Dannato

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Miriam nella fretta aveva fatto cadere la maglia a terra, a metà fra la jeep e la porta della GBGG. Quando già era uscita dal sentiero privato e si era immessa sulla stessa strada percorsa in senso inverso poco prima, la maglia era scomparsa.

Testa di corvo ora sfrecciava fra gli alberi verso la radura ad est della città. Il paesaggio cambiò repentinamente sotto di lui, guardando oltre poteva scorgere oltre l'orizzonte un arco di luce grigio azzurro presto sarebbe sorto un nuovo giorno. Sotto di lui un sentiero era costeggiato da rocce e canyons profondi. Chiuse un ala e roteò verso uno di essi, a metà altezza fra gli spuntoni e il burrone ritrovò il suo giaciglio.
In piedi all'esterno di una specie di grotta, un anfratto scavato dall'acqua, allargò le braccia piumate e urlò il suo grido.

Poi agilmente si introdusse nella fessura fra le due rocce, si accovacciò è solo allora si permise di annusare la maglia. Fu infastidito dall'odore lasciato dal gatto che comunque non mascherava quello della donna. Buttato a terra stanco della caccia e di sentimenti sconosciuti si raggomitolò portandosi la maglia sotto al viso. Vi strofinò il mento e vi piantò le unghie stringendoselo sul becco.

Nonostante temesse la luce non poté restare ne dormire, tornò a gettarsi fra le rocce del canyon volteggiando e cadendo come un angelo dannato fino al primo chiarore dell'alba. Infine stanco più della vita che della notte appena trascorsa tornò là dove aveva lasciato la maglia di quella donna ne stracciò e divorò le parti insanguinate, individuò la parte dello scollo e delle maniche che odoravano di quello strano connubio di sicurezza e timore che facevano parte di lei e di nuovo vi si distese e finalmente si addormentò esiliato della sua stessa solitudine.

Miriam si rigirava nel letto, non riusciva a dormire e sapeva che sarebbe dovuta andare presto in laboratorio per finire di esaminare i campioni. Di una cosa era certa: quell'essere era frutto di una sperimentazione scientifica.
Ancora non riusciva a capire come avesse fatto a crederlo un uomo in maschera. Era stata una incosciente, non era convinta che non volesse farle del male. Si tastò la spalla attraverso il cerotto, e la sentì gonfia e dolente.
Sperò non peggiorasse nella notte.
Si alzò per sciogliere un po' la tensione, andò in cucina e si riempì un bicchiere d'acqua dal rubinetto. Tornò a letto con la consapevolezza che l'indomani sarebbe stata una giornata altrettanto dura.

Arrivò più tardi di quanto avrebbe voluto alla GBGG. Vide con disappunto che la Maserati di Taylor era già li. Stava scendendo dalla jeep quando sopraggiunse anche Teresa con la sua Chrysler. Si salutarono chiudendo le rispettive auto. Il motivo del ritardo fu il sopralluogo che Miriam aveva voluto fare nella zona in cui aveva raccolto il gatto e visto per la prima volta l'uomo uccello. Non fu certa del punto preciso finché non vide le tracce delle gomme sull'asfalto e sul brecciato a bordo strada, cercò fra le sterpaglie e notò delle goccioline di sangue probabilmente dove era il gatto. Si accucciò e vide una chiara impronta di piede con dita lasche. Prese il telefono e fece una foto.

Quando entrò nel laboratorio Taylor era in piedi con un caffè in mano e guardava attraverso la grata il gatto nella gabbia.
Si girò verso di lei e indicando il gatto le chiese:
«Abbiamo una nuova cavia vedo!» aveva uno sguardo truce di chi stava per sbroccare.
«Che diavolo ci fa questo catorcio qui dentro?»
«Taylor ti pago tutto il materiale utilizzato, compreso il disinfettante che ho usato per pulire.
Lui emise un grugnito poi cambiò discorso.
«A che ora te ne sei andata ieri sera?»
«Alle 8 e mezza, ma poi sono tornata indietro per il gatto»
«Mmm!» l'uomo parve pensarci su poi chiese :
«Hai visto qualcosa di strano qui intorno?»
«Ehm! Ah sì! I fari non funzionano più. Forse non carica la batteria solare»
«Nient'altro?»
Miriam pensò che l'atteggiamento dell'uomo fosse strano. Lo guardò, e dopo un po' rispose:
«È successo qualcosa, ma ancora non ho le idee abbastanza chiare da parlarne.»
Lui parve sorpreso dalla risposta.
«Bene! Quando le avrai chiare non esitare a bussare alla mia porta.»
«Certo!» e quando vide che stava per andarsene nel suo ufficio «A tal proposito avrei bisogno di una cosa..»
«Cosa?»
«Un fascicolo che trovai in uno schedario e che mi fu sottratto prima di poterlo studiare. Credo sia importante per la mia ricerca.»
«Un fascicolo dici? E io dovrei sapere che fine abbia fatto?»
«Lo sai?»
«Forse! Ma anche lo avessi io non te lo darei mai!»
«Cosa? E perché?»
Taylor le fece segno di seguirlo
«Parliamone nel mio studio..»

La prima cosa che vide Miriam entrando fu l'impronta delle sue dita lasciate la sera prima sulla finestra, e i segni esterni del becco. Mentre Taylor si sedeva sulla poltrona al di là della scrivania di frassino lei andò alla finestra, dietro di lui, la aprì e senza farsi vedere raccolse una grossa piuma nera rimasta sul davanzale della finestra. Richiuse la finestra poggiandoci le mani, se Taylor avesse visto le impronte non avrebbe potuto stabilire comunque quando fossero state lasciate.
«Miriam quel fascicolo è qualcosa di molto pericoloso, a cui nessuno dovrebbe accedere.»
« Ma perché?»
«Fa parte di una serie di esperimenti che mandarono Jeff Gard in galera. È qualcosa che è meglio che tu non studi. Ebbe conseguenze tragiche. Io e il dottor Prust abbiamo fatto molto fatica a riportare la GBGG ad un livello di credibilità accettabile, e a trovare finanziatori delle nuove ricerche. Non voglio altre macchie sul mio curriculum, ho rischiato molto e non voglio più ritrovarmi nella stessa situazione.»
«Potrei comunque dargli una sbirciatina? Per pura curiosità professionale? »
«È escluso!»
«Taylor! È importante che io lo veda. »
«Perché? Cosa c'entra con i farmaci che stiamo testando?»
«Con quello nulla, ma con qualcosa che ho visto ieri c'entra quasi sicuramente.»
«Qualcosa che hai visto ieri! E cosa hai visto ieri?»
«Da come ti stai comportando credo che tu lo sappia meglio di me cosa ho visto.»
Taylor la guardò senza negare, ma non disse nulla di più di quanto già detto.
«Bene! Credo che andrò al mio lavoro! Buona giornata Taylor!»

Poco più tardi Miriam era con i campioni che aveva messo in cultura la sera prima e stava cercando di inquadrarli, ma sembrava mancargli un tassello importante per completare la sequenza. Se solo avesse avuto ancora quel fascicolo per le mani. Creò un file sul pc dove mise tutti i dati della sua ricerca.
La mente concentrata sul lavoro gli permetteva comunque di instillare dubbi sullo strano comportamento di Taylor, gli venne il sospetto che sapesse che usasse il laboratorio per ricerche personali, e che la sua contrarietà fosse solo una farsa.

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