Capitolo 1

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Giovedì, 17 ottobre 2024

Guidai durante la notte per riportare le mie amiche a casa, entrambe dormivano in modo profondo; dunque, mi facevo compagnia con della sana musica anni Ottanta, la strada ad un certo punto si fece ipnotica, a causa del modo in cui le strisce bianche e il nero dell'asfalto si alternavano e sembravano fondersi in una danza. Inevitabilmente, finii a pensare a quella ragazza, alla sua voce, ai suoi occhi... credo di non averne mai visti così profondi, mi aveva mandata in confusione totale e non riuscivo a capire come ci fosse riuscita e ammetto che sarei rimasta a parlare con lei tutta la notte.

Mi aveva stregato, con la sua capacità di essere riuscita a farmi aprire in quel modo, al suo sguardo, al modo in cui quell'uniforme le stesse a pennello. Mi sentivo tremendamente euforica, ero felice, e l'idea che stessi per partire iniziò a non pesarmi più di tanto, guardai Giò e Mena tramite lo specchietto e pensai a quanto sarebbero state felici senza di me. io sarei stata bene, avrei avuto l'occasione per ricominciare e rimettere ordine nella mia vita.

Prima di tornare a casa, decidemmo di fermarci in un bar a fare colazione con il più classico cornetto e cappuccino, le due sembravano ancora stravolte a causa dei postumi, mentre io mi sentivo piena di energie, forse era l'adrenalina o le preoccupazioni del viaggio che mi rendevano così iperattiva. Non avevo mai avvertito così tanta voglia di fare in tutta la mia vita, mi sentivo piena di idee, di fantasia,

‹‹guardala! Secondo me è innamorata!›› disse Menuccia, io scossi la testa e procedetti a chiudermi una sigaretta che, insieme alla caffeina, era una combo perfetta

‹‹no, sei proprio fuori strada!›› dissi, per poi espellere il fumo, la ragazza fece una smorfia ‹‹non puoi negare niente! Te lo si legge negli occhi›› ribatté, confermando l'ovvio che io, al contrario, fossi tanto spaventata di ammettere

‹‹non sto negando niente! Sono solo felice›› replicai, quasi offesa,

‹‹venerdì parto per San Diego, Menù, sono solo felice di questa opportunità›› aggiunsi,

‹‹e quindi non sei così contenta per quella ragazza, sembravate così... intime›› domandò confusa, io scossi la testa e feci spallucce,

‹‹Andiamo! Come posso innamorarmi di qualcuno di cui non conosco neanche il nome, che non sono neanche sicura che rivedrò?» - ribatto, cercando di far prevalere le mie ragioni.

Le mie amiche risero di gusto, ma non dissero nient'altro, consapevoli che avrei avuto comunque la risposta pronta.

A quel punto, ci alzammo dal tavolo e arrivò il momento di pagare, aprii il portafogli e offrii loro la colazione con l'ultima banconota. Io guidavo, Giò scelse la colonna sonora con cui iniziare la giornata, la rossa riprese a dormire comodamente sdraiata sui sedili posteriori.

Il viaggio fu lungo, ma tranquillo e al mio lato destro iniziò a profilarsi il mare del Golfo di Salerno, nonostante ci fossi nata e cresciuta, quel panorama continuava ad emozionarmi, e lo avrebbe fatto sempre.

Nel frattempo, anche Giovanna si era addormentata di nuovo, appoggiando la testa sul finestrino, mentre la musica da lei scelta restava in riproduzione.

Dopo aver riaccompagnato le mie amiche alle loro rispettive case, finalmente, potetti fare lo stesso e concedermi una bella dormita... magari mi sarebbe servita a dimenticarmi quella meraviglia, assurdo... non conoscevo neanche il suo nome.

Mi sentivo in alto mare, con l'acqua fino al collo... le opzioni erano due: dimenticarla o permetterle di divorarmi l'anima.

ero ben consapevole di non esserne in grado, non ci sarei mai riuscita. Sarebbe stato un reato anche solo provarci, ormai la sentivo attaccata a me come uno dei miei tatuaggi.

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