Capitolo 3

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Sabato, 19 ottobre 2024

Ero a tavola con i miei genitori, eravamo in silenzio, intenti a guardare le notizie che scorrevano al telegiornale. Ero abituata a quel tipo di situazioni, d'altronde... ci stavamo preparando a salutarci per un periodo di tempo indefinito, mia madre continuava a singhiozzare ‹‹mamma... ti prego... non rendiamo tutto questo difficile›› dissi, aspettandomi anche la risposta ‹‹e ti sembra semplice? Non ti vedrò per casa per tre anni!›› rispose ‹‹credi non lo sappia? Credi non mi mancheranno i vostri richiami quando faccio qualcosa di sbagliato? Credi che per me sia semplice pensare di dovermi abituare a qualcosa di nuovo? Mamma... dovrò imparare a fare la lavatrice da sola...›› dissi ironica, lei rise ‹‹e puoi stare tranquilla... vado in California, non in una zona di guerra!›› cercai di rassicurarla.

Prima di partire avevo fissato un appuntamento dal parrucchiere, per accorciare i capelli, e assomigliare di più all'immagine che avevo di me in testa, finì di mangiare, presi i piatti di tutti e li misi nel lavabo.

‹‹dai, lascia fare a me... non vorrai stancarti prima di partire?›› chiese mia madre ironica ‹‹no, ma... da domani non potrò farlo più›› risposi, insaponando la spugnetta.

‹‹a che ora devi andare dal parrucchiere?›› mi chiede nuovamente, era come se approfittasse di tutte le occasioni possibili per parlarmi ancora da vicino, sentire la mia voce ‹‹verso le cinque e mezza›› rispondo, dando poi un'occhiata all'orologio, e ripresi a svolgere il mio compito.

Forse avevo proferito tali parole per infondere speranza anche a me stessa, d'altronde ne avevo bisogno, no? Stavo per compiere un passo più lungo della gamba e dovevo farmi trovare pronta di fronte a qualsiasi tipo di strappo.

Ma all'improvviso mi ritrovai a pensare a quella ragazza in uniforme, quegli occhi azzurri mi erano entrati dentro l'anima, e per farla entrare... era bastato un sospiro, respirare per un breve istante la sua essenza, per catturarla e imprigionarla... non conoscevo neanche il suo nome, eppure, mi aveva ascoltata, pazientemente, come mai nessuno si era mai azzardato a fare, ed io mi ero fidata di una sconosciuta... tanto ero consapevole che non l'avrei più vista... ma non mi rendevo conto di quanto i nostri destini fossero incrociati, era oltre la nostra immaginazione.

Si erano fatte le quattro del pomeriggio, posai i piatti nella dispensa e filai in camera mia, mi sdraiai sul letto, fissavo il soffitto e le sue crepe, da piccola credevo fossero il frutto della mia mente, come una rappresentazione di quello che avevo dentro: crepe e la paura che avevo di ritrovarmi sepolta dai calcinacci delle mie paranoie, in quei momenti mi sentivo vuota, non avevo nessun tipo di pensiero né positivo né negativo. Ero una linea sottile, una barchetta di carta in balìa delle onde.

Ricordando l'appuntamento dal parrucchiere, mi alzai dal letto, rimasi per qualche istante a fissare la libreria di fronte a me, aveva accompagnato tutta la mia vita, era come se cercassi di aggrapparmi a qualsiasi cosa, in quella stanza tutto era parte di me, forse ero materialista ma mi stavo rendendo conto, piano piano, che stessi salutando la mia realtà e di quanto lontano stessi per volare, era come se cercassi in tutti i modi di allontanare il pensiero dalla mia mente, ero pronta, ma... si è seriamente pronti a lasciare indietro tutto quello che si conosce? Si è davvero pronti a cambiare totalmente vita? Mi sentivo ad una sorta di bivio ed ero tentata di rimandare, ma ormai avevo speso soldi per prenotare il viaggio, avevo organizzato tutto... valeva la pena essere così tanto terrorizzata dalla vita? Il punto è che ero sul punto di fare paracadutismo senza paracadute... emozionante, no?

Sono nata e cresciuta a Salerno, per tutta la vita mi sono abituata al ritmo delle giornate passate qui, non frenetiche, quasi a ricordare l'ondeggiare delle barche al porto. Se potessi, conterei tutte le volte in cui mi sia fermata sul lungomare, sedendomi sulle panchine che affacciano sull'immenso azzurro. La mattina, la prima cosa che ho sempre fatto era aprire la finestra e lasciare che l'aria salata riempisse la mia camera, e la respiravo a pieni polmoni.

From The Same StarWhere stories live. Discover now