Luna nera. Di origini, clan e... sangue

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11 (одиннадцать)



Lasciarla andare.

Anche se non volevo, la dovevo lasciare andare dai suoi simili, dalla sua gente perché era giusto così. E quando mi ero svegliato quella mattina e l'avevo guardata, sapevo cosa fare.

Quel pomeriggio ero nel giardino con lei e la vedevo apatica, la sua tristezza riverberava attraverso l'imprinting. "Capisco se vuoi andartene. So che hai nostalgia e vuoi saperne di più su chi sei realmente..." "Davvero mi lasceresti andare?"

"No, non farlo, non voglio!"

"No. Ma so che è giusto per te. Ti hanno sempre negato una vita, hanno sempre deciso per te. È ora che tu decida per te stessa..." mi guardi, hai gli occhi lucidi "Faresti questo per me?" "Sì" "Va bene, e tu?" "So che tornerai da me, vero Bestiolina?" quegli occhi lucidi scoppiarono in lacrime che rotolarono giù lungo le guance.

Sotto le piante del patio la bacio così forte che lei deve aggrapparsi alle mie spalle per non essere travolta. Piange la mia bellissima Eve, piange e piango anch'io ma nessuno li può vederci. Il nostro giardino segreto sa custodire ogni cosa: dai segreti, all'amore appena nato tra due persone completamente diverse ma dalle anime così simili. Perché l'amavo. Che gli Dei mi siamo testimoni, amavo questo piccolo ciclone elfico.

**

Noah venne a prendermi due giorni dopo. Noah, mio padre. Faceva uno strano effetto dirlo ma era così, solo che mi sarà difficile chiamarlo in quel modo. Passiamo dal mondo in cui ero a un altro con uno schiocco di dita. Questo è il reame elfico che esiste su un altro piano dell'esistenza, come se fosse un'altra dimensione, lo ascolto e continuo a guardare tutto quello che mi circondava.

"Ci siamo nascosti dopo le guerre per evitare altri problemi ma da quello che ho visto, lupi e vampiri continuano a farsi la guerra tra di loro..." "Sono razze nemiche da sempre e parecchio orgogliose... Noah. Penso che se gli Elfi tornassero, tutto andrebbe per il meglio..." "Non voglio più averci niente a che fare con i clan dei lupi e la Gilda dei vampiri. In più sono nella mafia russa, è troppo anche per me..."

Il posto era bellissimo, tutti quelli che mi vedevano si inchinavano o piangevano di felicità ricordandomi che ero l'erede di BlackOak. Conoscere di più su chi sono davvero anche se il mio cuore è diviso a metà. Una pare vorrebbe restare li per sempre, mentre l'altra, vorrebbe correre da lui e dirgli quanto è pieno di se, quanto è bello e quanto io lo ami. Mentre ero sola nella mia camera al palazzo, porto una mano alla bocca sentendo il rossore salirmi alle guance.

Lo amo.

Quando hai la consapevolezza di amare qualcuno, niente sarà più come prima. Amo un Pahkan integerrimo, maniaco dell'ordine con velleità da dominatore. Un'Alpha rovente come l'inferno.

Lo amo.

**

Un mese dopo

I Pahkan avrebbero voluto vedere la prova del mio legame con lei che avrebbe condiviso il potere con me. Ma lei ancora non era tornata e non sapevo se sarebbe mai tornata. Quando rientro dal mio giro di perlustrazione nei boschi sotto forma di lupo, sono mezzo nudo, in mano tengo la felpa e mi blocco nel vestibolo. Il suo odore. No, non sono diventato pazzo, lei è qui. "Ciao, Musone..." mi corri incontro saltandomi in braccio, espiro sorridendo.

Lei è qui, lei è qui con me.

"Il mio posto è qui, con te"

La bacio senza darle il tempo di parlare, mi era mancata come l'acqua nel deserto. Quando le facci riprendere fiato, le mie mani indugiano sul suo viso per capire se era reale o meno. Lei è qui. Viva. Reale. Palpabile.

Nella tana del lupo - I lupi della KamchatkaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora