Capitolo 4 - Aspettativa

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Quella sera, prima di presentarsi per la cena, Camille consumò la sua immagine davanti allo specchio.

Naturalmente era perché le avevano insegnato che in vista di una cena con ospiti bisognava essere sempre in ordine ed eleganti, nulla c'entrava il fatto che John Mortain fosse uno degli uomini più affascinanti che avesse mai visto. E a Londra di uomini affascinanti e belli come un sogno ce n'erano parecchi. Lui, però, non era paragonabile a nessuno di essi.

Il ritratto nel salone sul quale molte volte si era soffermata insieme al Visconte, non gli rendeva affatto giustizia. Per prima cosa, il pittore aveva disegnato il suo naso molto più dritto di quanto non fosse, la mascella più squadrata e le labbra sottili. Tutti tratti che lo facevano sembrare la copia esatta del vecchio Mortain, ma in realtà i lineamenti erano meno marcati e più piacevoli alla vista. Anche nei folti capelli bruni non c'era traccia di striature bianche, tantomeno di calvizie, e nonostante i suoi trentaquattro anni, le uniche rughe che aveva erano quelle dovute alla fronte corrucciata.

Era rimasta stupita anche nel constatare che era vestito secondo gli standard di moda del ton descritti nella rubrica mensile di Madame Latouche, la proprietaria esclusiva della boutique Latouche, il negozio nel quale ogni giovane donna che se lo poteva permettere faceva confezionare i nuovi abiti per la stagione. Era quella donna a dettare ogni anno le nuove regole riguardo la moda ed era tenuta in alta considerazione da tutta la buona società.

Comunque, non che si aspettasse di vedere arrivare un mezzo derelitto, ma visto lo scarso interesse del Visconte per Londra e tutto ciò che da essa derivava, trovarsi il figlio vestito di tutto punto in un abito di satin blu e senza traccia di panciotto di lana l'aveva lasciata di stucco.

L'unica pecca che rovinava l'insieme, era il bastone che si portava appresso e il suo leggero zoppicare. Il Visconte le aveva detto che era accaduto durante la battaglia di Waterloo: una palla di cannone era esplosa e le schegge di legno gli si erano conficcate nella gamba. Era stato un miracolo che si fosse salvato e che fossero riusciti a salvargli l'arto, per cui si impose di non farci troppo caso. Senza dubbio non amava che gliela si fissasse e inoltre lo riteneva un dettaglio di poco conto, quando tutto il resto era pressoché perfetto.

Le era dispiaciuto solo il modo in cui le aveva parlato. Certo era consapevole che da un Mortain non ci fosse da aspettarsi cordialità e gentilezza. Dopo i mesi passati accanto al Visconte e alla Baronessa, se John si fosse presentato tutto sorrisi e buona creanza avrebbe temuto di trovarsi di fronte a un sosia... eppure iniziava a essere stanca di tutta quella maleducazione.

«Ecco fatto, signorina, siete pronta» esclamò Jane, cercando senza successo di rimettere un ricciolo ribelle nell'acconciatura.

Camille si rimirò ancora una volta allo specchio, osservando le sue guance piene e in un attimo ripensò di nuovo a John. 

Ecco un'altra cosa che l'aveva lasciata senza parole: il suo fisico asciutto e muscoloso. Senza dubbio era merito della vita nella piantagione, perché erano in pochi quegli uomini che alla sua età potevano vantare un fisico del genere. Solo gli atleti lo avevano, pugili per lo più, mentre di solito, superati i trent'anni, gli uomini di città si lasciavano andare agli eccessi.

Non perse altro tempo.

Veloce attraversò il corridoio e scese la scalinata che dalle stanze private portava a quelle comuni: passò per il salottino e, dopo aver fatto un respiro profondo, entrò nella sala da pranzo.

Padre, figlio e Baronessa erano già seduti al tavolo. Vincent e lady Shaw si limitarono a un cenno di saluto, troppo presi a raccontare gli avvenimenti degli ultimi dieci anni, John invece la guardò... e come la guardò.

Un visconte all'improvvisoWhere stories live. Discover now