22. Equilibrio

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Lavoro spesso fuori dal mio studio. Mi piace perché posso confrontarmi con ambienti e persone diverse. Per fare fotografia è importante sapersi adattare bene alle varie situazioni. E ci sono sempre infinite variabili che potrebbero fare la differenza; a partire dalla luce. Infatti, in questo caso non serve nemmeno cambiare luogo, perché, se si considerano due istanti presi in due momenti diversi della giornata, quella foto non verrà mai uguale, pur mantenendo la stessa angolazione.

Quindi, in sostanza, allontanarmi dallo studio, significa introdurre nuove variabili di cambiamento. A me il cambiamento piace, ma non oggi.

Oggi il mio studio mi manca. Vorrei essere tra quelle quattro mura per sentirmi sicura, ma riflettendoci bene... ci potrebbe mai essere qualcosa in grado di calmarmi, oggi?

Sono talmente agitata che non stata neanche in grado di fare colazione; maledetta la mia ansia, maledetto il mio stomaco chiuso, maledetta la mia nausea. E pensare che ho cercato di svegliarmi presto apposta, in modo da fare le mie cose con calma e non mettermi addosso pressioni unitili. Sono dovuta andare al negozio per recuperare l'attrezzatura che mi sarebbe servita più tardi, inoltre ho dovuto considerare più tempo, perché Maranello dista circa un'ora di macchina da casa mia; non ho intenzione di arrivare in ritardo. Ma non credo che questo capiterà, dopotutto l'appuntamento è fissato per le 10:30 — i soliti orari a misura di pilota. Sì, pilota che, a detta di mio padre, doveva riposare perché era tornato ieri da Monaco.

Vorrei sapere se anche a me avrebbe posticipato un appuntamento di un'ora e mezza. Qualcosa mi dice di no, ma posso sempre sbagliare. Tanto lo sanno tutti ormai; papà farebbe qualsiasi cosa per Charles.

Anche oggi si preannuncia una giornata caldissima; ma è così che deve essere a metà luglio. In macchina cerco di distrarmi, concentrandomi esclusivamente sulla strada. Sono contenta di essere venuta con la mia macchina, così almeno avrei avuto questo tempo per me. Non che un'ora sia molta per ritrovare me stessa, ma è pur sempre qualcosa. Ho bisogno di stare da sola con i miei pensieri per accettare le piccole debolezze nascoste nel mio carattere. Tutti ne abbiamo qualcuna; io ci faccio spesso i conti, perché mi costa ammettere che non posso affrontare tutto direttamente a testa alta. Che poi magari non è detto, poi magari lo affronterò a testa alta, ma non senza preoccupazioni.

E le preoccupazioni, a mio vedere, sono debolezze.

Mi è sempre piaciuto guidare in collina, cioè non sempre. Ricordo che era una delle cose che mi terrorizzava di più, quando dovevo prendere la patente, ma poi si è rivelato molto meno difficile del previsto. È curioso pensare a tutti i momenti che in passato mi hanno creato ansie o preoccupazioni, che mi hanno fatta sentire debole, semplicemente perché non riuscivo ad essere serena come volevo.

Ma devo concedermelo ogni tanto di essere debole; di provare qualche sentimento al di fuori di quelli che che io considero 'normali'. Posso concedermi anche di essere agitata, di sentirmi diversa dal solito. Ciò nonostante, vorrei che questo momento fosse uno di quelli, quelli che un tempo alla fine si sono rivelati quasi delle sciocchezze, paragonati a quello che c'era dentro di me. Lo sarà davvero? Andrà tutto bene?

Per quanto io stia cercando di distrarmi, è difficile non pensarci. E più mi rendo conto di non riuscire a fare un reset mentale, più mi sento incapace.

Dai Chiara, pensa ad altro.

Ma non ci riesco. Già immagino l'imbarazzo che avrò quando lo vedrò, quando vedrò Charles. Quando saremo di nuovo faccia a faccia e i ricordi di quello che è successo riaffioreranno alla superficie della mia mente, come se fossero dei galleggianti che a fondo non ci riescono a stare.

Come ha fatto Charles a non essere imbarazzato quella sera? Magari sono stata io a non notarlo, ma mi è sembrato quasi che sia stato più lui a cercarmi. A cercare tutto questo.

Momentum || Charles LeclercWhere stories live. Discover now