Capitolo 6 - Una piccola vendetta

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A Camille faceva male il braccio per il troppo scrivere. Era arrivata alla quinta pagina e non aveva ancora finito.

Le lettere dall'Italia e viceversa impiegavano settimane ad arrivare, di conseguenza sia lei che Heather scrivevano il più possibile, facendo resoconti dettagliati del tempo trascorso. Ovviamente erano quelle della sorella le più corpose, siccome le sue giornate erano molto meno entusiasmanti e povere di grandi avvenimenti. Quel particolare giorno, però, anche Camille aveva un bel po' di cose da dire, e rileggendo le ultime due pagine si chiese se forse non avesse esagerato. Dopotutto, con Heather c'era Jamie, e sentir parlare tanto male del fratello avrebbe potuto indispettirlo.

Ripensandoci però no. Era giusto sapesse quanto maleducato fosse.

Sbuffò nervosa.

Mai, in tutta la sua vita, era stata trattata in modo così sgarbato. Ed era anche evidente che si divertiva molto a infastidirla e a trattarla come una sempliciotta priva di giudizio, ma quello che le faceva contorcere le viscere era il fatto che la lasciava sempre senza parole. Nei loro brevi dibattiti era riuscito ad averla sempre vinta, mentre lei si ritrovava con le spalle al muro. Niente. Muta come un pesce e incapace di controbattere.

Detestava chi la metteva in quelle situazioni, perché era come se avesse torto... ed era ovvio che non fosse così.

Per esempio, tornando al discorso dei libertini, chi gli assicurava che sarebbe capitolata alla prima lusinga? Se così fosse stato, si sarebbe sposata alla sua prima stagione. Invece si trovava a  miglia e miglia da Londra, sola e prossima a diventare zitella. 

L'unica volta che aveva ceduto alla corte di un uomo era stato durante un fugace incontro con sir Malcolm Bennett, finito ancor prima di iniziare grazie a sua sorella. Ed era ovvio che lo aveva seguito sulla terrazza solo per sapere cosa si provasse a essere baciata. Non era una stupida come John amava credere, ed era anche consapevole della reputazione di Malcolm. Il fatto che avesse scelto lui era perché convita che baciare un libertino fosse più emozionante rispetto a un semplice gentiluomo. Le signore li definivano più esperti e dato voleva che quel momento fosse perfetto, meglio affidarsi a chi sapeva cosa stava facendo.

"E pensare che ero così emozionata all'idea di conoscere John, ora invece vorrei non fosse mai tornato! Ha una così bassa opinione di me, di quello che sono e del mio modo di pensare che da quando è arrivato non fa altro che sminuirmi e farmi sentire una sciocca. È assolutamente tedioso e irritante! E credimi se ti dico che non ho fatto alcunché per meritarmi un trattamento simile. Sembra avermi giudicata ancor prima di conoscermi.

E vuoi saperne di più? Per un momento ho pensato fosse addirittura affascinante!

Oh, Heather, come vorrei che fossi qui... ti prego torna presto, non credo di poter resistere ancora per molto senza il tuo supporto."

Finì la lettera con quelle esatte parole, con la speranza che Heather avesse pietà di lei e decidesse sul serio di tornare. 

Ne dubitava. 

Dopo quasi un anno in cui aveva ignorato le sue domande non si faceva illusioni, ma chi poteva saperlo... magari era la volta buona. E allora sì che l'avrebbe fatta sentire in colpa! Se si aspettava abbracci e lacrime di commozione si sbagliava di grosso. Non le avrebbe parlato per almeno tre giorni, poi si sarebbe lamentata per altri quattro e, forse, dopo un'altra settimana, sarebbe tornata a rivolgerle la parola per più di un minuto senza risultare antipatica.

Il bussare della porta la fece sobbalzare e tornare in sé. Guardò il piccolo orologio sullo scrittoio e... già le tre del pomeriggio? Chi poteva essere che veniva a disturbarla?

Un visconte all'improvvisoWhere stories live. Discover now