Capitolo 6

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21:30, dormitori del campus

Non avevo avuto un'illuminazione, né tanto meno cambiai idea riguardo alla festa a causa di Jen, ma... ero dall'altra parte del mondo, da sola, non avevo la minima idea di diventare un'eremita senza amici. Non ero mai stata l'anima della festa, non mi erano mai piaciute, eppure, quella sera decisi di dare uno strappo alle mie regole autoimposte, d'altronde, si hanno ventisei anni una sola volta nella vita, no?

Considerai il vestito che mi permetteva di mettere in risalto maggiormente i tatuaggi, dei quali andavo particolarmente fiera, prevalse quello bordeaux, aveva anche uno spacco sul fianco e compresi che quello fosse il vestito perfetto per la serata, cui abbinai un paio di tacchi neri, prima di uscire diedi un ultimo sguardo allo specchio per controllare che fosse tutto in ordine, sorridendo ai tatuaggi in vista, erano la ragione per cui avessi iniziato ad acquisire fiducia in me stessa, al punto che avessi iniziato ad apprezzare il modo in cui la gente spesso li guarda.

Camminavo spedita verso la meta, cercando di evitare gli sguardi di qualsiasi essere vivente incontravo lungo il percorso, mi sentivo completamente fuori luogo, non avevo mai avvertito il mio cuore battere in quel modo, tutta me stessa mi urlava di tornare indietro, che quello non fosse il luogo per me, ma quella sera decisi di mandare quelle voci al diavolo, una volta per tutte. Ero lì, avevo ricevuto addirittura i complimenti dalla direttrice, significava che, forse, meritavo il mio posto in quella università, quindi, dovevo smetterla di vivere all'interno delle mie paranoie di non essere abbastanza.

Prima di entrare in palestra, mi fermai per fumare una sigaretta, in fretta e furia, per prepararmi psicologicamente alla serata. Dovevo ancora metabolizzare dove fossi, per me ero ancora nel mio letto, abbracciata all'orsacchiotto, nella mia cameretta; insomma, nella mia mente ero ancora a Salerno, con la mia famiglia, eppure ero a San Diego.

Spensi il mozzicone nel posacenere all'ingresso e portai un piede dopo l'altro dentro, tra la marmaglia che danzava in modo disordinato, uno addosso all'altro. Le luci erano un mix di colori, blue, viola, bianco, la musica pulsava e assordava.

In qualche modo, riuscì a riconoscere Vic in lontananza che ballava con un ragazzo, immaginavo fosse Drew, li salutai con un cenno di mano; il ragazzo inizialmente ignorò il mio gesto, forse proprio per non infastidire Vic, quando riprovai a salutarli, lui bussò sulla spalla della mia amica e le fece cenno di voltarsi, indicandomi.

Lei sorrise e corse verso di me,

‹‹non avevi detto di essere troppo stanca per ballare?›› domanda divertita,

‹‹infatti, lo sono, ma... non potevo restare in camera ad ammuffire, no?›› rispondo, facendola ridere,

‹‹hai ragione! Vieni, ti presento i ragazzi!›› dice entusiasta, mi prese per il polso e, lentamente, facendosi strada tra la folla, raggiungemmo la sua comitiva.

‹‹ragazzi, lei è Sara, la mia nuova compagna di stanza!›› dice, alzando la voce e presentarmi, io sorrisi e strinsi le mani a tutti,

‹‹quelli sono veri?›› domanda un ragazzo, aveva i capelli neri e corti,

‹‹cosa, i tatuaggi? Sì, sono verissimi!›› rispondo, il ragazzo si fece vicino

‹‹sono davvero molto artistici... variopinti›› dice, sorrisi, colpita dalla sua opinione, di solito ai maschi non piacciono le ragazze con il mio stile, per altri i tatuaggi sono quasi segno di sporcizia, poche persone li vedono per quello che sono: arte e, per puro caso, lui era una di quelle poche persone.

‹‹da dove provieni?›› chiede ora quello che doveva essere Drew,

‹‹vengo dall'Italia, più precisamente da Salerno, una piccola città del sud›› rispondo, il ragazzo annuì rendendomi consapevole del fatto che non avesse ben capito la mia provenienza,

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