7. Abitudini e curiosità

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Rimango ferma immobile ad osservare la scena davanti a me, finché non sento l'obbiettivo premere contro la mia guancia.

Sto sorridendo.

Ma perché cazzo sto sorridendo?

Alla fine scatto lo stesso un paio di foto; Charles non si è mosso di un millimetro, nemmeno ora che suppongo abbia capito che mi sono accorta della sua presenza. Poi all'improvviso lui sposta il suo volto di lato: ora mi sta guardando dritta nell'obbiettivo, sorridendomi come ad invitarmi a scattargli altre foto.

Abbasso la macchina fotografica e alzo la voce per farmi sentire «Scusa, potresti spostarti? Mi copri la visuale sulla Luna.»

Charles non dice niente, ma si sposta alla mia sinistra, consentendomi di riprovare a scattare la foto. Ma non faccio in tempo ad impostare di nuovo la macchina fotografica, che una mano sfiora la mia; proprio quella che stava reggendo l'obbiettivo.

«Ti ho seguita fin qui e l'unica cosa che mi dici è di farmi da parte perché devi scattare una stupida foto?» Mi domanda Charles con fare provocatorio.

Io sospiro, tentando di mantenere la calma, poi rispondo «Per prima cosa, le mie foto non sono stupide, seconda cosa, non mi interessa se mi hai seguito fin qui, una parte di me sapeva fin dall'inizio che saresti venuto. Dimmi, sei stato scoperto e ti ha mandato mio padre, oppure l'hai fatto di tua iniziativa?»

Lui inarca un sopracciglio e sorride di nuovo.

Dio cristo, gli tirerei un pugno in faccia, anche se non so bene il perché.

Calmati Chiara, se gli fai del male, tuo padre se la prenderà con te, mi dico io. Prendo un altro respiro profondo e aspetto che mi risponda.

«Sarò sincero. Ti ho seguita di mia spontanea volontà. Insomma, mi hai detto di non preoccuparmi, ma mi sarei sentito in colpa se ti fosse successo qualcosa e-»

Non lo lascio finire e lo interrompo subito «Ti ringrazio per il disturbo, ma non era assolutamente necessario. Magari tu non lo sai, perché non mi conosci tanto bene quanto credi, ma detesto le persone curiose.» Gli dico io, guardandolo in faccia. Non so perché, ho sempre la tendenza a cercare gli occhi delle persone quando parlo. Lo faccio così, spontaneamente; anche adesso che c'è buio.

E' come se rivolgessi la più completa attenzione alla persona quale sto parlando, anche se a volte sono anche piuttosto distratta. Ma questa volta non ho distrazioni, o meglio, è Charles stesso la mia distrazione.

Lui non si avvicina, né prova di nuovo a sfiorarmi. Sta semplicemente al suo posto e apre la bocca per parlare, anche se per alcuni istanti non dice niente, ma poi finalmente sembra trovare finalmente le parole «Iooo- iooo- nnooon intendevo... disturbarti. Scusami Chiara, scusami, ti prego. Ok lo ammetto, sono curioso, sono... dannatamente curioso nei tuoi confronti, non lo so perché, probabilmente sarà tuo padre che, nei momenti più difficili, mi parla di te. Sembra che lo faccia apposta, io non lo so, ma quando lo fa, io mi calmo. Smetto di pensare ai miei problemi e ti immagino in uno studio a scattare fotografie. E' una cosa che mi calma estremamente anche se non ne so bene il motivo. Ti ho seguita anche perché magari potrei avere l'occasione di conoscerti meglio, in fin dei conti l'hai detto tu stessa che non ci conosciamo molto. C'è questo odore di cibo nell'aria e io non ho cenato. Ho una fame terribile, mi accompagni a mangiare qualcosa?» Mi chiede infine lui.

Io cerco di nuovo i suoi occhi, il suo sorrisino è sparito, ma gli angoli della sua bocca sono comunque lievemente rivolti all'insù.

Potrei dire che sto aspettando il mio fidanzato, anche se sarebbe una bugia, ma quantomeno servirebbe per farlo andare via. Potrei inventarmi qualunque scusa per sbarazzarmi di lui, ma le sue parole mi hanno colpita. Davvero si calma sentendo parlare di me? In che modo è possibile una cosa del genere?

Momentum || Charles LeclercWhere stories live. Discover now