XIII

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(Elsa)

«La storia dell'America è vera?» la interrogò. «O hai mentito?»

«Dopo la trasformazione Ru mi ha trascinata con sé. Un Licantropo puro ne può trasformare solo un altro nella sua vita e ha dovuto tenermi, per lui ero importante, gli davo potere. Aveva un branco, una decina di ragazzi che lo seguivano in cerca di una guida e lui... era crudele. Si approfittava dei loro bisogni per manipolarli. Ci minacciava. Ci aveva portati in America perché voleva prendessimo un cristallo raro...»

«Uno come quello.» Joseph indicò la collana. «È quello che ci ha condotti qui.»

«È un collegamento, fa da ponte. Questi cristalli si trovano solo nella Grande montagna, vicino al permafrost. Canalizzano l'energia di Arcadia e permettono di arrivarci, la maggior parte di chi vive qui ne ha uno. Li guida nell'andare e tornare, per questo nessun forestiero riesce a trovare l'isola. È nascosta.»

Joseph trattenne un singulto. Se Arcadia era avvolta dalla magia avrebbero avuto difficoltà a tornare sulla terra ferma.

«E tua madre?» insisté. «Hai detto che è nata a Wolverhampton ed è venuta qui.»

«L'ha portata mio padre e lui era il guerriero migliore dell'isola. Pensi che qualcuno avrebbe osato dirgli qualcosa? Tu non l'hai conosciuto, Zero metteva paura alla gente» lo liquidò pensosa. «C'è solo una cosa che non capisco. Non ho aperto io il collegamento per Arcadia, io qui nemmeno ci dovrei essere.»

Un campanello d'allarme gli suonò nella testa. «Nella foresta l'altra notte...»

«Io volevo andarmene via e tu mi hai fermata.»

«C'è qualcuno che ti voleva qui?»

Chloe fece un freddo sorriso. «Ne dubito. In America eravamo in due. Io e un mio compagno, Noah. Siamo penetrati in una base militare e ci hanno accerchiati, lui ha attaccato e lo hanno ucciso. Gli altri hanno bloccato me. C'è una agenzia governativa della nazione che si occupa di questioni simili, di sovrannaturale, creature magiche o divergenze tra esse, l'OverTwo, e mi hanno aiutata.»

Una folata di vento si abbatté sulle finestrelle e Chloe sobbalzò.

«Aiutata?»

«A scappare.»

«A scappare da chi?»

«Da Ru. Dall'alpha.»

Deglutì e il senso di oppressione tornò da lei, facendole rendere conto di quello che aveva fatto. Aveva passato con lui quasi un anno, le aveva dato da mangiare e assicurato che fosse in gran forma, proprio come un mentore; non le aveva risparmiato il suo lato cruento, la bestia violenta che pretendeva di aver ragione costantemente.

Ru voleva – esigeva – di possedere il cristallo di cui aveva sentito parlare. Aveva pianificato da mesi la sua fuga e il tentativo solitario di Mitchell l'aveva dissuasa. Ru l'aveva trovato in pochissimo tempo e gli aveva staccato la testa, dando uno spettacolo agli altri. Rachel aveva pianto a lungo, invano.

«Tu non puoi scappare dall'alpha, specie se ti ha creato. C'è un legame, una specie di magia che in qualche modo percepisci. Quella notte eravamo io e Noah da soli, sarei dovuta tornare indietro, ma ho avuto paura. È arrivato un uomo di nome Alees e mi ha offerto aiuto. Ho accettato. Mi hanno tenuta con loro una settimana, mi hanno portato in Florida a Boca Raton e infine spedita in Inghilterra dai miei nonni materni. Si sono assicurati di lasciare delle tracce finte e fargli credere di essere morta...»

Chloe parlava con dubbio, piena di rimorso. In verità non era rimorso, bensì inquietudine, la sensazione di aver fatto tutto sbagliato e di essere in pericolo. Ru era intelligente e scaltro, sapeva che Chloe fosse scappata con quei soldati anziché tornare da lui. Per lui la fiducia era ogni cosa e lei l'aveva infranta, fidandosi del primo estraneo.

Imperial wolver IWhere stories live. Discover now