15 - La storia di Caesia, la bambina messapica

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Non appena arrivarono alla macchina e salirono, Cloe tirò fuori la conchiglia dallo zainetto. Doveva sapere cos'era successo alla bambina di 7 anni, Caesia, di cui al museo era conservata un'iscrizione funeraria e di cui, forse, aveva sentito le risate. Ma poteva averle solo immaginate.

"Sì, Cloe, credo che fosse proprio Caesia, la bambina che hai sentito ridere tra i reperti del museo. E' stata sfortunata ma, come avrai notato, ha conservato la sua indole allegra e curiosa.

Era una bambina messapica. Viveva in un villaggio tra gli ulivi vicino al mare e, nella sua vita da primitiva, in cui oltre a giocare doveva arrangiarsi a fare molte cose, era spensierata ma responsabile. Aveva un fratello più piccolo e i genitori l'avevano già abituata ad accendere il fuoco, sfregando tra loro dei ramoscelli, a scaldare l'acqua o cuocere qualcosa in un pentolone di rame, appeso sopra alle fiamme, e a recarsi al pozzo per riempire delle brocche d'acqua fresca. Nel frattempo i genitori andavano fuori dal villaggio per procurare del cibo alla famiglia, il padre cacciando o pescando e la madre raccogliendo i frutti della terra."

Quella che Cloe ormai conosceva come la bolla del viaggio nel tempo, fuoriuscì dalla conchiglia, si ingrandì fino a ospitare la bambina al suo interno e la trasportò fuori dal finestrino, verso l'antico villaggio.

"Finiti i suoi compiti, Caesia passava il resto della giornata a giocare con il fratellino, con animaletti e fischietti in terracotta e con altri bambini del villaggio. Uno dei suoi giochi preferiti era un incrocio tra la dama e il gioco dell'oca di oggi ed è a quello che appartiene il dado in osso che hai visto nel museo. Con i suoi amici tracciava sulla terra il percorso diviso in caselle e, come pedine, utilizzavano piccole conchiglie di vario tipo che, con le loro forme, distinguevano i giocatori."

Ora Cloe riusciva a vedere tutto il villaggio messapico, fatto di capanne in pietra, legno e paglia. La bolla scoppiò che ormai si era fatto buio e la fece atterrare davanti una di queste.

"Caesia era una bambina molto curiosa e, anche se aveva paura, la vinceva sempre. Una notte si svegliò sentendo della musica in lontananza. Un tamburello che batteva a ritmo regolare. La madre e il fratello dormivano ma il padre non c'era nella capanna. Caesia sapeva che gli uomini del villaggio, ogni tanto, si riunivano per delle feste che duravano fino all'alba e forse una si stava svolgendo quella notte. A poche donne era permesso entrare, solo a danzatrici o musiciste, chiamate Menadi, e ai bambini era assolutamente proibito. Caesia però non riusciva a dormire ed era troppo curiosa di sapere cosa succedesse a quelle feste. Erano in onore del dio Dioniso e si diceva che ad alcune partecipasse il dio in persona. La bambina non ci pensò due volte, sgusciò fuori dalla capanna e, facendo attenzione a non farsi scoprire, camminò in direzione del suono del tamburello."

Ed ecco che Cloe vide Caesia, una bambina di pochi anni più grande di lei, dai capelli lunghi e mossi. Aveva addosso un vestito sfilacciato e piuttosto sporco ed era scalza. Eh sì, è una bambina primitiva, pensò.

"Prima però, Caesia sbirciò nella capanna del suo migliore amico e, vedendo che tutti dormivano tranne il padre, che come il suo non c'era, gli lanciò un sassolino perché si svegliasse. Lo faceva spesso quando non riusciva a dormire la notte. Lui uscì.

- Non dormi? -

- No... senti! - Caesia indicò con il dito prima l'orecchio e poi la direzione del suono di quelli che ora erano più tamburelli insieme.

- Musica... qualcuno sta facendo un rito? -

- No, credo sia la festa dionisiaca! Mio padre non c'è e ho visto neanche il tuo, devono essere tutti là. Andiamo a vedere! -

- Sei matta?! Se ci scoprono siamo finiti -

- Ti prego, tu quando sarai grande ci andrai, io non credo che potrò, a meno che non diventi una Menade -

La Voce del SalentoWhere stories live. Discover now