25- «Papà! Jimin!»

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Come da routine, ormai divenuta abitudine ed impegno fisso di giornata, Jimin se ne stava in macchina, parcheggiato lungo la strada, in un posticcino preciso che aveva fatto proprio a caso suo. Anche la visuale non era affatto male, da lì poteva ben vedere i cancelli della scuola di Elizabeth. Stava aspettando che uscisse, le lezioni sarebbero terminate fra non molto.

Eccezionalmente però, vi era con lui Yoongi, che finalmente si era preso mezza giornata libera, così che potessero stare tutti e tre un po' insieme. Certo, sempre se gli assistenti sociali avessero deciso di lasciar loro uno spicchio di aria vivibile.

Oramai non erano neanche più padroni di avere del tempo per sé, in privato, senza occhi indiscreti nel mezzo.

«Guardali, sembrano degli avvoltoi» asserì Jimin con repulsione. Anche per una sciocchezza come il portare Elizabeth a scuola, li seguivano. Erano lì, quasi al margine della strada, stretti nei loro completi con una postura rigida e quasi a tratti spaventosa. Li osservavano.

«Io direi di eliminare il "sembrano" e mettere un "sono"» lo corresse Yoongi che di per sé aveva provato tutti i modi possibili per attenuare quella condanna. Aveva smosso addirittura tutte le autorità massime con cui era in rapporti ma niente era servito, nessuno lo aveva aiutato.

«Non ci hanno lasciato un attimo. Sono sempre più convinto che stanno esercitando più potere di quanto ne abbiano in realtà»

E Jimin aveva perfettamente ragione. Non serviva conoscere il libro delle istruzione a memoria per intuire che in certe situazioni qualcosa non andasse. Yoongi che però quel libretto lo conosceva a memoria, non ipotizzava soltanto, ma ne era certo «Dovrebbero controllarci solo quando Elizabeth è con noi» disse infatti e Jimin annuì infastidito.
Quella situazione stava degenerando e andando oltre i limiti dell'assurdo «Ed è anche troppo tempo che ormai sono qui fissi. Sono quasi tentato di chiedere loro se vogliano trasferirsi a vivere con noi»

Yoongi storse il naso di lato con disgusto «Oh, no, sarebbe un incubo» anche se in quell'incubo vivevano di già, quelle persone sembrano non possedere una loro vita, anzi sembrava proprio che vivessero in funzione di questo controllo maniacale «Victoria ha saputo giocare per bene le sue carte»

«E noi giocheremo bene le nostre. Fino all'ultimo» fanculo, Jimin non si sarebbe arreso. Okay, aveva confidato ad Hoseok che la situazione non fosse delle migliori, che tutto non si stesse risolvendo velocemente come si era aspettato, ma non importava, non avrebbe mollato neanche morto «Scendiamo, dai, che Elizabeth deve uscire a momenti» 

Yoongi sorrise nel notare tutta quella forza di volontà in Jimin. In fondo quel ragazzo non avrebbe dovuto farsi carico di quella situazione, era perfettamente libero di andarsene, di non vivere in quel modo, mollare tutto per ricercare il meglio. Ed invece era lì con lui, sentendo fin nelle ossa la responsabilità di dover combattere quella battaglia, non per Yoongi, ma con Yoongi «Eh sì, è l'ora» 

𝙁𝙊𝙇𝙇𝙊𝙒 𝙔𝙊𝙐𝙍 𝙃𝙀𝘼𝙍𝙏 // ʰᵒᵖᵉᵐⁱⁿ - ʸᵒᵒⁿᵐⁱⁿDove le storie prendono vita. Scoprilo ora