Situazioni pericolose

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Le sue parole continuavano a fluttuare nella mia mente come un corpo in una piscina immensa.
La testa era pesante e girava intorno alle curve delle sue labbra. Era in piedi davanti al letto e mi guardava dall'alto, le braccia stese lungo i fianchi e il viso oscurato dalla sera che era arrivata.
Respirava lentamente e mi guardava.

"Sono tutto quello di cui hai bisogno."

Cercai di alzare il busto dal materasso, strinsi gli occhi e cercai di alleviare il dolore psicologico che Zayn mi stava facendo. Da quando aveva smesso di alzarmi le mani addosso aveva cambiato comportamento. Era come se fossi legata ad un elastico e lui mi facesse rimbalzare prima vicino e poi lontano da se.
Come un giocattolo.
Di giorno non mi guardava, il suo sguardo scuro si posava su di me solo occasionalmente. Mi urlava addosso, mi trattava male.
Invece, quando arrivava la sera, mi toccava, mi sfiorava, mi baciava.
La mia mente era sottosopra, ancora non sazia di risposte.
Ancora pacata e delusa dal comportamento di Fred.
Provai leggera rabbia nel ricordo della scoperta del suo tradimento.
Ogni giorno Zayn mi ricordava la nostra partenza, che sarebbe avvenuta di lì a qualche giorno.

Troppe cose a cui pensare, ed io ero troppo stanca. Stanca di sentirmi frustrata. Ormai avevo dimenticato come ci si sentisse ad essere appagati.

Però, quando Zayn si piegò su di me e mi tolse le manette, pensai che forse lui poteva soddisfare le mie idee, i miei pensieri che avevano preso una piega sbagliata ma che non potevo ignorare.

Le mie mani libere di aggrapparono al retro del suo collo, lo tirarono giù più vicino al mio corpo e lo sentii anche ridacchiare.

Il mio corpo si immobilizzò a quel suono tanto bello quanto raro, ancora ricordavo il pomeriggio dove l'avevo sentito ridere, quando la sua risata aveva echeggiato per tutto il bosco.

Le sue labbra mi fecero perdere il filo dei miei pensieri. Sfiorò il mio collo con esse e restò lì a darmi piacere.
Le sue mani erano ovunque, come le mie.

Aspettai con ansia che le sue labbra toccassero le mie. Pensai che il detective che stava lavorando al mio caso avrebbe avuto solo qualche giorno per trovarmi, poi, pensai che forse sarebbe stato meglio se non mi avesse mai trovata. 

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ZAYN

Il mio respiro caldo e veloce rimbalzava sulla sua pelle bianca e mi riscaldava il viso già ardente.
Avevo chiuso gli occhi per non guardarla, per non perdere il controllo. Volevo assolutamente che dicesse qualcosa, che parlasse. Volevo averla sotto controllo anche psicologicamente, doveva essere con tutta se stessa devota a me. E il parlare implicava anche pensare, e quindi anche far nascere un'idea o bloccarla nella propria mente. In quel caso: che lei avesse davvero bisogno di me, che dipendesse da me così tanto che non sarebbe stato più necessario chiudere le porte a chiave o metterle le manette.

-Mi piace.- finalmente parlò, mi rilassai -Tanto.-

Risalii per la sua gola e la baciai sulle labbra, le sue mani mi presero per i capelli. Ormai non mi stupivo più di come prendesse il controllo in quella situazione, infatti fui solo felice quando si mise sopra di me, con il petto scoperto e dei miei pantaloncini della tuta che le stavano grandi.

Non mi sarei mai pentito di averla rapita.

Dopo minuti, ore passate così. Si addormentò mezza nuda su di me, le sue dita erano premute sul mio ventre.

La guardai per qualche minuto, io non ce la facevo a pensare a cosa le avessi tolto.
Non riuscivo ad essere triste per averla portata via dai suoi amici, dalla sua famiglia. Non ci riuscivo, non potevo provare compassione.

Le accarezzai una guancia e la spostai su un lato del letto.

Camminai a petto nudo fino al piano inferiore, con calma accesi la TV e misi sul primo canale che trasmetteva il telegiornale. Erano giorni che controllavo ogni secondo la televisione, sapevo che era solo questione di ore prima che Frederick avesse parlato di noi.
L'orologio della sala segnava le 10:22 di sera quando partì la sigla del telegiornale. Dopo qualche secondo partì subito la diretta, sembrava che quasi avessero fretta.

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