Facoltà

Viola Torre, di origini italiane ed emigrata a Londra per motivi di lavoro del padre. Nella sua vita avrebbe potuto rincorrere molti sogni ed opportunità, ma il divorzio dei suoi genitori aveva spento ogni minimo tentativo. Non aveva voluto stare con sua madre, troppo lavoro e il suo nuovo compagno non le piaceva affatto; non condivideva nulla delle sue passioni, il disegno lo annoiava e la fotografia la trovava insulsa. I discorsi, poi, che sentiva durante i pasti la mettevano sempre a disagio. Alla prima occasione aveva deciso di seguire il padre in Inghilterra. La casa dove si erano trasferiti non era molto grande, ma aveva quell'aria di montagna che lei aveva sempre amato, la moquette e i mobili di legno profumato davano quel tocco rustico.

Che lavoro facesse suo padre lei non se l'era mai chiesto, almeno con lui preferiva evitare l'argomento e vivere tranquilla quella loro convivenza. Giorgio non aveva una compagna, viveva da solo e il tempo libero cercava di sfruttarlo al meglio con sua figlia tra gite e, alla prima occasione, difendere sempre e comunque la sua ex moglie. Sapeva bene quanto a Viola desse fastidio, ma non voleva accettare che sua figlia non volesse avere contatti con la madre.

Ultimamente, però, aveva visto la ragazza piuttosto contenta, sempre con il sorriso sulle labbra. Il motivo lo aveva iniziato a immaginare.

Era seduta sull'altalena che gli aveva fabbricato il padre, dondolandosi e spingendosi con le gambe mantenendo saldi i piedi a terra. Fissava il vuoto, persa nel suo mondo canticchiando una melodia leggera. Giorgio avrebbe voluto aumentare la sua gioia misteriosa, aveva una splendida notizia riguardo ai suoi guadagni. Non avrebbe fornito dettagli però, al posto di lavoro gli era stato proibito.

"Sei allegra in questi giorni Rondinina" le si avvicinò con la sua solita andatura un po' ondeggiante, aveva una corporatura piuttosto robusta e non riusciva per tanto a mantenere una posizione dritta e ferma.

Lei gli sorrise fermando l'altalena: "Molto, ma non ti dirò il motivo, non mi faresti più uscire di casa" ridacchiò prendendo in giro la gelosia del padre.

Era per lo più un loro giochetto personale e affettuoso: Viola era anche troppo brava per avere diciotto anni, e scherzare su eventi assolutamente normali che per lei erano improbabili era un modo per provare a vivere come una famiglia normale. Giorgio non provò nemmeno a tirare a indovinare, rispettando gli spazi della figlia. Fremeva per la notizia ma voleva trovare le giuste parole, per non sembrare uno sprovveduto che accettava il primo incarico che gli si presentava davanti.

Optò quindi per lasciarla intendere pian piano: "Ricordi quella facoltà a cui volevi iscriverti?" le chiese guardandosi le punte degli scarponi pesanti. Era stato un buon inizio? Non ne era molto sicuro, non era mai stato bravo con le parole: "Credo di aver trovato una soluzione".

Viola lo guardò perplessa: "Non stai dicendo sul serio vero? Ne abbiamo già parlato..."

"Dico davvero Viola, sono serio" dopo qualche secondo la guardò negli occhi, "Ho ricevuto un incarico che ci aiuterà con i tuoi studi".

Viola rimase a bocca aperta, impietrita sull'altalena.

Vedere la sincera e allegra sorpresa iniziare a brillare negli occhi della figlia gli scaldò il cuore, e provocò una piacevole sensazione dentro l'anima dell'uomo. Per la prima volta sentiva di aver fatto qualcosa di concreto per la sua felicità. Viola desiderava così tanto poter frequentare la facoltà di biologia naturale, in quel periodo andava per la maggiore e i prezzi erano schizzati alle stelle. Quando la ragazza aveva anche scoperto che tutte le sue amiche avrebbero studiato nella stessa zona, aveva espresso apertamente la richiesta, constatando purtroppo che suo padre non avrebbe potuto pagare gli studi.

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