VI

503 30 0
                                    

è colpa mia?

Mi risvegliai con il viso tutto bagnato. Il periodo buio era tornato e nonostante provassi ad uscirne sarebbe sempre tornato. Mi alzai e andai in bagno per sciacquarmi. Mi disinfettai le ferite e ritornai in camera. Ero molto stanca e con le immagini di Marcus in testa. Mi alzai dal letto con le mani tra i capelli. Mi avvicinai all'armadio per vedere cosa mettere per andare alla stazione. Non ero molto in vena e avevo soprattutto ansia.

Uscii di casa velocemente e iniziai ad incamminarmi

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Uscii di casa velocemente e iniziai ad incamminarmi. Durante il tragitto passavano molte pattuglie e ambulanze. Notai dei giornalisti accanirsi dietro il Webster ma continuai cercando di non preoccuparmi. Arrivai davanti la stazione e facendo un respiro profondo entrai. L'agente che avevo incontrato camminando venne verso di me stringendomi la mano.
Brown: «Bene Sharon, mi segua»
Iniziò a camminare e io andai dopo di lui. Arrivammo davanti una porta che appena fu aperta rivelò una stanza con due sedie e una scrivania. L'agente chiuse la porta dietro di se e mi disse di accomodarmi. Mi guardai intorno cercando di realizzare dove fossi.
Brown: «Se permette possiamo iniziare»
Aprii un cassetto e prese un foglio.
Sharon: «Va bene, mi dica»
Anche non mostrandolo l'ansia stava prendendo il sopravvento.
Brown: «Sharon abbiamo fatto delle ricerche su di te, come puoi non avere un lavoro e pagare le spese condominiali?»
Non potevo dirli che spacciavo.
Sharon: «Io mi faccio aiutare dai miei genitori»
Brown: «Mi sono degnato di chiamarli e hanno detto che non sanno che lavoro fai e che a volte ti mandano i soldi per svolgere il tuo lavoro»
Sharon: «Beh si...»
Brown: «Non si sa nulla su di lei, è come sconosciuta a questa città»
Sharon: «Non è vero»
Brown: «Mi dica che lavoro fa»
Sharon: «Senta io non capisco perché lei insiste»
Brown: «Perché abita qua e nessuno sa nulla di lei»
Sharon: «Se fosse stato così sarebbe stato bello»
Iniziai a perdere tempo e lui stufo di me mi cacciò dicendo che mi sarei ritrovata delle pattuglie sotto casa, spaventoso. Dovevo andare da Andres ma come potevo se ero appena uscita dalla polizia. Cercai di togliere i sospetti prendendo un'altra strada e non quella che prendevo sempre. Riuscii ad arrivare in tempo.
Andres: «E ora che cazzo è successo»
Sharon: «Mi hanno chiamata in stazione per chiedermi che lavoro faccio ma è tutto sotto controllo»
Andres: «Se ci fai scoprire tu sei morta in tutti i sensi»
Sharon: «Ok, ora mi dici perché hai chiamato solo a me»
Andres: «Ti ricordo che hai dei clienti»
Strano che avevano decisi di restare.
Sharon: «Oh wow non lo sapevo»
Andres: «Ha chiesto solo di portarli dell'ecstasy»
Sharon: «Ma tutti i giorni devono drogarsi»
Andres: «Non far finta che non lo fai anche tu e poi non sai la loro vita privata»
Rimasi ferma a guardarlo e poi andai al bancone per prendere e nascondere tutto. Uscii dal bar senza salutarlo e andai verso l'indirizzo che aveva scritto. Ci misi un'ora ed ero stanchissima. Appena scesi vidi la villa di ieri. Come sempre entrai ammirando. Arrivò verso di me Bill, credo.
Bill: «Ciao..»
Sharon: «Non ti conosco ma non credo tu stia bene»
Bill: «Potrei dire lo stesso di te»
Abbassai lo sguardo. Due ragazzi si affrettarono a scendere al piano di sotto.
X: «Abbiamo udito una voce femminile»
I capelli lunghi ricadevano sulle spalle e gli occhi verdi iniziavano a fissarmi. Il ragazzo affianco a lui aveva i capelli biondi e gli occhi marroni. Si avvicinarono entrambi a Bill.
X: «E tu chi sei?»
Bill: «Lei è la nostra spacciatrice»
Allungò la mano verso di me e io la strinsi.
X: «Piacere Georg»
Il ragazzo affianco fece lo stesso.
X: «Io sono Gustav»
Sharon: «Il vostro amico rompi palle ha deciso di andarsene»
Georg: «Oh no non è facile da spiegare»
Era un tono triste quello con cui lo aveva detto.
Gustav: «Si forse potrebbe raccontarlo Bill»
Tutti ci voltammo verso Bill non ottenendo una risposta. Entrambi sospirarono guardandosi.
Georg: «Diciamo che è stato trovato stamattina con una grande quantità di droga assunta»
Oh cazzo se avessero scoperto di me di Andres e il resto ero davvero morta.
Gustav: «Hanno fatto dei controlli la polizia ha deciso di non farli nulla e quindi ora è in ospedale.»
Non mi dispiaceva affatto. Era stata colpa sua se ero tornata in quel periodo.
Sharon: «Basta con queste storie stressanti tenete»
Li passai la cocaina e subito dopo loro mi diedero i soldi.
Sharon: «Avete intenzione di smetterla di drogarvi? Io avrei una vita sociale e non sapete quanto rischio ogni volta che voi necessitate il bisogno della droga»
Iniziai a contare i soldi attendendo una loro risposta.
Gustav: «Si prima o poi smetteremo»
Bill: «Però io non vorrei perdere i contatti con te, sembri simpatica»
Annuirono tutti e io mi misi a ridere. Con lui avevo detto solo ciao e nient'altro. Dopo aver finito di contare i soldi li misi in borsa.
Georg: «A te interessano solo i soldi?»
Avrei voluto darli una risposta ma sarei stata troppo pesante.
Sharon: «Comunque sappiate che è impossibile che al vostro amico la polizia non li faccia nulla»
Georg: «Quando sei una star hai il culo parato»
Sharon: «Che cazzo c'entra ma poi star? Chi sarebbe?»
Gustav: «Strano che Tom non l'abbia ancora conquistata»
Si voltò verso di Bill che lo guardò a sua volta.
Sharon: «Mi potete dire perché lo chiamate star?»
Bill: «Non sa chi siamo?»
Gustav: «Eppure siamo conosciuti in tutta la germania»
Georg: «Ma forse è una turista»
Mi stava girando la testa.
Sharon: «Mi volete dire chi cazzo siete»
Bill: «Peccato che non ci conosci comunque siamo i Tokio Hotel»
Sharon: «Non ho mai sentito questo nome ma penso che la mia coinquilina vi conosca»
Loro sorrisero e prima di uscire mi voltai a darli uno sguardo.
Sharon: «Probabilmente ci rivedremo presto star drogate»
Mentre camminavo per tornare a casa iniziai s provare un senso di colpa. E se si fosse drogato per colpa mia? Non era comunque giusto che essendo una star a lui non facevano nulla. Mi stavo mangiando le unghie e quando vidi una taxi passare lo fermai. Ma che cogliona. Non volevo vederlo ma qualcosa mi diceva di andare. Li chiesi di portarli all'ospedale e si avviò. Poco dopo essere arrivati li lasciai la mazzetta di soldi e poi lo vidi andarsene. Feci un respiro profondo e poi entrai. Era arrivato il momento di fare la stronza con lo stronzo pur essendo in un periodo buio. Appena entrai una dottoressa venne verso di me.
X: «Salve come posso aiutarla?»
Sharon: «Dove si trova Tom?»
X: «Mi scusi, quale Tom?»
Sharon: «Em.. Tom..Tom»
Non sapevo il cognome ma poi mi venne un'idea.
Sharon: «Tom di quella band la»
X: «Ho capito e mi dispiace non facciamo entrare i fan»
Sharon: «Ma io non sono una fan»
X: «Devo avere l'approvazione del signor Tom Kaulitz, mi dica nome e cognome»
Prese un foglio e una penna.
Sharon: «Sharon Meyer»
Dopo aver scritto sul foglio andò verso l'ascensore e io feci lo stesso seguendola. Sarei potuta benissimo tornare indietro. Era colpa sua se ero di nuovo in quel periodo e ora stavo letteralmente andando in ospedale per vederlo? No, non era giusto perché se mi fossi ritrovata al suo posto nessuno sarebbe venuto e io sarei già in paradiso o all'inferno. Le porte dell'ascensore si aprirono e iniziammo a camminare. Era lungo quel corridoio. Ovviamente la stanza del principino doveva essere l'ultima nonché la più bella. La dottoressa entrò e io origliai la conversazione.
X: «Salve signor Kaulitz»
Tom: «Che succede?»
X: «Qualcuno è venuto a farli visita però devo avere l'accertamento che non sia una fan»
Dalla serratura vidi che li stava passando il foglio.
Tom: «La faccia entrare subito!»
La dottoressa si sbrigò ad uscire e aprire la porta. Io entrai ma non ero per niente felice di essere la.
Tom: «Perché sei venuta e poi chi ti ha detto dove potevi trovarmi?»
Sharon: «Non volevo venire e comunque i tuoi amici»
Tom: «Che cazzo vuoi?»
Sharon: «Il tuo no»
Tom: «Sei diventata simpatica, Sharon»
Perché non mi chiamava più Schlampe e perché m'interessava così tanto?
Sharon: «Perché mi tratti come se fossi una merda?»
Tom: «Non ti sto trattando in nessun modo per me tu sei solo una spacciatrice»
Sharon: «Allora perché mi segui e mi offri i passaggi in macchina se poi l'unica cosa che vuoi fare è ammazzarmi»
Improvvisamente nella stanza calò il silenzio. Io mi andai a sedere sopra il divanetto vicino al suo letto. Misi le mani alla testa e le maniche della felpa si abbassarono. Le garze usate per le ferite erano ormai visibili e Tom non esitò a tirarmi il braccio. Ormai le mie ginocchia toccavano il suolo e lui aveva tolto le garze.
Fissava con aria triste le ferite. Falso, credeva di riuscire a recitare la parte del compiaciuto così facilmente.
Tom: «È colpa mia?»
In realtà non sapevo che rispondere. Era colpa sua se mi erano tornate in mente le immagini di Marcus. In quello stato non riuscivo a dirli che era colpa sua. Era sdraiato sul letto dell'ospedale per colpa mia e io ero tornata nel periodo buio per colpa sua. In quel momento eravamo tutti e due talmente tanto deboli e sensibili.
Sharon: «Si è colpa tua»
Mi lasciò delicatamente il braccio per poi mettersi le mani sul volto. Non mi avrebbe chiesto scusa e non si sarebbe neanche forzato a piangere per me, ma infondo non m'interessava. Mi alzai e mi abbassai le maniche della felpa.
Tom: «Schlampe perché l'hai fatto?»
Sharon: «Ieri stringendomi i polsi in quel modo mi hai fatto tornare in mente qualcosa che doveva essere nel dimenticatoio»
Tom: «C'è qualcosa che io possa fare per sistemare tutto?»
Sharon: «Smetti di drogarti»
Non l'avrebbe mai fatto per una ragazza e sopratutto per me, la droga era un dipendenza e non potevi uscirne così facilmente.
Tom: «Sappiamo entrambi che è impossibile ma forse potrei iniziare diminuendo le richieste»
Sharon: «Sarebbe perfetto»
Uscii dalla stanza e li diedi un'ultima occhiata. Era davvero così tanto vulnerabile su quel lettino. Però purtroppo non potevo indebolirmi con qualcuno che mi avrebbe sicuramente fatto del male.

TOXIC ADDICTIONS - tom kaulitzWhere stories live. Discover now