangiare.
Entro nella mia stanza e alzo lo stereo al massimo cercando di sovrastare le sue urla.
Mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi cantando la mia canzone preferita come se non fosse successo nulla nelle ultime ore.
Come se io non fossi finito in centrale e come se mia madre non fosse dinuovo in astinenza.
Mi passo una mano fra i capelli e mi accendo una sigaretta.
Tutta questa situazione mi ricorda qualche anno fa e mi rendo conto che tutto questo non è mai finito, che la giostra ha continuato a girare senza mai fermarsi.

nel modo in cui brillano le stelle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora