Capitolo 8

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Tornai in camera solo per cambiarmi, avevo il cuore a mille per la serata che stavo per vivere, nonostante non sapessi cosa sarebbe successo, e come.

Scelsi una maglietta dei Kiss ed una gonna in pelle nera, come scarpe un paio di anfibi neri della Levi's con i bordi rossi, mi alzai i capelli legandoli con un mollettone, lasciando che due ciocche cadessero ai lati della fronte.

Non appena terminai di applicare il lucidalabbra, qualcuno bussò alla porta

«sono Jen, tu sei pronta?» dice, urlando giusto per oltrepassare il legno

«sì, ora ti apro subito!» replicai, agendo subito.

Aprì la porta Jen mi guardò folgorata, con la bocca aperta «chiudi la bocca che stai sbavando» dico prendendola in giro, lei scuote la testa tornando sulla terraferma.

Prendo la borsa, chiudo a chiave la stanza e decisi di affidarmi completamente a lei. Mi ritrovai a sognare ad occhi aperti, con lei accanto a me mentre passeggiavamo in direzione del parcheggio.

La sua macchina era una Ford mustang Shelby del '69 nera, completamente lucidata e messa a nuovo

«wow!» dico, lei sorride e mi aprì la portiera

«si accomodi pure! Lasciami essere la tua autista privata» rispose lei, facendomi sedere al posto del passeggero.

Lei salì al posto di guida e, inserita la chiave nel cruscotto, mise in moto facendo ruggire il motore. Mentre accelerava, sentivo il sediolino vibrare sotto di me e il vento mi scompigliava i capelli, mentre mi godevo l'evolvere del paesaggio ancora illuminato dal timido sole di ottobre.

Jen era bella, concentrata a divertirsi alla guida, proprio come me quando prendevo la moto e immaginavo di essere sul tappeto volante di Aladdin, in fin dei conti ti senti libera e quasi convinta di fare qualsiasi cosa.

‹‹l'auto è favolosa›› dico, spezzando finalmente il silenzio

‹‹era di mio nonno, ed io davo spesso una mano a mio padre quando la sistemava›› risponde

‹‹avete fatto davvero un gran lavoro, sembra essere appena uscita dal concessionario›› lei sorrise e scalò la marcia

«grazie!» rispose teneramente.

San Diego iniziava a palesarsi lentamente davanti ai miei occhi, pian piano che avanzavamo, mi ricordava vagamente la città in cui sono nata e cresciuta, dove ho passato tutta la mia vita

«mi ricorda casa mia» dissi, lei sorrise e mi strinse la mano

«beh, spero che di poterti aiutare a sentirti a casa anche qui, sai...» rispose, per poi rimettere la mano sul cambio

«solo se sei compresa anche tu» rispondo, lei si morse il labbro e mi guardò attraverso lo specchietto

«è un invito?» domanda, io annuii

«sì, Jen!».

Jen accese lo stereo e mi passò il jack audio per collegare il cellulare e scegliere la musica

‹‹ti fidi dei miei gusti musicali?›› le chiesi, la ragazza rise ed io diedi un'occhiata alla playlist sul telefono, decidendo di affidarmi alla riproduzione casuale.

Take on me – A-Ha

Take on me

(take on me)

Take on me

(take on me)

I'll be gone

From The Same StarWhere stories live. Discover now