Capitolo 3 - Ritorno

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Il castello di Lodgewood apparve in lontananza: una struttura imponente e austera che dominava la valle nello stesso modo in cui avevano fatto i Mortain nel corso dei secoli.

Il sole stava tramontando fra le colline dietro di esso e creava giochi di ombre dalle strane forme, che davano all'antica abbazia un'atmosfera mistica, quasi... magica.

Campi coltivati lo separavano da quel luogo, che d'ora in avanti avrebbe dovuto reimparare a chiamare casa.

Mai avrebbe pensato di tornare. 

Aveva giurato a sé stesso che per nessuna ragione avrebbe rimesso piede su suolo inglese, che una volta morto suo padre avrebbe rinunciato al titolo di Visconte in favore di Jamie, eppure eccolo lì: fermo sulla collina e incapace di compiere l'ultimo tratto di strada.

Se soltanto avesse avuto un'altra possibilità.

Se soltanto i servizi segreti britannici non gli avessero dato il ben servito, ora non si troverebbe in quella situazione. Ma cos'altro poteva fare, se non tornare?

"Non lasciare che soffrano" erano state le ultime parole del suo amico Henry. "Loro ti aiuteranno a superare tutto questo. Giurami che tornerai e dimenticherai tutto".

Quella maledetta promessa. 

Già una volta non era riuscito a mantenerla e Dio solo sapeva quanto si fosse sforzato, quanto avesse provato ad andare oltre.

Non ne era stato capace.

Dopo la guerra e quanto vissuto sul campo di battaglia di Waterloo, stare in società per lui era diventato impossibile. Li aveva detestati tutti, dal primo all'ultimo: quei nobili pomposi i cui unici pensieri erano la caccia, i matrimoni, i balli e le pièces teatrali. Come se quegli anni e quel maledetto giorno non si fossero portati via migliaia di giovani facendoli morire nei modi più atroci. 

Avrebbero ancora trovato la forza di ridere, se come lui avessero visto cavalli sgozzati e squartati dalle baionette? Avrebbero continuato a fare scommesse insignificanti da White's e letto giornali scandalistici, se si fossero trovati sotto bombardamento e con le palle di cannone che facevano esplodere gli uomini maciullandoli?

In neanche due mesi se ne era andato. Era scappato da quel ridicolo mondo che pareva vivere in una bolla di sapone, preferendo la solitudine e la fatica di una vita nelle piantagioni in Giamaica.

Poi, per un caso fortuito, gli era stato proposto di entrare nei servizi segreti: viaggiare di Paese in Paese sotto le spoglie di diplomatico, affiancando gli ambasciatori e facendo in modo che gli accordi presi al Congresso di Vienna venissero rispettati, gli era sembrata una scelta più allettante rispetto alla coltivazione dello zucchero e così, per tutti gli ultimi dieci anni, era stato ben felice di contribuire al mantenimento della pace. 

Ora, però, anche loro lo avevano abbandonato. E per cosa? Perché la ferita al ginocchio procuratosi a Waterloo iniziava a dargli seri problemi, e una spia non poteva permettersi di andare in giro zoppicando. Come avrebbero altrimenti giustificato la morte di un futuro Visconte, qualora gli fosse capitato qualcosa a causa della sua menomazione?

«Al Diavolo, ma perché fa così freddo qui?» imprecò Daniel, suo migliore amico e partner d'azione. Anzi, ex partner ormai e ora convertito a ossequioso valletto. 

«Credevo che dopo i cinque anni passati a San Pietroburgo, ti fossi fatto la pelle» rispose John sovrappensiero.

«Non mi è mai piaciuto il freddo. Infatti, ho sempre preferito la calura dell'India.»

«Diciamo che ne preferivi le concubine.»

«Non so, anche le ballerine russe non erano male, così flessuose e beneducate... di certo sapevano cosa piace agli uomini. In ogni caso, credo sia tempo di andare: a furia di stare fermo, il povero cocchiere si sarà congelato e mi ha detto che per il servizio giornaliero ci prenderà una corona, praticamente un furto!» esclamò, cercando di spronarlo.

Un visconte all'improvvisoUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum