12- «Una famiglia con lei e con te»

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Le lacrime correvano veloci sul volto di Jimin, pur essendo passati minuti interi dal discorso di Yoongi, pur sapendo che fosse andato via. Le gambe tremanti lo fecero alzare, si appoggiò di peso alla porta, cercando un appiglio che lo sorreggesse «Y-Yoon»

Voglio chiarire con te.
Voglio farti sapere la verità.
Ti amo.

Yoongi era stato inaspettato, improvviso. Aveva afferrato Jimin e lo aveva scagliato metaforicamente contro un treno in corsa con quelle sue parole. Brutalmente onesto. Lo era stato e Jimin lo aveva percepito. Ogni singolo angolo del suo corpo se ne era accorto, perché tremava, perché non riusciva a formulare una frase che non fosse interrotta alla prima sillaba da una voce spezzata.

Cosa avrebbe dovuto fare? Aveva quel bigliettino tra le mani, leggeva l'indirizzo e scuoteva la testa come per dirsi di non farlo, ripetendosi che non era una buona idea l'andare da lui. Però poi pensava al fatto che sì, Yoongi aveva detto tutto quello che voleva, si era probabilmente levato un grandissimo peso dalle spalle, e poi? Jimin aveva diritto di parola tanto quanto lui ed era stufo di restarsene in silenzio. Così tanto arrivato al limite con quel carico di emozioni da volergli gridare tutto quanto in faccia.

Successe allora che esattamente mezz'ora dopo si ritrovò davanti la porta della camera di Yoongi a bussare come un forsennato, battendo a più non posso, non curandosi di quanto baccano stesse facendo. Ma con un solo obiettivo: buttare fuori tutto quello che aveva trattenuto dentro di sé, scaricarsi così tanto da avere la mente talmente vuota da non sapere neanche come si chiamasse.

E Yoongi aprì, ritrovandoselo davanti e lo fissò con l'espressione più perplessa di sempre. Vide rabbia, rancore, tristezza sul volto di Jimin e poi l'osservò avanzare verso di lui. Gli mise due mani sul petto e lo spintonò all'indietro, non prima di aver chiuso la porta per ottenere la sua dannatissima privacy.

Yoongi a stento si tenne in piedi, il comò alla sua destra, gli andò in soccorso, usato come ancora di salvezza. Ma Jimin, cavolo, lui era furibondo e di certo, le lacrime cadenti sul suo volto, restavano in perfetto contrasto con l'inclinamento delle sopracciglia verso l'interno «Ti odio! Ti odio così dannatamente tanto»

Yoongi non seppe che fare, lo guardava indeciso se avvicinarsi o no. Jimin sembrava una bomba ad orologeria, pronto ad esplodere e probabilmente, da qualunque lato Yoongi avesse provato a prenderlo, tutto sarebbe andato solo peggio «Ti prego, calmati»

«No! Non chiedermi di farlo perché è l'ultimo dei miei pensieri!» sbraitò Jimin, infervorato, il labbro quasi sanguinante da quanto lo stesse torturando con i denti «Parli tanto e mi racconti la stupida bugia di non essere venuto qui a stravolgermi la vita! Ma lo sai cosa? Io la stavo trovando qui la mia felicità, ti stavo dimenticando finalmente ed invece eccoti qui! Eccoti qui a raccontarmi le tue dannate motivazioni!» 

Quella sensazione di pentimento che si formò nel petto di Yoongi fu indescrivibile. Si sentiva uno schifo. Si ripeteva di essere un essere insulso. Che diavolo aveva combinato? Pensava che con la sincerità tutto potesse essere risolto ed invece aveva estremizzato ancor di più la situazione portando Jimin ad impazzire a causa sua «N-non avrei voluto causarti tutto ciò»

𝙁𝙊𝙇𝙇𝙊𝙒 𝙔𝙊𝙐𝙍 𝙃𝙀𝘼𝙍𝙏 // ʰᵒᵖᵉᵐⁱⁿ - ʸᵒᵒⁿᵐⁱⁿWhere stories live. Discover now