La speranza di essere trovati

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Incrociai le gambe mentre i miei occhi erano vigili contro lo schermo nero, era posto sulla parete opposta al divano. Mordevo l'interno del labbro, controllando ogni tot di secondi che Zayn e gli altri due ragazzi continuassero a parlare in cucina.

Non volevo essere beccata, il mio istinto di sopravvivenza faceva di tutto per non farmi distrarre.

Girai la testa verso la signora che parlava dentro allo schermo piatto, era giovane con i capelli neri e indossava sul volto un bellissimo sorriso.

Sorrideva, come faceva?

Come fai a sorridere mentre racconti le tragedie che sono avvenute nel paese, parlava di omicidi così tranquillamente, come se fosse una cosa normale.

Dalla cucina sentii dei rumori e subito dopo sentii l'eco della risata di Louis. Tutto il mondo che mi circondava in quel momento si comportava come se io neanche esistessi. Ad un tratto riflettei e pensai che ci stavano riuscendo, lentamente stavano riuscendo ad infiltrarsi nella mia mente e cercare di cambiare i miei pensieri. Mi stavano facendo sempre di più essere cosciente del fatto che probabilmente non meritavo di esistere all'esterno di quelle mura. 

Lo sfondo dietro alla ragazza sorridente cambiò. Sgranai gli occhi quando riconobbi una mia foto. Iniziai a piangere. Mi ricordavo ancora il giorno in cui la scattai. Ero andata in gita con la scuola a Londra, la data di quello scatto risaliva a quasi un anno prima ma non ero cambiata più di tanto. Solo i capelli erano diventati leggermente più lunghi. La ragazza la indicò e iniziò a parlare.

-Sicuramente è preoccupante la scomparsa della 17enne Meghan Hill, l'ultima volta è stata vista lasciare il posto di lavoro la sera del 24 gennaio.-

La sua bocca perfetta continuò a muoversi ma io non l'ascoltai. Un leggero sollievo mi diede una sensazione di calore in tutto il corpo mentre le lacrime iniziavano a colarmi anche lungo il collo. 

Sapevano che ero scomparsa, sarebbe stata solo questione di tempo. Mi avrebbero trovata, dovevo solo aspettare e resistere.

Aspettare e sopravvivere.

L'ultima parte non dipendeva completamente da me.

Abbassai lo sguardo e cambiai canale, ero li da 3 giorni quindi era il 27 gennaio.

In quel momento trovai importante sapere che giorno fosse, guardai l'ora sull'orologio accanto alla tv e segnava le 18:36, chissà quanto avrei dovuto aspettare prima di poter uscire. Quante notti avrei dovuto passare insonne? Quante volte avrei dovuto abbassare la testa sotto lo sguardo attento e atono di Zayn?

Mi portai le mani al viso e lo sfregai, come per togliere tutta la stanchezza che si era accumulata intorno ai miei occhi e aveva formato macchie scure sotto di essi.

Volevo solo tornare a casa, e magari chiamare mia madre e raccontarle di quel ragazzo con cui uscivo qualche mese fa e farmi dare qualche consiglio. Volevo chiamare mio padre e dirgli che gli volevo bene, cose che non ho mai fatto. Una speranza che sembrava aver quasi abbandonato il mio corpo mi aveva di nuovo inondata, iniettandomi una scarica di vita.

Mi resi conto, in quel momento, che non ero stata proprio una figlia fantastica. Avrei potuto parlare di più con mia madre, abbracciare di più mio padre. Fargli capire che, anche se non glielo dicevo, gli volevo bene. Ad entrambi.

Sensi di colpa e ripensamenti iniziarono a vagare dal mio petto alla mia mente, come se sapessi già di non poter più rimediare. Come se sapessi che non sarei più uscita da quella casa. Non potevo saperlo.

Zayn mi avrebbe tenuto in pugno tutta la vita?

-

Chiusi gli occhi mentre mi toccò i capelli, le sue dita si muovevano veloci tra le ciocche ed era quasi rilassante.

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