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"Ti dispiacerebbe togliere i piedi dal tavolino?" quando la ragazza seguì l'indicazione l'uomo continuò a parlare "Allora... oggi come ti senti?" quando notò che la sua paziente non aveva intenzione di proferire parola drizzò la schiena

"È da più di due mesi che vieni qui e non proferisci parola. Non pensi che possa esserti utile parlare con qualcuno? So che non vorresti essere qui ma se scoprissero che non fiati durante le sedute-"

"C'è il segreto professionale, no? Senta io non ho bisogno di uno strizzacervelli. Non sono malata e sto più che bene, sono stanca di passare ore qui a perdere tempo quando potrei lavorare o starmene a casa. E sopratt- Perché sta scrivendo sul quadernino? Che sta scrivendo? Ha almeno ascoltato mezza frase che le ho detto? "

"Certo che ti ascolto, sai com'è... è il mio lavoro" la guardò aggrottando le sopracciglia "Aspetta. Dove vai? La seduta non è ancora finita. Ho il dovere di mantenere la tua privacy ma ho anche il dovere di riferire se ti presenti o meno alle sedute e questo implica anche l'andarsene ad appena cinque minuti dall'inizio di essa stessa."

"Faccia pure. Io me ne torno a casa, mia sorella mi sta aspettando. Non ho tempo da perdere appresso a queste stronzate"

"La tua salute mentale non è una stronzata" la osservò andarsene demoralizzato. Quella ragazza aveva solo diciassette anni e si comportava come se avesse dovuto sopportare ciò che una persona sopporterebbe in minimo quarant'anni. Nonostante non volesse essere aiutata il dottor Mori era intenzionato a fare di tutto per renderla serena. Era per persone come lei che aveva deciso di percorrere quella carriera. I giovani non dovevano essere così negativi e distrutti, metaforicamente parlando. Dovevano divertirsi, studiare, innamorarsi, scherzare e combinare guai. Non comportarsi in quel modo.

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"Haru! Sei tu?" Scese di corsa dalle scale Hitoka sentendo sbattere la porta di casa.

"Ciao"

"Come è andata? Esci già?" la osservò bere un caffè tutto d'un sorso. Il suo sguardo sembrava ansioso. Probabilmente voleva chiedere qualcosa alla sorella ma Haru non se ne accorse.

"Tutto bene piccola. Sto andando a lavoro, ti ho portato qualcosa da mangiare. Torno tardi, se succede qualcosa chiamami. Se non vuoi stare sola puoi chiamare una tua amica o amico" le scompigliò i capelli biondi e afferrò la sua borsa per poi uscire di casa. Le sorelle Yachi erano sole a casa per la maggior parte del tempo. La madre lavorava per un'azienda ed era sempre via. Lo stipendio però non bastava e Haru aveva deciso di lavorare in modo da aiutare in qualche modo.

Haru lavorava in una specie di café con persone molto più grandi di lei. Solitamente stava li tutta la sera e tornava a casa poco dopo mezzanotte. Dopodiché si ritrovava a fare qualche compito per poi crollare a letto stremata.

"Ben arrivata! Servi pure il tavolo sette." Haru annuì distrattamente afferrando la parte sopra della divisa.

"Salve. Cosa posso portarle?"

"Del té verde."

"Qualcos'altro?"

"Te?" Haru sollevò gli occhi al cielo infastidita e si dipinse sul volto un sorriso falso.

"Vuole un altro té?"

"No voglio te"

Uccidetemi. Non sentivo una stronzata del genere da anni.

"Mi dispiace non sono sul menu" assottigliò gli occhi riservandogli uno sguardo glaciale e tagliente. Si allontanò verso il bancone e diede l'ordine al suo collega.

"Non dovresti lavorare in un posto squallido come questo."

"Nessuno dovrebbe. Neanche tu Akira" Era un ragazzo un paio di anni più grande di lei e lavoravano insieme da qualche mese. Il suo viso era dolce come quello di una ragazza e molto spesso veniva denigrato e preso in giro da ragazzi che credevano che qualche pelo in più e il comportamento da barbaro li rendesse più uomini. Beh a dirla tutta, almeno Akira era molto popolare tra le ragazze e forse quegli idioti si sentivano in un qualche modo messi da parte.

"Haru!" la ragazza si girò verso il suo capo che continuò a parlare "Ayame arriverà tardi. Ti dispiace fare gli straordinari? Grazie" Non le diede neanche il tempo di rispondere e si allontanò. Dopo aver sospirato Haru afferrò il cellulare e digitò il numero della sorella.

"Pronto?" le rispose una voce assonnata

"Hey piccola. Scusami, ti ho svegliata? Comunque qui ne avrò ancora per un po'. Torno per le due. Stai attenta e non aprire a nessuno"

"Non ho cinque anni... fa attenzione".

Erano le due e un quarto quando la giovane tornò a casa distrutta. Chiuse dietro di se la porta e si sgranchì la schiena. Abbandono le scarpe davanti all'entrata per poi salire pigramente le scale e dopo aver controllato sua sorella crollò a letto senza neanche cambiarsi. Era più di due settimane che non andava a scuola e l'indomani ci sarebbe dovuta andare per forza se non avesse voluto problemi.

🐥

"Yachi-san mi è stato chiesto di riferirti che la tua presenza è desiderata in sala professori"

Desiderata? Ma come diavolo parla questa.

"Huh grazie." tutti i suoi piani di evitare un colloquio con i professori erano stati vani. A sapere che l'avrebbe convocata comunque avrebbe saltato scuola per un'altra settimana.

"Yachi da questa parte" vicino alla finestra il professor Suzuki le faceva cenno di avvicinarsi. Gli occhi di molti suoi insegnanti erano puntati su di lei, in particolare Ikeda, che si trovava affianco a Suzuki, la guardava curioso.

"Che fine hai fatto queste due settimane?"

"Sono stata male" disse vaga

"Ma se il dottor Mori mi ha detto che sei sempre stata bene"

"Lo riconosce anche lui? Allora non c'è più bisogno delle sue sedute."

"Molto simpatica. Sai perché sei ancora qui e non ti abbiamo bocciata?"

"Mmm forse perché non mi volete avere intorno per un altro anno" lui la ignorò

"Sei incredibilmente intelligente. La migliore del tuo anno. Sono più i giorni che sei assente che quelli in cui sei presente, ti perdi tutte le spiegazioni e senza neanche provarci prendi quei voti eccellenti."

"Chi le dice che non ho un metodo infallibile per copiare?"

"Ce l'hai?" strabuzzò gli occhi

"No ma-"

"Finiscila ragazzina. Sei al terzo anno, non fai parte di nessun club e dovresti prendere in considerazione di andare all'università. Non puoi sprecare la tua intelligenza. Questi ragazzi di oggi mi faranno impazzire: chi ha talento non ha dedizione e chi ha dedizione non ha talento. Assurdo. Ora sparisci ragazzina, non ti voglio più ved- Anzi no. Vedi di venire ogni giorno per almeno un mese, altrimenti prenderò sul serio l'idea di bocciarti. Ora vattene" poi osservò l'uomo al suo fianco "È così che devi prendere questi cani indisciplinati. Se sei troppo morbido e gentile ti sopraffaranno e ti staccheranno la testa a morsi. Fagli vedere chi comanda" Ikeda lo guardò scioccato e poi fermò Haru

"A-aspetta. Conosci per caso Yachi Hitoka?" la ragazza che voltava loro le spalle girò leggermente la testa osservando Ikeda con la coda dell'occhio.

"È mia sorella, perché?"

"No niente. P-puoi andare"

T. Kuroo x OcWhere stories live. Discover now