capitolo 15

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“Cosa vorresti fare?” mi domandò Gabriel, dandomi un bacio sulla guancia.

“Bho, cosa facevate quando venivate qui?” guardai sia Gabriel che Jack.

“Nascondino, giocavamo con le freccette, monopoli..” Jack incominciò ad elencare una serie di giochi.

“Nascondinooooo!” urlò Denisa, saltellando e battendo le mani. Oggi era davvero impazzita, le fanno male le feste, infatti mi sa che era ancora un po' sbronza dalla famosa festa a casa sua. Sembra passato un secolo perché quella notte è stata lunga e indimenticabile, invece c'è stata soltanto ieri sera. Gabriel mi guardò, per sapere la mia risposta. Annuii.

“Chi conta?” chiese Gabriel.

“Io no” disse Denisa, “Io no” “Io no”

“Mi dispiace Gabri, ma non hai detto io no, quindi conti te” Denisa gli fece la linguaccia, e lui sbuffò.

“Okay, okay. Conto io. Sei scema, lo sai vero?” disse Gabriel guardandola male.

“No non sono scema, sono Denisa!” Jack e Denisa ridevano come dei matti per la "battuta", io ero un po' perplessa e non so il motivo,  invece Gabriel gli fece il dito medio, e lì iniziai a ridere anche io.

“Sto già contando!” Ci disse. Jack e Denisa iniziarono a correre giù per le scale per mano. Io ero ancora lì. Dove vado? Scesi velocemente le scale. L'odore forte di quercia si rifece presente. Iniziai a camminare velocemente verso una direzione a caso, girandomi spesso indietro verso la casetta per tenerla di vista per non perdermi. Mi nascosi dietro a un pino, non troppo distante dal punto di riferimento. Mi affacciai, e vidi Gabriel che scendeva le scale a chiocciola per venirci a cercare. Dopo qualche minuto rimasta ferma lì, sentii il rumore scricchiolante delle foglie secche schiacciate. Si stava avvicinando. Era vicinissimo. Ad un tratto il rumore dei passi si bloccò.

“Lei chi è?” una voce profonda, anzi profondissima, mi fece sobbalzare. Aveva un maglione verde, un paio di jeans larghi e degli scarponi. Occhi verdi, un po' di barba rossiccia, e un cappellino di lana grigio. Avrà avuto quasi cinquanta anni.

“Ehm...” non sapevo cosa dire. Mi sventolò la mano davanti.

“Sono.. Mi chiamo Ross” dissi. Lui intanto mi stava osservando. Un rumore di passi mi distrasse.

“Papà! Sei tornato!” riconobbi subito la voce di Gabriel.

“Figliolo!” si abbracciarono forte, e vidi la gioia nei loro occhi. Mi tranquillizzai subito. Dopo essersi scambiati un paio di pacche sulla schiena, si ricordarono che c'ero anch'io. Adesso vedendoli vicini, un po' di somiglianza c'era. Gabriel mi raccontò che suo padre era andato in Cina per lavoro. Ho conosciuto solo sua mamma Lucia, è una donna adorabile, Gabriel è spiccicato a lei.

“Babbo, lei è Ross, la mia ragazza” disse Gabriel, avvicinandosi a me e dandomi un bacio.

“Ooh, ma che piacere. Certo, figlio che sei proprio fortunato, bada che bella ragazza tu ti sei trovato è!” parlava in un dialetto toscano molto stretto, si sentiva bene che era di questi posti. 

“Io mi chiamo Paolo. Paolo Mason” sorrisi. Sembrava davvero simpatico.

“Come mai qua?” domandò Gabriel.

“Che, non sei contento che sono tornato?” disse Paolo.

“Certo! Ma intendo qua, proprio qua” puntò con le braccia verso i suoi piedi.

“Volevo venire a trovare i mi ragazzo, è un anno che un ci si vede, e siccome non ti ho trovato a casa quando sono tornato, ho immaginato che fossi qui” sorrise.

"Dimmi solo che non è la fine"Where stories live. Discover now