Capitolo 16

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"Ciao gitana" sorride Zulema e, come se si fosse teletrasportata, Saray le piomba addosso avvolgendola in un abbraccio di quelli che ti stritolano le ossa e ti fanno schizzare gli occhi fuori dalle orbite. Zulema abbandona un verso di dolore, poi però stringe a sé la sua migliore amica.
"Mi sei mancata come... - dice Saray con la voce spezzata, poi si interrompe qualche secondo - no, non lo so, non mi è mai mancato qualcuno quanto mi sei mancata tu" sorride con gli occhi umidi.
"Allora vuoi lasciarla un po' anche a noi?" chiede la ricciolina mulatta avvicinandosi alla fidanzata.
"Vale vale" afferma la gitana separandosi controvoglia da quelle braccia che la fanno sentire a casa.
"Hola Zule" sorride Rizos. Dopo di lei le altre, come in una processione, salutano e abbracciano la loro amica che, da più o meno tempo, pare aver lasciato un segno in ognuna di loro. Poi, come se fosse qualcosa che siamo abituate a fare ogni giorno della nostra vita, semplicemente ci sediamo sul tappeto e, fra un giro di trottola e una partita a forza 4, chiacchieriamo della vita di ogni giorno.
"Ma Goya?" chiede Zulema.
"Uff, la Gorda come è uscita, è rientrata. Ha violato la libertà vigilata dopo nove ore dalla scarcerazione per andare in Portogallo dalla sua nuova fidanzata che ha conosciuto su un sito di qualcosa dal cellulare di contrabbando che usava la Rizos per tirare su i soldi che Maca doveva ad Anabel per quella consegna andata male dopo che quello di Palacios, beh ha fatto la fine che ha fatto" spiega Saray.
"Okay io farò finta di non aver sentito nulla di questa conversazione" dice mia moglie provocando una risata comune.
"Vi ricordate la faccia di Maca quando è rientrata e l'hanno perquisita?" chiede la Rizos.
"Meravigliosa, da incorniciare. Era qualcosa tipo questo" ride Zulema imitando un'espressione di sconcerto.
"Piantatela, non è assolutamente divertente" si imbroncia Maca.
"Se solo tu avessi saputo allora un quarto di quello che sai oggi gliele avresti cantate a quella puta" sorride mia sorella lasciando un bacio a fior di labbra alla bionda. Sorrido contagiata da loro e penso a quanto io mi sia persa di Zulema in questi anni.
"L'importante è che siate qui ora" mi sussurra Raquel nell'orecchio leggendo nei miei pensieri e io sorrido e annuisco ringraziandola silenziosamente per essere la persona che è.

"MAAAA" urla Paula raggiungendoci dal giardino dove stava giocando con sua sorella.
"Dimmi Paula che succede? Stai bene? Vì?" le chiedo preoccupata all'idea che possa essere successo qualcosa a lei.
"Cinci?" chiede Stoccolma che ha il terrore che il piccolo possa farsi male e gli assistenti sociali la possano reputare una cattiva madre portandoglielo via.
"No no, stiamo bene, ma vorremmo fare il cinema" afferma convinta Paula. Io e Raquel sappiamo cosa intende e annuiamo con il sorriso, poi caliamo tutte le tapparelle, stendiamo a terra coperte e cuscini e proiettiamo Mulan sul soffitto bianco del soggiorno. Il cartone animato risuona in tutta la stanza mentre le immagini scorrono di fronte ai nostri occhi.
"Wow" esclama Maca e io sorrido nel buio pensando a quanto queste ragazze possano aver sofferto chiuse in quel carcere. Ho sempre ritenuto che chi si trova dietro le sbarre, lo merita. Ero molto dura, poi devo ammettere che la storia di Maca mi ha sfregiato il cuore e sì, anche quella di mia sorella. Ho analizzato i loro casi e mi sono resa conto che le pene non sono proporzionali al reato commesso, soprattutto nel caso di Saray e Rizos che provengono da una minoranza. Per questo ho deciso che mi batterò, perché è giusto pagare per i propri errori, ma quattro anni per un furto d'auto senza alcun ferito mi sembrano troppi considerando che ci sono assassini che non si fanno neanche un giorno. Perché quattro anni? Perché la Rizos è mulatta ed ha vissuto in un quartiere piuttosto malfamato. Chi l'ha arrestata? Uomini bianchi dal centro di Madrid. Questa sarà la mia nuova missione: equità, rispetto e giustizia. Qualunque cosa accada a mia sorella, mi batterò per loro.

"Tia Nairobi" la chiama Paula mentre si stanno congedando da noi.
"Dígame mi niña" le risponde lei.
"Ti voglio bene" le sorride la piccola cingendole il collo con le braccia.
"Prenditi cura di loro, sei tu la donnina di casa" continua Nairobi e Paula annuisce intensamente salutandola.
"Forza bimbe, a nanna!" esclamo invitando le bambine a seguirmi per lasciare un pochino di privacy a Maca e Zulema per salutarsi.
"Può raccontarmela la zia Zule una storia stasera?" chiede Paula.
"Certo che te la può raccontare" le sorrido.
"Sono contenta che è tornata, sai Ma che sembri più felice da quando è tornata. Cioè anche prima lo eri, però ora mi piaci di più. Scusami se ti ho sgridata per non averla cercata, adesso forse capisco un pochino di più perché hai cercato di andare avanti, la zia non è una persona semplice da dimenticare, forse per te sarebbe stato più difficile continuare a pensare a lei, credo" mi dice mentre le rimbocco le coperte.
"Sei diventata grande Paula e sono orgogliosa di te" le dico baciandole la fronte.
"Ciao bambina mia, ti chiamo la zia" le dice poi Raquel congedandosi. Camminiamo in silenzio fino al soggiorno dove vediamo Zulema immobile con le braccia lungo il corpo e i pugni stretti.
"Stai bene?" le chiede Raquel. La mora si volta e vediamo copiose lacrime silenziose bagnarle il viso.
"E se tutto questo me lo portassero via? Lei, voi, le ragazze, le bimbe?" chiede con il petto che si solleva e si abbassa a una velocità impressionante.
"Abbiamo giurato che non ci avremmo pensato in questi giorni, quindi non pensiamoci. Faremo tutto quello che possiamo Zulema, d'accordo?" le dice Raquel, mia sorella annuisce e si asciuga le lacrime dal viso.
"Vale, ora corri dalle bimbe che ti aspettano per la storia della buonanotte" le dico lasciandole una carezza delicata sul viso. Lei sorride e nel suo sguardo scorre una luce delicata, si è affezionata davvero alle mie figlie e mi auguro davvero che possa vederle crescere.

MitadWhere stories live. Discover now