capitolo 17

109 12 4
                                    

È passata una settimana da quando siamo andati al mare. E io non riesco a non pensare a Gabriel. Sono sempre con lui, ci vediamo quasi tutti i giorni e quando non possiamo, parliamo al telefono. Non mi sono ancora scordata di quel messaggio misterioso che Robert mandò a mia madre. Sono troppo curiosa, troppo. Scesi giù e andai in salotto dove c'era lei. Teneva entrambe le mani sul ventre ed era penseriosa. Anche se aveva la televisione accesa non la stava ascoltando. Mi avvicinai.

"Ciao mamma" mi sedetti accanto a lei.

"Hey ragazzina, come stai?" mi domandò.

"Si va, te invece?"

"Bene bene, a parte un po' di nausea" in quel momento si alzò di scatto e corse via, verso il bagno. Mi alzai anch'io e velocemente la raggiunsi. Era piegata in due verso il water e aveva appena vomitato. Presi un asciugamano e glielo porsi. Lo afferrò e poi si asciugò la bocca con esso.

"Ti ha dato noia qualcosa che hai mangiato?" domandai. Dopo aver ansimato per qualche secondo mi rispose. "No, ho mangiato come sempre"

"Allora cosa hai?" indagai.

"Non lo so!" alzò la voce di almeno qualche tono rispetto a prima.

"Oddio, adesso non posso nemmeno sapere come stai o cosa hai? Non so quasi nulla di quello che fai o di quello che ti piace mamma! E nemmeno tu sai quelle cose di me! Se non ti interessa niente del nostro minimo legame che abbiamo, bhé, potrei anche andare via!" sbottai. Ero furiosa, e questa era anche la verità che non le avevo mai detto.

"Ross.. Per favore.." sospirò mia madre, infastidita ma anche un po' amareggiata.

"Per favore cosa? non credi che dopo sedici anni non mi sia stufata?" Non rispose. Rimase ad osservare l'asciugamano che aveva tra le mani. Mi voltai e andai verso la porta per andarmene. Mi stavano venendo le lacrime a gli occhi.

"Ross, aspetta" aveva una voce tremolante. Mi fermai di scatto. Chiusi gli occhi per cercare di bloccare le lacrime che stavano quasi per uscire, poi mi voltai, tenendo ancora gli occhi serrati.

"Non dire quelle cose. So che è la verità, ma, devi cercare di capirmi. Quando sei nata, avevo solo diciassette, ero ancora troppo giovane. A me importa di te, davvero. Sono io la colpevole se non abbiamo un legame stretto. Scusa"

A quel punto aprii gli occhi. Era accasciata sul pavimento, con la testa tra le mani e stava singhiozzando. Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lei. Qualche lacrima rigò le mie pallide guance. Restammo in silenzio.

"Anche io devo chiederti scusa. Prima sono sbottata, ma quelle cose le tenevo dentro da troppo tempo." dissi. Tirò sul con il naso, e dopo aver fatto un sospiro parlò "Tu non devi chiedermi scusa. Sono stata io quella irresponsabile, che andava alle feste ad ubriacarmi anche quando avevi pochi mesi. Sono io che non ti ho dato l'affetto che una madre da di solito al proprio figlio. Le mamme non fanno così." Restai in silenzio, ad ascoltare ciò che diceva.

"Sei sempre stata una bambina indipendente da subito." continuò. Annuii, sapendo che ciò che diceva era assolutamente vero. Fin dalla prima elementare mi svegliavo da sola, mi preparavo da sola, andavo e tornavo da scuola da sola. Di solito in quegli anni le mamme sono presenti e ti aiutano.

"Ormai che ci sono, devo dirti anche un altra cosa" disse. Si stuzzicava le mani, nervosa. Annuii.

"Sono, sono incinta" rivelò tutto di un fiato. Sgranai gli occhi. Continuò a parlare appena vide la mia espressione.

"Ross, ti giuro, che con questo bambino sarò presente. Non ricommetterò lo sbaglio che ho fatto con te" non sapevo che dire. Non ero né arrabbiata né dispiaciuta. Ero solo sbalordita.

"Dimmi solo che non è la fine"Où les histoires vivent. Découvrez maintenant