XVI

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(Gwyn)

Si assentarono per quasi tutta la durata delle vacanze natalizie e Joseph dovette rispondere ad un bel paio di domande. Andarono al pronto soccorso di Wolverhampton per inutili accertamenti, poi dovettero rispondere all'interrogatorio degli agenti Woods e Britton e spiegare il motivo del loro strambo vestiario. I genitori di Joseph erano al limite della pazzia, Natalie fu troppo sollevata per arrabbiarsi davvero e il padre lo minacciò di punirlo fino alla fine della sua esistenza.

Chloe non disse nulla e questo lo innervosì maggiormente; alla stazione della polizia venne a prenderla il coach Blake e senza dire una parola la trascinò con sé. Credeva di essere in guai molto più grandi e per fortuna gli agenti avevano sdrammatizzato l'accaduto con una classica fuga d'amore adolescenziale. Joseph accettò quella versione, si sorbirono un'ora di ramanzina da parte dei poliziotti e fu meglio di spiegare cosa fosse successo davvero. Li avrebbero presi per pazzi, o peggio: dire ad un adulto che una ragazza fosse un Licantropo, che esistesse un mondo nascosto, magico, equivaleva al dichiararsi schizofrenico.

Spiegò in modo raffazzonato che si fossero fatti una vacanza in città di nascosto e nessuno fece ulteriori indagini. A quanto pareva i ragazzini scappavano e facevano sciocchezze continuamente, in più avevano tra le mani un altro caso ed erano impegnati.

Chloe scomparve dalla sua vita e Joseph si disse che fosse meglio così: trascorse il resto delle vacanze natalizie a casa, senza libertà condizionata dei suoi genitori. Per Arthur era stata del figlio l'idea di girovagare senza avvertire nessuno, lasciandoli in preda al terrore. Aveva chiamato quattro volte i nonni di Chloe per scusarsi dell'accaduto, promettendo che non sarebbe successo una seconda volta.

Studiò e fece i compiti arretrati. La mente era impegnata altrove, faticava ad addormentarsi e quando si svegliava pensava di aver vissuto un sogno. Era assurdo pensare che quella storia fosse vera. Dylan, Elsa, Bjørn, Einar e Alba non esistevano. Doveva aver battuto la testa nel bosco ed era svenuto.

Fu facendosi la doccia e raschiandosi la cenere del rito folkoristico che si rese conto che fosse reale. Era stato ad Arcadia, aveva conosciuto dei veri Licantropi ed un autentico principe. Con la calma sentì l'eccitazione crescergli nel ventre, seguita da un'ansia indomabile.

Chloe aveva tanti segreti, troppi per una singola persona, e il peggiore era che era stata complice della morte dei suoi genitori. Era successo qualcosa di orrendo la notte della trasformazione, i suoi amici avevano tentato di aiutarla senza successo, e Chleo aveva preso il sopravvento, stimolata dalle emozioni di disperazione.

Picchiettava la penna sul quaderno, disegnando la sagoma di un lupo e lo dipinse di nero. Aveva un'aria feroce e si domandò se Ru somigliasse a quel disegno. Aveva perso un torneo ed era stato spinto a trasformare Chloe, asservendola a sé, l'aveva lasciata disintegrare i grammi di umanità rimasti e aveva atteso nell'ombra. Si era arrabbiato numerose volte alle partite di calcio, aveva assaporato il sapore della sconfitta, ma non aveva mai desiderato punire gli avversari, tanto meno in un gioco onesto.

Chloe era Chleo e viceversa, avevano sviluppato personalità diverse, ma i sentimenti alla base erano uguali. Amava i suoi genitori, specie suo padre, e credeva fosse troppo strano che il campione più famoso dell'isola, Zero, fosse morto. Arcadia era ricolma di Licantropi invidiosi della sua posizione, possibile che fosse stata la sua stessa figlia ad ucciderlo?

Si staccò dalla scrivania nel pomeriggio. Aveva ricevuto le chiamate di quasi tutti i membri della squadra, chiedendogli spiegazioni sulla fuga misteriosa e dettagli piccanti. Il padre di Harry Parker era detective e le notizie erano trapelate in fretta.

«Posso uscire a fare due passi?» domandò Joseph. Suo padre non gli rispose e Natalie era concentrata sul tortino di spinaci in forno. «Sono confinato qui da giorni, sto impazzendo!»

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