15. «Questa è la verità»

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Sono sulla terrazza di casa mia; è buio e davanti a me vedo il porto di Monaco con le sue barche quasi immobili, dove l'unico movimento è dato dalle luci riflesse sul mare che traballano in direzione del vento. Il mare è insolitamente calmo.

Improvvisamente mi sento mancare l'aria. Non so perché, probabilmente sarà per via dei pensieri che ho in testa e che non riesco più a reprimere, così mi avvicino alla ringhiera per avere un appoggio più solido.

Chiudo gli occhi; il movimento delle luci in lontananza mi sta facendo venire la nausea.

Devo trovare il modo di calmarmi.

Forse non sono i pensieri, forse ho solo mangiato troppo o semplicemente questa sera il pesce non era fresco. Strano però, non mi era mai capitato.

Provo a respirare regolarmente e per un attimo sembro aver recuperato un po' di lucidità, ma poi sento chiamare il mio nome.

«Charles!»

E' un'esclamazione, tuttavia il tono di voce usato dalla ragazza è piuttosto basso. Credo di aver aver avuto un'allucinazione, o quantomeno di essermi confuso, ma scopro subito che non è così.

La ragazza mi chiama di nuovo «Charlesss!» Questa volta, il suo tono di voce più alto e l'ultima consonante accentuata, mi fanno riaprire gli occhi.

Non mi sbagliavo.

Ma che ci fa lei qui?

Sento il panico assalirmi, prima lentamente, poi tutto in una volta, come un'onda che si avvicina alla spiaggia e poi finisce per spazzare via tutto.

«G-giada?» Domando io sorpreso.

Io la guardo stupito; sono ad una decina di metri da lei e posso notare che non è cambiata gran ché. Ha sempre i soliti capelli biondi, forse un po' più lunghi del solito, ma più o meno sono sempre uguali.

Intanto la mia testa continua a girare, sono confuso e faccio perfino fatica a concentrarmi sul suo volto.

Vorrei sapere come sta.

«Beh Charles, che posso dire? Mi riconosci ancora, sono sollevata da questo.» Dice lei con sarcasmo. Aspetto che dica altro, ma segue soltanto silenzio. In lontananza si sente una barca fare ingresso nel porto; questa cosa mi deconcentra un attimo — o forse sono io che voglio portare la mia attenzione altrove — però torno con gli occhi sulla mia terrazza, ignorando sempre quel desiderio di vomitare, che ormai si fa sempre più necessario.

Il silenzio viene rotto, non da parole, ma da un pianto.

Giada inizia a piangere.

«No, Charles, stai lontano da me!» Urla lei, facendo risuonare le sue parole dappertutto. Rimango fermo dove sono; avevo mosso qualche passo nella sua direzione, perciò ora mi trovo un po' più vicino a lei.

«Perché sei qui?»Domando io confuso.

Questa sera c'era Charlotte con me, non Giada. Dov'è Charlotte?

Ci sono un paio di luci sulla mia terrazza che mi consentono di vedere meglio. Appena Giada si toglie le mani dagli occhi, vedo che sono rossi. Ma non è il fatto che siano rossi a preoccuparmi — è vero, sono rossi, molto rossi — è il fatto che le sue pupille siano dilatate; così grandi, da far sparire quasi completamente le sue iridi scure.

«L'hai... l'hai fatto di nuovo?» Domando io, mentre la paura ormai ha già preso il controllo di me. Cerco di respirare in modo regolare, ma non ci riesco. Ho il cuore che mi batte così forte che respiro aiutandomi con la bocca. Mi sento mancare l'ossigeno; forse presto potrei fare fatica perfino a reggermi in piedi.

Momentum || Charles LeclercWhere stories live. Discover now