Capitolo 7

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Il sole filtrava dalla finestra, i cui raggi arrivarono fastidiosi ai miei occhi, li aprii lentamente e guardai l'orario, erano appena le sette del mattino, rimasi dunque qualche istante sdraiata, intenta a fissare il soffitto, sospirai pensando alla conversazione avuta con Jen prima di addormentarmi; dovevo ancora abituarmi all'idea che fossi così lontana da casa ed ero consapevole che non fosse un percorso semplice da intraprendere ma, qualcuno, mi aveva fatto intendere che non li avrei affrontato da sola; mi stiracchiai allungando braccia e gambe e sentii il leggero scricchiolio delle ossa mentre i muscoli si allentavano dopo una lunga notte di sonno.

Mi misi seduta, appoggiando la schiena al muro e, dopo uno sbadiglio e una strizzata di occhi, mi alzai con l'intento di controllare l'orario delle lezioni che sarebbero ricominciati lunedì.

Li stampai e li appesi alla mia scrivania, dopo di che, aprì il balcone ed uscì per fumare la prima sigaretta della giornata. Era una pessima abitudine, lo so, ma era la mia routine prima di iniziare a carburare.

Mentre aspiravo e cacciavo il fumo ripensai alla sera prima passata in compagnia di Jen, era proprio come me la immaginavo... profonda, allegra, eccitante... al modo in cui mi aveva fatta sentire al sicuro.

Mi stavo rilassando, qualcuno bussò alla porta della mia stanza, era Vic che aveva dimenticato le chiavi,

«scusa coinquilina, non volevo disturbarti solo... ho bisogno del mio letto» dice, tuffandocisi. Io risi 

«presumo che la serata sia andata bene, eh?» come risposta ottenni solo un brontolio e un accenno di russamento, sorrisi e le sistemai le coperte in modo che non avesse freddo e presi le mie cose per una doccia veloce.

Uscii dalla stanza camminando in direzione bagni, entrai, e come prima cosa mi lavai i denti, poi mi spogliai e mi gettai sotto il getto d'acqua, era gelido, ma era tutto quello di cui avevo bisogno per zittire i pensieri, impazziti come uno sciame di api. Tanto spaventosi quanto utili all'ambiente.

L'acqua che mi scorreva lungo il collo era una piacevole sensazione, chiusi gli occhi, cercando di trasportarmi in un pianeta nuovo, sul quale non esistesse l'ansia.

Mi sciacquai i capelli e, dopo aver chiuso l'acqua, li raccolsi in una specie di turbante, dopo di che, uscì dalla doccia e infilai l'intimo pulito, poi mi sedetti sulla panca e spalmai la crema idratante sui tatuaggi per tenerli sempre vividi ed evitare che sbiadissero, quel massaggio mi aiutava a sciogliere i nervi, a rilassarmi completamente, smettendo di pensare. Ma anche le cose belle sono destinate a morire, no?

Tre ragazze entrarono, parlavano tra di loro, i soliti discorsi tra ragazze a cui, inizialmente, non prestai particolarmente attenzione. Fin quando, non nominarono Jen e la "misteriosa" ragazza con avesse ballato e, a quel punto, drizzai le orecchie, per capire fin dove si sarebbero spinte.

‹‹l'avete vista quella cozza come ballava azzeccata a Jennifer?›› domandò la rossa, le due annuirono

‹‹sì, è strana forte la ragazza, mi chiedo da dove sia spuntata fuori» rispose l'amica, io ridacchiai

«ma Jen sembra così tanto presa da lei...infondo sono belle insieme, non trovi?» commentò la mora, Grace scosse la testa

«non azzardarti a dire una cosa simile, mai più!» replicò la rossa, tentando di celare la sua gelosia.

Le tre ragazze continuavano a spettegolare su di me e sulla mia interazione con Jen, così, decisi di fare la mia magica apparizione, mi alzai il pantalone, chiudendo la zip e, ancora in reggiseno, mi andai a sciacquare le mani. A quel punto, la scena si raggelò.

Non fiatava neanche una mosca, e adorai l'espressione sui loro volti: tensione, confusione, sorpresa, le loro pupille erano dilatate e i loro corpi rigidi. Risi di fronte alle loro reazioni.

From The Same StarWhere stories live. Discover now