12.

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Oggi inizia ufficialmente la preparazione per la prima puntata del serale. Ieri sera qui in casetta ci sono stati grandi festeggiamenti, poiché tutti quanti siamo riusciti a conquistare la maglia dorata.

Tanta adrenalina e anche (ahimè) tante preoccupazioni sono ormai intrinseche nelle menti di tutti noi.

Rientrata da una giornata estenuante di lezioni corro subito in bagno per farmi una doccia rilassante e, indossato un abbigliamento un po' più comodo, raggiungo la sala delle gradinate.

Luigi è al piano a provare qualche brano, io semplicemente mi siedo con il Macbook sulle gambe per poter revisionare le coreografie che ho provato oggi: sto prendendo il vizio di registrarmi mentre ballo in sala 5 (ovviamente col permesso della produzione) in modo da poter vedere cosa va e cosa no.

<<"Passa 'o tiempo e che fa
Tutto cresce e se ne va
Passa 'o tiempo e po' nun te cride cchiù
Voglio 'o sole
Pe' m'asciutt
Voglio n'ora
Pe' m'arricurdà">> la voce di luigi si fa spazio nella stanza e non posso far altro se non restare completamente sbalordita dalla facilità con cui riesce bene in tutto: suonare ogni strumento, non sbagliare una parola di un testo o mezza nota. Sembrano cose scontate, ma mi lasciano comunque col fiato sospeso.

<<"Alleria, pe' 'nu mumento te vuò scurdà
Che hai bisogno d'alleria
Quant'e sufferto 'o ssape sul Dio
E saglie 'a voglia d'alluccà
Ca nun c'azzicche niente tu
Vulive sulamente da'
Ma l'alleria se ne va">> quando riprende a cantare dopo una breve parte strumentale canticchio anche io sottovoce qualche parola del brano.

Si interrompe dopo poco, ma io continuo a riguardare i miei video come se fossi da sola.

<<Hai una bella voce, potresti cantare>> inizia lui la conversazione alzando lo sguardo dai tasti bianchi e portandolo sulla mia figura.

<<E tu parli davvero bene napoletano per essere di Lamezia Terme>> affermo fortemente stupita, alzando anche io oo sguardo dallo schermo del computer e portandolo verso di lui.

<<Mio padre è napoletano, mamma è calabrese. Sono un cinquanta e cinquanta>> risponde.

<<Davvero? Ti prego che bello>> sono effettivamente stupita, non ne avevo idea.

<<Sfatato il mito. Tu invece perché canti così Bene?>> spengo momentaneamente il computer poggiandolo a lato, avvicinandomi a Luigi.

<<"Così bene" è un'esagerazione, però quando ero piccola per un tot di tempo ho fatto musical, quindi ho preso qualche lezione. Senza alcun impegno però, niente di serio>> spiego, sfatando anche il mio di mito.

<<Capito...che guardavi?>> mi domanda indicando il computer momentaneamente spento.

<<Qualche coreografia che mi è stata assegnata, ne ho già imparate 3 oggi. C'è un lavoro immane da fare, bisogna muoversi. Tu hai iniziato già?>>.

<<Questa è una di quelle da portare>> dice riferendosi ad "Alleria" di Pino Daniele che cantava poco fa.

<<Sarà magnifica fatta in puntata>> commento.

E poi silenzio.

<<Non ti piace tanto parlare di te, sbaglio?>> azzardo, sedendomi poi accanto a lui davanti al pianoforte.

<<Preferisco ascoltare e far parlare gli altri: ho il dono di far aprire chiunque>> semplicemente annuisco.

<<Addirittura...come piano B hai fare lo psicologo?>>.

<<Non c'è piano B, farò questo anche solo per i gatti per strada>> afferma convinto.

<<Posso essere uno di quei gatti allora? Tanto se fallisco ci vado a ballare per strada>>.

<<Non fallirai, neanche per sbaglio>>.

<<Devo ridarti gli occhiali, ieri mi sono dimenticata. Vado a prenderteli, li ho in camera>> non aspetto risposta e subito vado in camera a riprenderli. Con la mente che ho già so che me ne sarei dimenticata e che non li avrebbe avuti in caso ne avesse avuto bisogno.

In camera trovo Albe e Serena nel letto di quest'ultima.

<<Perdonatemi, prendo una cosa e vi lascio da soli>> dico leggermente dispiaciuta per averli interrotti (qualunque cosa stessero facendo).

<<Ma di che amore, vai tranquilla>> mi risponde sere, sempre un sacco carina con me.

Recupero gli occhiali, ma prima che io possa uscire la voce di Albe mi ferma.

<<Vitty>> mi chiama il cantante.

<<Dimmi>> resto sulla soglia.

<<Ma sei sicura che con Gigi è solo amicizia?>> mi domanda indicando poi gli occhiali del ragazzo in questione nella mia mano.

Rido sotto i baffi e, indossando in testa gli occhiali bianchi, me ne vado lasciandolo senza risposta, mentre lui continua a chiamarmi e sere gli dice di smetterla.

Arrivata nella sala delle gradinate noto Lu col mio computer sulle gambe.

<<Guarda che questa è violazione della privacy Strangis, potrei denunciarti>> lo raggiungo velocemente sull'ultimo gradino.

Mi siedo accanto a lui e guardo lo schermo: un video di me che ballo al San Carlo.

<<Non ci capisco niente di danza, ma quando balli tu mi incanto...davvero. Splendi, letteralmente>> sorrido senza neanche pensarci e sento il suo sguardo addosso, ma forse per vergogna non mi giro (tendo ad arrossire alquanto facilmente).

<<E mi piace quando arrossisci, specie se per qualcosa che ti dico io>> muove la testa e la porta vicino al mio viso in modo che lo guardi in faccia, cosa che stavo evitando di fare.

Chiudo gli occhi e rido nuovamente. Quando li riapro trovo lui a fare lo stesso.

<<Hai un bel sorriso>> dico senza pensarci troppo.

<<No, non è vero>>.

<<E sei un cretino>>.

<<Quello assolutamente si>>.

Restiamo fermi a guardarci per quelli che mi sembrano minuti interminabili, poi ricordo di avere i suoi occhiali in testa, così decido di metterli sul suo di capo.

<<Avevo dimenticato di darteli...di nuovo>> lui resta semplicemente a guardarmi.

<<Uagliu, se magari ci diamo una mossa con questo bacio, che avrei da fare. Non voglio perdermi la scena, quindi acceleriamo magari su>> entrambi ci giriamo verso l'entrata della stanza e notiamo Luca poggiato allo stipite della porta.

Senza neanche parlare Luigi prende il primo cuscino che gli capita sotto mano e glielo lancia, ma il cantante napoletano riesce a schivarlo alla perfezione, lasciandoci poi di nuovo da soli.

Nessuno dei due spiccica più una parola, quindi semplicemente riprendo il mio computer per continuare a guardare le coreografie, mentre Luigi torna in camera sua come se nulla fosse successo.

Come nelle canzoni -Luigi StrangisWhere stories live. Discover now