Capitolo 3

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"Andiamo Vì, dobbiamo andare all'asilo. – dice Raquel guardando la moretta che sta giocando sul tappeto – PAULA MUOVITI SIAMO IN RITARDO MARCIO E DOBBIAMO PRIMA ACCOMPAGNARE TUA SORELLA!" urla poi alla più grande che è ancora in camera sua. Sono passati quasi tre anni dalla nascita di Victoria, Paula ha iniziato le scuole medie e ormai al mattino è un'impresa portarla a scuola perché passa almeno venti minuti a cambiarsi nonostante la mezz'ora buona che ogni sera trascorre a scegliere i vestiti da indossare il giorno dopo che puntualmente, durante la notte, smettono di essere adatti alla giornata.
"Sono pronta" dice emergendo dal corridoio. Devo ammettere che ha stile. Indossa dei pantaloni neri che ha infilato dentro agli anfibi, una canotta attillata, una felpa e il bomber giallo fluo che le ho regalato io in uno dei nostri pomeriggi di shopping.
"Quando sei diventata così grande?" le chiedo baciandole la fronte.
"Ciao ma" mi risponde lei sistemandosi la lunga frangia che le ho scombinato. Ha iniziato a chiamarmi così quasi un anno dopo l'inizio della nostra convivenza. "Ma – mi ha detto – andiamo a pranzo solo io e te?" ha chiesto guardandomi. E lì ho capito di essere diventata la sua famiglia. E lei la mia. Perché quella bambina mi è entrata nel cuore in un modo che non si può spiegare con delle semplici parole, lo sminuirebbero.
"Ciao Ali" mi sorride Raquel salutandomi, ricambio con un sorriso e mando un bacio a Victoria che si avvinghia al collo di Paula. Le guardo richiudersi la porta alle spalle e resto imbambolata a pensare a quanto tutto questo sia quello che non ho mai immaginato di desiderare, ma che ora è talmente essenziale che non so assolutamente come ho potuto pensare di farne a meno. Alzo gli occhi al cielo pensando al brutto scherzo che mi ha giocato il destino: mia figlia è la fotocopia del ricordo più doloroso del mio cuore. Come se in qualche modo quel ricordo volesse rimanere stretto a me. Lo scaccio, lo scaccio rapidamente, fa parte del mio passato e voglio che ci resti. Scuoto la testa raccogliendo la mia pistola e la giacca che indosso mentre esco dalla porta di casa per dirigermi in commissariato.

"Cos'abbiamo oggi?" chiedo.
"Uno strano silenzio, surreale. La quiete prima della tempesta." mi risponde una voce che conosco perfettamente.
"Lei crede?" chiedo alla donna alle mie spalle.
"Non lo credo, lo so" al suono di queste parole la mia espressione si scioglie in un sorriso sincero.
"Puoi provarci ogni volta che vuoi, non ti dirò mai che avevi ragione, mai" mi avvicino a Raquel e le rubo un bacio veloce, lei mi guarda e mi fa l'occhiolino. Ricordo il giorno in cui mi disse questa frase la prima volta, stavamo uscendo dall'ospedale con Victoria appena nata e Paula, le chiesi se credesse davvero che saremmo riuscite a far funzionare tutto. Per sua figlia in fondo ero una completa estranea, noi non ci rivolgevamo la parola da anni e in due giorni di ospedale abbiamo deciso di trasferire la nostra vita in una nuova casa raddoppiando improvvisamente i cuori che battevano sotto lo stesso tetto. Lei mi rispose esattamente così. Mi disse che lo sapeva e in effetti aveva ragione, non appena abbiamo preso i ritmi, tutto è andato per il verso giusto. Dopo un percorso di terapia con una psicologa, Raquel è tornata in polizia e per noi è stata un'altra sfida. Non solo non avevamo mai lavorato insieme, ma in pochi mesi siamo passate da non vederci mai a vivere costantemente fianco a fianco. Anche in quel caso però Raquel ha sempre sostenuto che avremmo trovato la nostra dimensione. E così è stato. Un giorno accompagna lei le bimbe a scuola e io inizio prima per poi andarle a prendere. E un giorno inizia prima lei e poi le aspetta fuori da scuola. Siamo una squadra, le cose vanno bene. E contro ogni mia aspettativa il tempo con la mia famiglia non è mai abbastanza. Amo avere sempre intorno Raquel, la voglio intorno per il resto della vita. Ci penso da un po', ma il pensiero di un secondo matrimonio da un lato mi fa quasi paura. In polizia le voci su di noi girano, quando è uscito alla luce per la prima volta che fossimo una coppia ci sono stati tanti commenti sia per il tradimento di Raquel all'arma, sia perché siamo due donne. La nostra grande fortuna è stata che sono la miglior negoziatrice della Spagna e l'ispettore più promettente. Sopra di me ci sono solo i servizi segreti quindi in qualche modo nessuno ha mai potuto dire qualcosa di troppo perché qui dentro decido io.
"Vorrei andare a trovare le ragazze" mi dice Raquel, lo fa con tono titubante perché sa che da sola non può farlo. Il giudice ha stabilito che possa far visita alla banda solo in presenza di un ispettore e per motivi strettamente legati al caso. Il caso è stato chiuso, ma con qualche escamotage riesco sempre a fare in modo che incontri ognuno di loro, tranne quel bastardo del Professore, ma di lui in realtà non ha nemmeno mai chiesto.
"Vale, andiamo" le rispondo per la prima volta, solitamente sbuffo sempre, ma con il tempo posso dire di essermi affezionata anche io a loro.
"Davvero?" mi chiede.
"Muoviti prima che io cambi idea" rido.

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