Capitolo 2

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Jen

14:30

Avevo chiamato a rapporto il plotone ordinandogli di disporsi in fila ordinata nel piazzale antistante l'area di atterraggio, in questo modo potevo spiegargli il motivo per cui erano lì.

Tutti prestavano attenzione a quello che avevo da dire, tutti erano interessati, tranne uno. Continuava ad interrompere il mio discorso, parlandomi da sopra, specialmente nelle parti importanti in cui spiegavo i tre elementi fondanti la missione. Lo ignorai, preferendo la professionalità al perdere tempo prezioso con un individuo come lui, per il quale sarebbe stato solo uno spreco di fiato e nulla di più.

Le parole di quel ragazzo riecheggiavano nel piazzale, commenti inopportuni che cercavano di minare alla mia autorità che stavo cercando di stabilire.

- «Tenente, pensavo fossimo prossimi a fare un'operazione militare, non una conferenza tediosa!» - dice sarcastico, ma io non persi la calma e continuai a parlare. Nel mio lavoro ci sarebbero stati sempre uomini che non concepivano un essere femminile in posizione di comando.

Non c'era spazio per il dileggio, proseguii il discorso esplicando la complessità dell'esercitazione e dell'importanza del mantenere costantemente le comunicazioni con la Prima Compagnia d'Assalto del Battaglione San Marco,

- «la stronza ha anche il coraggio di ignorarmi!» - replicò, speranzoso in una mia risposta fuori posto.

Nonostante le provocazioni, concentrai la mia attenzione su coloro che mostravano vera dedizione al compito. A quelle parole preferii reagire con professionalità, qualità che avrebbe sempre guidato ogni mia decisione durante l'esercitazione, e avrei dimostrato che nessuno avrebbe potuto mettere in discussione la mia autorità.

- ‹‹mi aspetto da voi massimo impegno e dedizione, questa operazione è importante per affinare le nostre abilità e, allo stesso tempo, fare in modo che i rapporti con i nostri alleati siano più forti che mai!›› - dico, prendendo un respiro profondo, feci per aprire nuovamente bocca, quando Kyle intervenne di nuovo,

- ‹‹tenente, dov'è suo padre?›› - chiede, con fare sarcastico, mantenni ancora la calma,

- ‹‹dica come è esploso in aria, che è morto come un pezzente, o si vergogna?›› - disse, cercando di vedere una mia minima reazione, ma non gli diedi quella soddisfazione, le sue parole erano taglienti, colpirono dritto al cuore, ma in qualche modo riuscii a resistere alla tentazione, preferendo restare salda al mio lavoro,

- ‹‹le circostanze della morte di mio padre non riguardano questa missione, caporale! Consiglio a tutti voi di restare concentrati sui compiti che abbiamo da svolgere; sono stata chiara?›› - conclusi il discorso, - ‹‹ora, salite a bordo dell'elicottero, abbiamo del lavoro da fare›› - dico, indicando i velivoli alle loro spalle, pronto al decollo.

Il plotone, diviso in due unità, avanzò verso i due elicotteri, salendo a bordo in modo ordinato. L'odore che mi accolse fu una mistura di componenti meccanici e attrezzature metalliche, di carburante e oli; un odore acre, aspro, eppure, caratteristico.

- ‹‹Tenente Foster, gli elicotteri sono pronti al decollo, signora!›› - mi informa il pilota,

- ‹‹ricevuto, tenente! Segnalate alla Compagnia italiana che stiamo arrivando, passo!›› - rispondo,

- ‹‹ricevuto, procediamo subito, chiudo!›› - in quel momento l'intera struttura iniziò a vibrare a causa dei rotori che, pian piano, acquisivano maggiore velocità; l'assistente di volo, con gesti chiari, segnalava via libera,

- ‹‹piloti, potete procedere con il decollo! Buona fortuna, Tenente Foster!›› - dice il ragazzo da terra tramite radio,

- ‹‹grazie, assistente. Partiamo subito!›› - risponde il nostro pilota.

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