Sorrisi

Tiffany percorse l'atrio della facoltà per la quarta volta, si voltò di nuovo verso la porta cercando di scorgere la figura di Viola. Evidentemente aveva deciso di iniziare a farsi riconoscere come studentessa ritardataria anche in un college prestigioso come quello, non sarebbe mai cambiata. E dire che aveva promesso di mettersi più in gioco, e soprattutto di dimostrarsi più matura, non era certo un buon inizio. Tra poco sarebbero iniziate le lezioni, e Tiffany non voleva certo ritardare, ma aveva promesso di aspettare la sua amica ogni mattina per raggiungere insieme le aule dei loro corsi; aveva anche rinunciato a seguire il gruppo delle sue compagne. Era incredibile: Viola non le rendeva mica le cose facili, adesso avrebbero fatto tardi in due e si sarebbero prese una bella sgridata con tanto di ammonizione, e in quella facoltà non scherzavano affatto.

"Tiff!" la voce dell'italiana fece voltare di nuovo, e nel vederla oltrepassare l'ingresso, Tiffany fece un sospiro di sollievo.

"Finalmente... stavo iniziando a pensare che non ti saresti fatta più vedere. Lo sai quanto sono esigenti gli insegnanti in questo posto..." bisbigliò cercando di una farsi sentire dalla donna in reception, non avrebbe certamente gradito un commento del genere. Poi si accorse che la sua amica non si era ancora tolta il sorriso dal volto: "Ti vedo contenta. Abbiamo buone notizie?"

"Oh Tiffany, non puoi capire: ricordi il ragazzo di cui vi parlavo? Ti ricordi Simon? Bene: sappi che grazie a lui adesso la sottoscritta ha un lavoro, uno vero, regolare!"

"Un lavoro? E cosa dovresti farci?" chiese l'amica, ammettendo di aver osato in modo stupido. Per volere un lavoro c'era una sola motivazione, e riguardava sempre il lato economico, possibile che Viola fosse messa male fino a quel punto?

"Cosa dovrei farci? Be' papà guadagna poco, e non voglio portargli via altri soldi. Voglio pagare la retta scolastica con lo stipendio che guadagnerò. Sì lo so, so bene a cosa stai pensando: riuscirò a stare dentro le rette, vedrai" Viola sinceramente era stanca di sentirsi dare della pazza, di sentire che poteva essersi lanciata in un'impresa troppo grande. Lo sapeva che avrebbe dovuto fare dei grandi sforzi, ma sapeva anche di poter contare su Simon e sulle sue parole di incoraggiamento, e poi due paghe schifose potevano sempre portare ad una più fruttuosa.

Tiffany annuì piano con la testa: "Capisco... quindi hai ritrovato il ragazzo della Cioccolateria?"

"Sì! Una sera. Io avevo... litigato con mio padre e avevo deciso di allontanarsi da casa per un po'. Simon é stato molto carino a prendersi cura di me..."

"Prendersi cura di te, eh?"

Viola arrossì all'istante, si era spinta forse troppo in fondo con i dettagli della vicenda che l'aveva vista protagonista, insieme al giovane britannico con cui aveva deciso di avere anche un secondo appuntamento del tutto inaspettato, dopo il primo che le aveva chiesto con non poca fatica. Insomma: non era molto carino parlare della serata passata con Simon come se fosse stato solo un brutto momento di imbarazzo. Ma ormai il sasso sembrava essere stato lanciato troppo lontano, perché Tiffany decise che l'osso non doveva essere mollato tanto facilmente: "Avete per caso passato tutta la notte insieme?"

"Abbiamo..." Viola si bloccò per un attimo. Sì: in effetti avevano passato la notte insieme, ma in una camera di un B&B e in due letti separati, e ad una bella distanza. Niente di sconcio o illegale, tutto perfettamente eseguito in modo responsabile e consono. E se la sua amica ci teneva tanto a sentire qualche notizia di gossip, ne sarebbe rimasta delusa per questa volta: "... abbiamo dormito in due letti MOLTO LONTANI tra loro. Nessuna mano ha avuto la possibilità di sfiorare l'altra, nessun respiro addosso, nulla di nulla. Una semplice dormita... tra amici".

Wolf's EyesWhere stories live. Discover now