Hudson

Non chiamò. Rimase a fissare lo schermo del cellulare a ritmo di intervalli che duravano da una manciata di secondi a qualche minuto. Non chiamò. Viola si rese conto di averlo controllato tante volte che avrebbe giurato ne fosse diventata dipendente. Aveva ripetuto quel rituale per diversi giorni, fino a far passare una settimana, ma Simon non si era fatto più sentire.

Quella situazione le aveva attanagliano la mente e lo stomaco, l'aveva persa talmente sul personale che più di una volta si era ritrovata a vagare per le strade di Londra sperando di vederlo, ma del ragazzo proprio non vi era traccia. Era fortunata che le lezioni alla facoltà di Biologia Naturale fossero appena iniziate, il cui argomento per giorno non era ancora abbastanza complicato da richiedere la massima attenzione, altrimenti si sarebbe ritrovata già indietro con appunti e studio.

Si sentiva una stupida, le avevano sempre detto che se fosse passato troppo tempo senza che un ragazzo si fosse fatto sentire, voleva dire che il suddetto non ci teneva poi molto. Però lei questo non lo credeva, sentiva che quella definizione a Simon non si addiceva per niente. In qualche modo, i suoi occhi particolari al loro primo incontro prima, e al loro primo appuntamento dopo, le avevano trasmesso una sincerità che non aveva visto in nessun altro. Per questo moriva dalla voglia di sentirlo, e il suo silenzio diventava sempre più tagliente man mano che i minuti passavano.

Se solo quel ragazzo avesse avuto un qualsiasi tipo di contatto... adesso Viola non si starebbe arrovellando su questioni che non poteva gestire che le stavano facendo venire il sangue amaro.

Poi un contatto improvviso sulla spalla la fece sussultare: "Aspetti una chiamata importante?" chiese una voce sommessa e colma, che lei riconobbe quasi subito. Si girò e i suoi occhi incrociarono il viso radioso del ragazzo che aveva incontrato quel giorno denti la struttura, cercando di ottenere informazioni che erano diventate impossibili da ricavare con l'accettazione che si era trovata davanti.

"Diciamo di sì. Una persona a cui tengo. Ma non si fa sentire" mormorò a bassa voce, per una disturbare quella spiegazione che aveva già perso a metà.

"Deve essere proprio una persona che adora farsi desiderare, allora".

No, Simon non era un soggetto a cui piaceva far attendere l'altra parte. Lo aveva capito il giorno in cui le aveva telefonato - che adesso ricordare quasi con nostalgia sapendolo ormai tanto lontano.

"Io sono Hudson, comunque. Con chi o il piacere di parlare?"

"Viola, e se non presto attenzione almeno alle ultime parti dell'argomento, tuo che il tuo piacere durerà molto poco".

Adesso però, che si era resa conto di avere un viso conosciuto dietro di sé, le venne ancora più difficile ascoltare le parole della professoressa, che per altro erano interessanti quanto un netturbino notturno durante un turno privo di servizi: una vera noia. Si ritrovò quindi a pensare a tante cose in pochissimo tempo; il suo telefono restare senza modifiche, il suo quaderno ordinato per gli appunti era tutt'ora intenso e lo sguardo di Hudson puntato dietro alla nuca contribuiva solo a distrarla di più. Il mondo doveva avercela con lei in quei giorni, non gliene stava andando dritta una.

"Se posso darti una notizia..." ripartì all'attacco il ragazzo, "Hai solo un modo per non preoccuparti troppo delle lezioni".

"E magari tu sei l'esperto che mi svelerà questo segreto?"

"Sono qui apposta" anche dietro di lei, Viola avrebbe giurato che avesse fatto l'occhiolino, "Devi entrare nelle loro grazie. Fare un po' la ruffiana".

Wolf's EyesWhere stories live. Discover now