(003) Last kiss

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"I never thought we'd have a last kiss, I never Imagine we'd end like this

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"I never thought we'd have a last kiss, I never Imagine we'd end like this."

Last Kiss|| Taylor Swift

"Dio io amo il Natale!"- esclamò Ivy entrando nella macchina di Conrad. Non lo salutò, ma disse quella frase con tutta la felicità che aveva in corpo, spontanea come sempre.

"Ciao anche a te."- ridacchiò Conrad lasciandole un dolce bacio a stampo.

"Dai Fisher basta smancerie e metti in moto"- farfugliò la bionda per nascondere il rossore sulle guance. Con Conrad stava bene. Era felice, e niente avrebbe potuto cambiare ciò.

"Sicura di volerlo fare?"- le chiese Conrad per l'ultima volta, consapevole della pazzia che stavano per fare.

"Sono Ivory Morgan, rischio è il mio secondo nome."- ribattè Ivy.

"La tua frase ti smentisce. Morgan è il tuo secondo nome."

"Ma sei scemo? Morgan è il mio cognome. Dai cretino, metti in moto!"- esclamò Ivy mettendosi una mano sulla fronte.

"Non avevi detto che ero scemo?"

"Se non metti in moto ti prendo a pugni."

"Aggressiva signorina."

"Conrad ti sto per picchiare."

"Dammi un bacio e metto in moto."

"No."

"Si."

"No."

Conrad la guardò divertito e fece per buttare le chiavi fuori dal finestrino ma Ivy gli fermò il braccio in tempo. Per farlo cadde a peso morto su di lui, ritrovandosi a pochi centimetri dalla sua faccia.

"Sarà destino."- rise Conrad e cedette anche Ivy. Tra una risata e l'altra si scambiarono quel bacio, molto più intenso del primo, e dopo cinque minuti buoni decisero di mettere finalmente in moto.

***

"Ciao ragazzi!"

Ivy sospirò quando sentì la voce di Belly, a parer suo troppo entusiasta.

La bionda alzò lo sguardo e accennò un sorriso falso come saluto. Jeremiah biascicò un 'ciao' abbastanza forzato.

Belly si rese conto che la situazione era abbastanza difficile e tesa, ragione per cui tento di sciogliere gli animi con due caffè.

"Ecco, questi sono per voi."- disse la mora porgendo loro le bevande.

Ivy in quel momento avrebbe preferito vedere Beatiful piuttosto che stare con Belly, ma non poteva certo dire di no al caffè.

"Grazie."-mormoró afferrando il suo caffè. Sentì sollievo solo quando la sua lingua entrò in contatto con il caffè bollente.

Jeremiah la guardò male per aver accettato il caffè da Belly, ma lei scrollò le spalle. "Non si rifiuta il caffè caldo."-gli sussurrò lei quando iniziarono ad incamminarsi verso il dormitorio di Conrad.

"Beh io non so dov'è il dormitorio, ma credo che Belly saprà dircelo."- disse Jeremiah con una nota di sarcasmo ben evidente.

"A dire la verità no, mia madre non era entusiasta che io guidassi quattro ore per vedere il mio..."-ma Ivy la bloccó in tempo, come se sentire quelle parole l'avrebbe distrutta. Definitivamente. E non poteva più permetterlo.

"So io dov'è."- disse a denti stretti.

"Tu ci sei stata?"- le chiese Belly, quasi sorpresa.

"Chi pensi che aiutasse Conrad a studiare tutta quella roba? La sottoscritta, si. Almeno fino..."- rispose la bionda, ma si fermò in tempo-"Beh,andiamo."

Sorpassó Belly con una spallata e camminó il più velocemente possibile,come per evitare di guardare quel posto e far riaffiorare ricordi che preferiva tenere per sé. Tenere nel passato.

Quando arrivarono davanti alla porta, Belly e Jeremiah si sorpresero del fatto che fosse aperta,ma Ivy no, già lo sapeva.

Lei sapeva troppe cose, conosceva Conrad e la sua vita meglio di sé stessa, e pensare che Belly potesse credere di conoscerlo meglio di lei, la mandava su tutte le furie.

"C'è nessuno?"

Dal bagno uscì un ragazzo. Ivy se lo ricordava bene, era il compagno di stanza di Conrad.

"Ei, questa è la mia stanza!"-protestó lui, ma si sciolse quando vide Ivy. "Oh, ciao Ivy."

La bionda lo salutò con un cenno della mano, per poi passare ad osservare la stanza. Quella stanza.

Quell'idiota era negato in geografia.

"Ciao, io sono Jeremiah, il fratello di Conrad. Sentì, mio fratello non risponde da giorni, non so dove possa essere. Ti ha detto qualcosa in queste ultime settimane?"

"Onestamente no, ma conosco una ragazza che è sua amica, lei potrebbe saperlo."- a quelle parole Ivy si girò immediatamente.

Respira.

Proprio in quel momento una ragazza bionda entrò nella camera.

"Ei ciao, tu sei l'amica di Conrad giusto? Ti ha parlato in queste ultime settimane?"

Mentre Jeremiah continuava ad interrogare qualsiasi persona presente in quella stanza, Ivy fece un giro per assicurarsi che fosse tutto uguale.

Quando arrivò alla sua scrivania, spostò i suoi libri e vide una cose che fece fermare il suo cuore per un istante: una sua foto.

Se la ricorda benissimo, Conrad gliela scattò mentre si stava facendo le trecce. Lei lo aveva insultato un paio di volte perché odiava le foto a tradimento, ma a lui non importava, aveva sempre amato quella foto.

Così tanto da stamparla?

Ivy deglutì e constatò che sarebbe stato meglio seguire la conversazione tra Jeremiah, e beh, quella ragazza.

"Mi pare che abbia parlato di un posto chiamato Cousins, o qualcosa del genere."

Jeremiah, Ivy e Belly si guardarono. Era tutto chiaro.

"Ok grazie mille."- disse Jeremiah.

"Comunque ditegli di tornare presto, altrimenti non supererà gli esami finali."

"Che cosa?"- Ivy si allarmò immediatamente, anche se pochi secondi dopo si pentì di quel pensiero protettivo.

"Già, sono questo fine settimana."

"Ok. Jeremiah scendi a scaldare il motore, Belly aiutami a prendere i libri così Conrad potrà studiare. Grazie, ci siete stati molto d'aiuto."

Ivy pronunciò quella parole come se fosse un ordine.
Anzi,in realtà lo era.

Lei e Belly tornarono verso la macchina dopo aver raccolto i libri di Conrad.

"Belly?"-la richiamò Ivy.

"Mh?"

"Sia chiaro, l'aria tra noi è tesa perché io decido di tenerla tesa. Il fatto che tu stia venendo con noi, dipende da me, e da Jeremiah. Io non ti lascerò rovinare le cose come l'ultima volta. Men che meno a Conrad. Quello che stiamo facendo lo stiamo facendo per lui, ma soprattutto per Susannah. Per cui,non metterti strane idee in testa, grazie."

Dopo quel discorso Ivy tornò in macchina e caricò la roba nel bagagliaio.
Belly sembrava abbastanza scossa da quello che le aveva detto, ma a lei non importava.

Le cose erano cambiate, stavolta per sempre.

THE NIGHT WE MET, Conrad FisherWhere stories live. Discover now