"a casa Hinata"

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il rumore dei miei stessi passi sembrava assordante alle mie orecchie o sarebbe meglio dire al mio cuore.
mi stavo dirigendo a casa del mio migliore amico, Hinata Shoyo, per passare una tranquilla serata fra compagni di squadra, ma ero sicuro che alla fine saremmo finiti a competere persino su chi avrebbe mangiato più riso che sottinteso, ovviamente sarei stato io.

ed ecco che senza neanche accorgermene, ero di fronte casa sua e a pochi centimetri da me, c'era anche il campanello.
deglutire non era mai stato tanto complesso come in quel momento, mi sembrava che la saliva, fosse tutta ad un tratto, diventata di pietra, ma ci riuscii e suonai.

DLIN DLON

mi spaventai quasi di quel suono ma strinsi i pugni e in un sol respiro mi rilassai del tutto.

"ARRIVOOOO"
nell'aria si propagò quest'urlo ma mi sorpresi nel riflettere che quella non era la voce di Hinata, o meglio, non di Shoyo.
la porta si aprì e io dovetti abbassare di un bel po' lo sguardo per vedere il mio simpatico interlocutore: Natsu.
Natsu era una piccola bambina dai capelli arancioni come quelli del fratello maggiore, erano raccolti in delle disordinate codine basse con dei nastri verdi a legarle.
la somiglianza tra i due era incredibile, sopratutto per gli occhi, vispi e spalancati che proprio in quel momento mi scrutavano dalla testa ai piedi.
indossava un maglioncino giallo e dei pantaloncini colorati.

"NIII-SAAAN"
urlò a pieni polmoni la sorella del diretto interessato al grido.
si sentì un breve tonfo e tanti piccoli passi veloci e ripetuti fin quando di fronte a me non mi ritrovai non uno ma ben due Hinata.

indossava la classica felpa bianca che utilizzava sempre per la scuola, a colpirmi particolarmente furono invece dei pantaloncini color rosa con delle paperelle stampate sopra.
erano particolarmente adorabili senza alcun apparente motivo.
mi venne da ridere sommessamente mentre Natsu iniziava ad abbracciare le gambe del fratello come per nascondersi; nel compiere questo gesto però il suo sguardo cadde inevitabilmente sui pantaloni del fratello, appena notati iniziò a dare dei piccoli pugnetti alle ginocchia del più grande e urlare frasi come:
"sono i miei" "ridammeli" "perchè mi rubi le cose"
mentre Shoyo era visibilmente imbarazzato ma anche divertito dalla scena: il tuo alzatore aveva appena scoperto che rubavi i pantaloncini alla tua sorella più piccola e ora, tale sorella, stava reclamando i suoi vestiti di fronte al tuo compagno di squadra.
a ripensarci la scena era alquanto comica.

"Natsu! non ti sei presentata al nostro ospite!" disse quasi con tono di rimprovero, ma era chiaro che fosse solamente un modo per sviare l'attenzione su di lei.
Natsu fece un piccolo broncio rivolto a Shoyo per poi girarsi verso di me, fermarsi un attimo e poi urlare:
"CIAO IO SONO NATSU!"
mi misi a ridere ma mi abbassai e la guardai negli occhi marroni
tesi il braccio verso di lei e cercai di presentarmi
"ciao Natsu, i-io? io sono Kageyama Tobio."
grande entrata in scena devo dire.
alzai la testa per complimentarmi con me stesso della cazzata appena fatta quando sentii un calore espandersi su tutto il mio petto:
Natsu si era adagiata su di me e stava piano piano facendo passare le sue delicate ed esili braccia attraverso le mie in maniera tale da abbracciarmi.

"OHAYO TOBIO NII-CHAN! benvenuto a casa mia"
sentivo il mio cuore sciogliersi dalla dolcezza e feci il mio primo sorriso sincero della giornata.
non so che smorfia avessi fatto ma ad entrambi gli Hinata brillavano gli occhi di gioia.

"ok allora dove mi portate?" chiesi.
Natsu mi prese la mano nella sua e mi condusse dentro casa mentre Hinata mi accompagnava con l'altra mano.
ricordo che i due fratelli mi fecero fare un giro della casa. quest'ultima si sviluppava su due piani:
al piano di sotto c'erano la cucina e il salotto uniti da un ampio corridoio, nel mezzo c'era l'ingresso dal quale ero entrato da poco. al piano di sopra, invece, si trovavano tutte le camere da letto e alla fine del corridoio un piccolo bagno, poi un ripostiglio pieno di vecchi oggetti, quei classici strumenti che metti da parte per buttarli un giorno ma poi il legame affettivo diventa tale da non riuscire a liberartene e finisce che l'utilità di quelle cose svanisce e rimani solo con una stanza piena di ricordi.
qua e là erano sparsi dei vasi bianchi pieni di piante di ogni tipo, appesi ai muri, quadri che ritraevano varie fasi della vita di Shoyo e Natsu, insieme a loro ogni tanto c'era anche un uomo, che, per somiglianza, deduco fosse il padre dei due.

ricordo anche un particolare odore che mi invase le narici non appena entrato in casa: era odore di mandarini, infatti li trovai lì sul tavolo della cucina a fare la loro bella figura oltre che a dare un bel tocco di colore.
non ricordo bene come mai, ma sono sicuro che piuttosto che entrare in camera di Shoyo, entrammo in quella di Natsu.

la sua camera credo sia una delle più bambinesche che io abbia mai visto.
tutte le pareti erano tappezzate da disegni fatti con pastelli colorati e ritraevano sempre gli stessi soggetti: lei e il fratellone.
il lampadario era una paperella gialla con dettagli rosa e il letto era gigante, aveva l'aria di essere molto soffice ed era pieno zeppo di cuscini:
a forma di stella, unicorni, cuori, arcobaleni; il tutto ovviamente sui toni pastello di ogni colore.
la camera era illuminata da una luce soffusa arancione.

era accogliente, non si poteva descrivere in altro modo.
finito il tour iniziava la vera impresa: sopravvivere per una serata intera lì, da solo, con Shoyo;
non che fosse la prima volta: era molto frequente infatti, che finite le lezioni restassimo in palestra a provare nuove azioni o nuove combo, oppure passare la ricreazione da soli in cortile con le giacche delle uniformi a terra e una palla che rimbalzava dalle mie alle sue mani.
il problema non era tanto restare solo con lui, era piuttosto l'essere nel suo pieno territorio:
la scuola è un territorio neutrale, nessuno dei due la conosce più dell'altro, non c'è nessuno di parte;
qui, io ero in netta minoranza e lui decisamente in vantaggio, c'era la sorella e la madre, conosceva bene ogni centimetro di quello spazio.
insomma ero fottuto, detto in brevi termini.

𝘀𝗵𝗼𝘄 𝗺𝗲 𝘆𝗼𝘂𝗿 𝗹𝗼𝘃𝗲 [kagehina]Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin