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Mi dispiace

I poliziotti si avvicinavano sempre di più lanciandomi occhiatacce. Io nel mentre ero alzata e guardavo in basso per vedere se Tom stesse perdendo ancora sangue. Quando i poliziotti furono abbastanza vicini iniziarono a ispezionare Tom.
X: «Tu ora vieni in centrale con noi mentre per lui chiamate un'ambulanza»
Sharon: «No!»
Tutti si girarono a guardarmi.
Sharon: «No io sono innocente devo sapere che li succede»
X: «Non possiamo credere alle tue parole, dobbiamo interrogarti»
Sharon: «Seguitemi vi prego»
X: «Tu devi seguire a noi, non noi a te»
Abbassai le mani e la testa rassegnata. Sorpassai la porta di quel bar girandomi un'ultima volta per vedere Tom
posizionato su una barella. Non dovevo preoccuparmi io lo facevo solo per Bill non avrei voluto che soffrisse così tanto. Mi aprirono lo sportello della volante e io mi misi dentro mettendo le mani dietro la schiena. Chiusi gli occhi provando a rilassarmi almeno un momento ma fu impossibile per il rumore delle sirene. Appena arrivammo davanti la stazione di polizia mi sentii sollevata. Scesi dalla volante e andammo all'interno dove il Signor Brown ci stava aspettando. Mi accompagnarono davanti alla stanza dell'interrogatorio ma prima di entrare mi perquisirono. Non trovarono nulla così entrai senza problemi. Il Signor Brown mi guardava dritta negli occhi ma in tutti i modi cercavo di distogliere lo sguardo.
Brown: «Mi sono stancato di te, ti dovrebbero mettere subito dietro le sbarre!»
Sharon: «Se sono innocente no e poi sono venuta qua per fare un interrogatorio non per farmi mettere dietro la sbarre»
Brown: «Oggi è stata trovata con un corpo sanguinante tra le braccia, perché?»
Non li avrei di certo detto "Oh perché il mio capo che mi dava la droga per spacciare ha pensato che avessi fatto l'infame facendo si che venisse scoperto così mi ha rapita e mi voleva torturare fino alla morte". Avvicinai la sedia.
Sharon: «Ero in una stanza buia e poi ho sentito degli spari, sono andata sopra al tetto e Tom mi è comparso davanti io l'ho subito aiutato ma penso avesse perso i sensi, chiamai subito suo fratello e mi disse di portarlo in ospedale ma qualcosa me lo impedì»
Mi guardò iniziando a scrivere qualcosa. Aspettai tanto tempo iniziando anche a scocciarmi. Infine un poliziotto aprii la porta per farmi uscire lasciandomi con la curiosità di cosa ci fosse scritto su quel foglio. Mi buttarono letteralmente fuori dalla stazione senza dirmi nulla. Fuori faceva anche abbastanza freddo e non volevo farmela a piedi fino a casa. Non sapevo davvero dove andare. Per la prima volta chiamai i miei genitori.
X: «Pronto?»
Sharon: «Ciao...mamma»
X: «Perché ci chiami? A quest'ora non dovresti avere il turno serale?»
Mia madre pensava ancora che lavorassi in un normale bar.
Sharon: «No, mi hanno licenziata e io non conosco Magdeburgo»
X: «Cosa?! Sei scappata di casa perché dicevi che Magdeburgo era la città dei tuoi sogni, non cercarci più. Come noterai non ti stiamo mandando soldi e penso tu capisca il perché»
Sharon: «Mamma... lasciami spiegare»
Riattaccò subito e io sospirai. La batteria del mio telefono era bassa e non sarei riuscita a fare un'alta chiamata. Avrei voluto che la solita macchina nera passasse davanti a me pronta a portarmi a casa. Misi le mani fra i capelli sedendomi. Vidi un passante e lo fermai ma dal suo sguardo mi credeva pazza.
Sharon: «Mi scusi dove si trova l'ospedale»
X: «Continui dritto e poi svolti a sinistra»
Ringraziai e lo vidi scappare via. Feci la strada che parve poca ma era stancante. Mi affrettai a mettere una felpa. Continuai a camminare per un'altra mezz'ora. Era tutto così triste in quella città, le luci dei lampioni lampeggiavano, i volti delle persone erano arrabbiati e tristi, le nuvole grigie rimanevano per giorni non facendo mai splendere il sole e mi dispiace dire che il mio umore era proprio come quella città. Arrivai davanti all'ospedale dall'aria cupa. Varcai la soglia della porta guardandomi intorno e notando i dottori correre disperati. Andai alla segreteria. Una signorina sorridente mi accolse.
X: «Salve, come posso aiutarla?»
Sharon: «Io sto cercando Tom, Tom Kaulitz»
X: «Mi dispiace ma è stato detto di non far entrare persone a caso»
Sharon: «Io non sono una persona a caso»
X: «Aspetti»
La signorina salì le scale lasciandomi li ad aspettare. Guardavo le persone piangere disperate e le parole che speravo di non risentire più in tutta la mia vita "mi dispiace ma non c'è l'ha fatta". Guardai in basso cercando di strappare una pellicina. La signorina di prima torno chiedendomi nome e cognome che dissi subito. Salì di nuovo le scale lasciandomi nuovamente sola. Aspettai altri 15 minuti, quanto ci voleva. Quando tornò mi disse che potevo salire sbuffando.
Sharon: «Ok..grazie?»
Mi disse il piano e la camera e andai. Mi guardai intorno per i corridoi vedendo quante persone si stessero disperando. Non potevo sopportarlo, era già la seconda volta che andavo in ospedale per colpa sua. Non volevo più vedere un ospedale in vita mia. Guardai la camera davanti a me e sospirai entrando. Chiusi subito gli occhi a vedere tutti quei macchinari attaccati.
Tom: «Sono attraente anche così»
Sharon: «Da quando hai tutta questa confidenza?»
Tom: «Da quando ti sei preoccupata per me»
Mi misi seduta sul divanetto vicino al suo letto.
Tom: «Perché sei venuta qua?»
Sharon: «Perché ci dobbiamo salutare anche se non parliamo molto volevo salutarti»
Tom: «In che senso? Poi invece si che parliamo Schlampe»
Iniziò a disperarsi e lo potevo notare dai suoi occhi che tutto d'un tratto diventarono pieni di rabbia e... possesso.
Sharon: «Io me ne vado da questa città i soldi ce li ho e-»
Non mi lasciò finire che mi prese il braccio aggressivamente e mi tirò verso di lui.
Sharon: «Posso anche preoccuparmi per te ma non mi farò mai sottomettere»
Mi allontanai e andai verso la porta.
Tom: «Mi dispiace non volevo avere quella reazione»
Li dispiace? Mi voltai di scatto tornando al divanetto.
Sharon: «Ti dispiace?»
Tom si girò subito.
Tom: «Non volevo farti tornare in un periodo buio»
Sharon: «C'ero già dentro tu mi hai solo fatto tornare in mente ricordi»
Tom: «Perché te ne vai?»
Sharon: «Non posso più stare qua, i poliziotti controllerebbero la mia vita e in più di lavoro ne posso fare solo uno ovvero spacciare»
Tom: «Quindi tu sei pronta ad abbandonare i tuoi amici?»
Sharon: «Io non ho amici e non li ho mai avuti»
Tom: «Allora perché ti sei preoccupata per me tanto da andare alla stazione di polizia»
Rimasi in silenzio un attimo. Nell'ultimo periodo Tom si era comportato bene con me così come gli altri ma non potevo considerarli ne amici ne qualcosa di più.
Sharon: «Addio Tom»
Tom: «Non voglio che tu mi dica addio, dimmi arrivederci»
Mi strinse le mani e fu la prima volta che mi sentii strana, di solito quando mi toccava lo faceva per rabbia mentre questa volta si leggeva dal volgo che era così vulnerabile da potermi toccare con delicatezza.
Sharon: «Non toccarmi come se fossi la cosa più delicata del mondo e non guardarmi come se fossi grato di avermi conosciuto, siamo due drogati che non riusciranno mai a risolvere i loro problemi e che probabilmente rimarranno conoscenti»
Deglutii a quelle parole. Non sapevo perché avessi parlato così tanto, perché non me ne fossi già andata e perché non li avessi urlato contro. Lui sospirò lasciando le mie mani.
Sharon: «So che schlampe significa stronza ma non lo sono»
Lo ero ma non in quel momento.
Tom: «Si che lo sei»
Sharon: «Se fossi stronza non lo avrei fatto»
Tom: «Fatto cosa»
Sospirai. Un modo migliore per dirli addio era baciandolo. Mi avvicinai alle sue labbra e entrambi sentimmo i nostri respiri affannati. Sembrava una scena romantica per questo lo feci durare poco.
Tom: «Arrivederci schlampe»
Sharon: «Quando ci rivedremo spero che tu non sia fidanzato»
Accennò un sorriso. Mi dispiaceva ma dovevo tornare una stronza ora. Scherzavo quando dicevo che non doveva essere fidanzato perché per quanto non volessi ammetterlo Tom non era il mio tipo ma allora perché suscitava in me quelle emozioni? Perché solo al suo tocco la mia pelle iniziava a bruciare? Perché volevo sentire le sue labbra addosso a me e perché nella mia testa immaginavo quanto volessi vedere il suo lato possessivo. Mi alzai dal divanetto e me ne andai ripensando al momento di prima. Lui era diventato dolce e anch'io? No, eravamo solo vulnerabili.

Spazio autrice:

Sharon ma cosa pensi? State pronti per i prossimi capitoli perché Sharon diventerà una girl boss. Speriamo che Tom non faccia brutti scherzi! Inoltre il bacio se lo dovevano afforza dare prima di salutarsi.

TOXIC ADDICTIONS - tom kaulitzWhere stories live. Discover now