Cap. 51

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Avvolte il nostro destino dipende esclusivamente dalle nostre scelte; altre siamo noi a venir controllati da esso, come dei naufraghi sballottati dalla forza delle onde.

E in quel momento Cassian si sentiva esattamente allo stesso modo: stremato e a limite ogni sopportazione.
Era passato esattamente due mesi da quando aveva lasciato il territorio dei Desertici ed ora, al fianco dei guerrieri Giotun, Quinzai e Sitsu, erano appena entrati nel territorio dei Kiati, il branco dei pescatori.

Il loro territorio era prevalentemente montuoso e collinare, la zona boschiva procedeva senza interruzione per kilometri e kilometri, interrompendosi solo a causa della riva; questa era per il novanta per cento montuosa, il restante dieci per cento si trattava di varie piccole spiaggie in sassi.

Il villaggio dei Kiati era letteralmente diviso a metà: una parte risiedeva su una alta scogliera, mentre l'altra metà si trovava nella spiaggia sottostante ed erano collegate da un sistema di carrucole rudimentali e piattaforme, attraverso il quale i membri del branco scendevano a pescare per poi risalire per potare il pesce nelle proprie dimore.

Tuttavia Cassian non si era neppure sognato di avvicinarsi al loro villaggio, preferendo mantenersi nei pressi del confine, dove transitavano i Solitari; sapeva che Elias avrebbe scelto di passare per quella zona piuttosto che attraversare il territorio di un branco.

In fondo il Delta aveva trascorso più della metà della propria vita come Solitario, quindi il suo modo di pensare era rimasto lo stesso: un lupo, per quanto forte, non si sognerebbe mai di attraversare il territorio di un branco da solo.

Cassian stava procedendo da solo, il resto dei lupi si era accampato in vista della notte che fra qualche ora sarebbe sopraggiunta, ma lui non riusciva a darsi pace: il sonno mancava da così tanto che non ricordava l'ultima volta che avesse fatto più di due misere ore di sonno consecutive e il suo fisico ne stava pian piano risentendo.

Si sentiva sempre più stanco e senza vita, come se non stesse facendo altro che arrancare per continuate a sopravvivere; perché Cassian aveva smesso di vivere già più di un mese fa, quando Elias lo aveva abbandonato senza ragione.

Solo in quei lunghi mesi si era reso conto di quanto il proprio compagno fosse diventato una parte fondamentale della propria esistenza; proprio lui che non voleva un compagno Omega perché troppo debole e che poi aveva fatto di tutto per tenersi distante il più possibile da Elias, era finito per innamorarsi perdutamente di lui.

Ed ora la sua assenza si era fatta così soffocante che il desiderio di morire, e avere finalmente la pace, faceva concorrenza a quello di ritrovarlo e riportarlo a casa.

Alexander ormai trascorreva ogni minuto del proprio tempo a tenerlo maniacalmente d'occhio, terrorizzato all'idea che potesse togliersi la vita; ovviamente Meridio si offriva più che volentieri di dargli il cambio quando il Quinzai non riusciva a stare al passo con i ritmi dell'insonnia del Giotun.

Stava camminando mantenne la propria forma di lupo, in quei mesi si era fatto più robusto e muscoloso a causa di tutti gli avvenimenti accaduti negli ultimi mesi.

Procedeva a passo lento, quasi spossato, poggiando le zampe a terra con pesantezza, come se ci fossero stati legati dei macigni.

Improvvisamente la sua attenzione fu attirata dal suono di alcune grida in lontananza; portando le orecchie in avanti iniziò ad annusare in aria per poi iniziare a correre nella direzione che gli sembrava più giusta.

Poco prima la piccola Beatrix e alcuni bambini stavano giocando in tutta tranquillità vicino ad un ruscello.

Si schizzavano con l'acqua ridendo e saltellavano da una roccia all'altra cercando di stare in equilibrio.

Non come gli altriWhere stories live. Discover now