16 - Ritorno

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Il giorno successivo alla gita a Lecce, finalmente era tornato il sole e il vento si era calmato. Nelle tre giornate trascorse, che a Cloe sembravano molte di più, erano successe tante cose e la conchiglia ne aveva raccontate altrettante, ma la bambina fu contentissima di poter tornare a sguazzare nei colori trasparenti del mare, cercare i pesci e fare castelli di sabbia. Anche i genitori sembravano felici di tornare a godersi il sole e l'acqua cristallina.

Passarono così, nel totale relax, gli ultimi due giorni di vacanza. Presero un pedalò per fare un tuffo nel blu del mare più profondo, fecero doppie colazioni in spiaggia con pasticciotti e caffè leccesi, che anche Cloe ebbe l'onore di assaggiare, rimanendo sorpresa di come il caffè, messo nel ghiaccio e con il latte di mandorla, non fosse per niente amaro. Fecero scorpacciate di friselle, orecchiette, bombette e di tutto ciò che l'hotel offriva di tipico. Si godettero ogni minuto rimasto ma il momento di rifare le valigie, alla fine, arrivò.

Fu quando, invitata dalla mamma, iniziò a raccogliere di malavoglia tutte le sue cose sparse in camera, che Cloe si accorse che le mancava qualcosa. La più preziosa che aveva.

- La conchiglia... Mamma, papà dov'è la conchiglia? -

- Non lo so... Non l'hai messa nello zainetto? -

- Non c'è - rispose Cloe, iniziando ad allarmarsi.

- La stavi tenendo sul comodino? -

- Sì -

Guardarono intorno e sotto al letto, ma niente.

- Oggi l'hai portata in spiaggia? -

- Sì -

- E ti ricordi di averla riportata in camera dopo? -

Cloe ci pensò su.

- N...no, sono andata in doccia e ho aperto lo zaino adesso e non c'è -

- Ahia... allora mi sa che è rimasta lì... O l'hai dimenticata o ti è caduta -

Scoppiò a piangere. Stava andando via serena, sapendo che, se si fosse portata a casa la conchiglia, questa sicuramente le avrebbe raccontato ancora tante cose del Salento e per lei sarebbe stato come tornarci ogni volta. Ma senza di essa come avrebbe fatto? Avrebbe dovuto salutare tutte le meraviglie che aveva appena conosciuto ed era impensabile.

- Oh no, calmati Cloe... So che ti piaceva tanto quella conchiglia, ma non è la fine del mondo. Anzi, forse è meglio se rimane nel suo habitat naturale. Se ci pensi bene non è bello portare via le cose da dove stanno -

Le consolazioni di mamma e papà non bastarono.

- Andiamo a cercarla - propose, disperata, ai genitori.

Papà la accontentò. Mentre la mamma finiva le valigie, loro due tornarono in spiaggia, nel punto dove erano stati quel giorno. Ma dopo mezz'ora di ricerca e domande ai presenti, non l'avevano ancora trovata.

Dovettero rientrare per la cena e Cloe era inconsolabile. Ora sì che doveva salutare il Salento, non avrebbe potuto tornarci in nessun modo fino all'anno successivo e un anno era tantissimo tempo. Andò a letto triste e rassegnata, mentre la mattina della partenza si svegliò in vena di capricci.

- Non voglio andare a casa -

- Ma dobbiamo, Cloe, qui devono arrivare altre persone e poi io e papà abbiamo da tornare al lavoro. Ci verremo di nuovo l'anno prossimo -

- Ma io voglio stare qui adesso -

- Cloe, capisco che sei triste, ma fare i capricci non migliora le cose- intervenne papà - vestiti che andiamo a mangiare l'ultimo pasticciotto -

- No, non l'ultimo -

- Ok è vero, di quelli ne possiamo comprare da portare a casa -

- No, voglio mangiarne altri qui -

Non c'era verso, fecero l'ultima colazione tra le lamentele di una Cloe che non si voleva rassegnare alla partenza.

- Dai su, andiamo a raccontare ai nonni tutto quello che abbiamo fatto... C'è anche Nana che ci aspetta, non ti manca? - disse la mamma, una volta saliti in macchina, per tentare di sciogliere il broncio della figlia.

- Sì, ma voglio che vengano i nonni qui con Nana -

- Non dire sciocchezze, come facciamo a trasferirci tutti? -

- Non lo so -

- Infatti non si riuscirebbe, credimi. Andiamo a casa e gli raccontiamo tutto quello che abbiamo visto -

Cloe si rese conto, grazie alle parole della mamma, che in realtà aveva perso la conchiglia, ma non i ricordi di ciò che le aveva mostrato e tantomeno l'immaginazione. Doveva lasciare il Salento ma non lo avrebbe mai perso. Con l'idea che avrebbe potuto, almeno attraverso le parole, essere per i nonni e Nana quello che la conchiglia era stata per lei, si consolò un po'. A malincuore, ma con la speranza di tornare presto, guardò fuori dal finestrino il mare allontanarsi, gli alberi alzarsi e inverdirsi e i tetti riempirsi di ripide tegole rossicce, finché, ore dopo, la vista di casa e dei suoi cari le fece tornare il sorriso.

*

Intanto, la conchiglia magica era tornata a volteggiare, smossa dalle calme onde cristalline che si distendevano sulla sabbia.

La Voce del SalentoWhere stories live. Discover now