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Stranezze

Emma si appoggiò al pilastro di mattoni a cui era stato attaccato il cancello. Ormai erano le undici passate e Viola ancora non si faceva vedere; eppure non era mai stata una grande ritardataria, conoscendo la sua inclinazione alla perfezione totale. Era sempre stata così, le altre volte: tutto girava secondo uno schema che si era programmata il momento prima e solo con quello le giornate insieme diventavano un'ordinata e divertente uscita. In questo somigliava molto a sua sorella Grace, ligia ad un programma preciso e senza obiezioni che lo stravolgessero. Infatti si erano date appuntamento davanti a casa Torre alle dieci per andare poi a parlare davanti a un caffè un centro, ed era passata oltre un'ora, voleva dire che lo studio matto che si era imposta era durato davvero tanto.

Controllò il telefono per eventuali messaggi di scuse, di avviso o di altra natura che potesse dare un segno di vita della sua amica italiana. Viola doveva essersi anche autoimposta il divieto di tecnologia pur di entrare alla facoltà di Biologia Naturale, non aveva nemmeno acceso il dell'umore. Le poche chiamate erano subito cadute in segreteria telefonica.

Ma dove diavolo è finita... un altro minuto appoggiata a quel pilastro di mattoni ed Emma avrebbe girato i tacchi andando da sola alla caffetteria in centro, se Viola non si fosse presentata.

"Aspetta, aspetta, aspetta!" la voce sempre più vicina dell'italiana la fece sussultare, proprio mentre stava già avviandosi verso la strada principale.

"Era ora. Stavo facendo il muschio qui..."

"Scusa! Dovevo sistemare una cosa..."

Emma la bloccò con una mano, sapevano in due che non era vero e si capiva dalla capigliatura ancora spettinata. Doveva aver studiato fino a tardi, e doveva essersi dimenticata di impostare la sveglia.

"Viola Torre, tu non sei capace di dire bugie credibili, specie quando vieni colta in flagrante".

Viola le fece la linguaccia, anche se sapeva bene che Emma aveva centrato il punto.

"So che non vedi l'ora di entrare nella facoltà di Biologia Naturale, ma non puoi accelerare i tempi. Nemmeno se studi fino a tarda notte".

"Vero ma... gli esami per mettermi in pari saranno molto duri e non voglio sentirmi impreparata".

Emma era la sorella minore di Grace, aveva tre anni in meno e a differenza delle altre ragazze non aveva mai preso molto parte alle loro uscite. Per lo più lei e Viola si erano sempre viste da sole, eccetto la sera in Cioccolateria dove avevano incontrato per la prima volta Simon. Viola l'aveva sempre considerata una presenza con cui potersi confidare in questioni molto più profonde e serie, anche se questo significava lasciare indietro le altre tre. Un po' le dispiaceva, ma aveva imparato ad accettare il fatto che certe conversazioni e situazioni personali erano fuori dalla loro portata. Tiffany per prima non era abituata a parlare di problemi personali, essendo sempre stata una che preferiva risolvere da sole e le altre due non avevano mai avuto la serietà adatta per fornire aiuti e consigli.

Con questo non voleva dire che non le considerasse vere amiche, anzi: avevano sempre dimostrato di tenere a lei e fare di tutto in ogni momento, Viola aveva solo definito il ruolo giusto alle persone giuste.

Giorgio uscì dalla portafinestra poco dopo, con in mano la sua tazza di caffè ancora fumante. Osservò le due ragazze discutere e, talvolta, ridere di gusto. Dentro di sé sentiva ancora un forte senso di disagio nell'incrociare lo sguardo della figlia, forse per la consapevolezza che prima o poi non sarebbe più riuscito a mantenere il segreto.

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