VI

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(Arthur McKingsley)

Pensò di chiamare Susie e per miracolo evitò di farlo. Il suo orgoglio gli suggeriva di vendicarsi, ce l'aveva a morte con Nicholas per aver saltato la loro serata Buffy l'ammazzavampiri e, seppure avesse passato un buon pomeriggio con Clarisse che urlava per la relazione tra Buffy e Angel, faticò a rimanere concentrato. Alle cinque pensò che stessero in gelateria a mangiare la famosa coppa yogurt del Joys, cocco, cioccolato, nocciole e marshmallow. Un attentato alla linea. Alle sette che stessero studiando matematica e alle nove che fossero a letto insieme.

Ripensò alle parole del suo vecchio psicologo, del fatto che avesse accennato a dei complessi materni che lo rendevano restio ad iniziare qualsiasi tipo di relazione. I comportamenti indifferenti di Melissa avevano fatto nascere in lui un senso di inadeguatezza sconvolgente, si era dato la colpa dell'abbandono della madre e suo padre aveva gestito male la situazione. Natalie era la migliore matrigna che qualcuno potesse desiderare, per anni lo aveva accompagnato alle partite e gli aveva disinfettato le ferite quando suo padre era al lavoro. Fare dei paragoni tra lei e la vera madre lo faceva sentire in colpa.

A cena Sophie parlò interrottamente delle balene, ci tenne molto a specificare che fossero mammiferi e che i capodogli avessero in testa un liquido simile alla cera, usato per emettere i suoni. Fu impegnato tra i problemi al lavoro di Natalie e il caso civile di suo padre, si sentì fortunato ad annuire ogni tanto ed evitare di parlare della scuola.

Andò a dormire adirato e si svegliò peggio. A colazione spizzicò il cibo, con Sophie che ballava sulla sedia a ritmo della sigla di Lady Oscar. Si perse negli intrighi tra la protagonista e André e la corte francese.

«André ti somiglia!» canticchiò Sophie. «Ha i tuoi stessi capelli.»

«E tu sei la contessa Du Barry» le rispose alzando le spalle.

Entrambi odiavano quel personaggio, nonostante lui la compatisse un po'. Sophie si lamentò indignata, tornando al suo cartone. Meditabondo, ripensò alla tragica storia di Charlotte, la ragazzina data in sposa al lurido marchese per appianare i debiti della madre, e si domandò se anche Chloe avesse problemi simili. Il denaro era l'ultimo pensiero nella vita di Joe e Sophie, il padre era benestante di famiglia e con il lavoro si permetteva lunghe ferie estive e vacanze in giro per il mondo.

Chloe era stata ammessa dopo l'inizio dell'anno e aveva i professori alle costole, il preside aveva curato di persona il caso e aveva raccomandato a Clarisse e al corpo di rappresentanti di introdurla al meglio nella scuola. Se si poteva permettere la retta dell'Accademia doveva trattarsi di altro.

«Joe.» Sophie gli punzecchiò il braccio. «Puoi chiedere tu a mamma se posso dormire da Anna oggi? Per favore!» aggiunse, credendo che quelle due parole fossero la chiave magica per avere ogni desiderio.

Con loro padre era così per tante situazioni, aveva rimediato una cucina giocattolo nuova di zecca e tre barbie con i vestiti da ballo. Joseph aveva rimediato la promessa di una macchina nuova alla fine dell'anno, dopo aver superato l'esame pratico della patente e aver gli esami finali. Gli era parsa una fregatura.

«Perché non glielo chiedi tu? Cosa nascondi?» la interrogò.

«Anna fa un pigiama party e ha invitato me e Olivia. C'è anche suo fratello.»

La sua amica Olivia aveva un fratello gemello di nome Austin, lo aveva visto ad un paio di partite nello stadio Wembley. Aveva sei anni e come ogni bambino gridava e venerava i suoi giocatori del cuore, ma era anche un essere maschile e una punta di protezione gli animò lo sguardo.

«Scordatelo» la zittì.

Aveva parlato di sua madre perché sapeva che suo padre le avrebbe detto di no. Aveva visto il bigliettino di auguri a forma di criceto di Anne, avrebbe fatto una festicciola a casa quel pomeriggio e conoscendole volevano stare in piedi fino a tardi a vedere un film horror.

Imperial wolver ITahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon