La ricerca

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Miriam aveva provato a seguirlo. Ma, scesa di sotto, aveva visto in lontananza solo una forma indistinta volare scompostamente e non aveva idea dove cercarlo. Dove dormiva? Dove si nascondeva quando non era sul tetto della casa di fronte? Guidava al buio scrutando il cielo, per un attimo le parve di vederlo ma così fugacemente che poteva essere una sua illusione. Davanti a lei un auto era ferma e l'occupante parlava con il guidatore del veicolo proveniente dal senso inverso. Quest'ultimo gesticolava animosamente sporgendosi dal finestrino.

Miriam si sporse anche lei e gridò:
«È successo qualcosa?»
L'uomo era contento di avere un altro interlocutore:
«Signora, laggiù al canale! Una cosa orribile! Ci sono corvi morti in strada, sul ponte e nel canale. Adesso è tutto chiuso perché hanno chiamato la sovrintendenza e dicono che dovranno bonificare tutto. »

«Sì sa cosa abbia provocato la morte dei corvi?»
«Per ora no. Ci sono solo le chiacchiere di paese, della gente che è scesa a vedere, ma quelle bestie sembrano essere state colpite da una mazza da baseball, è veramente strana la cosa.»
«Non si passa verso sud?»
«Per ora no, a meno che non fa la circonvallazione e si ritrova fuori città, presso l'autodromo»
«Ok grazie! Buonanotte»
«A lei!» fece l'uomo toccandosi la falda del cappello.

Miriam si chiese se c'entrasse Nero, aveva il presentimento che l'uomo uccello avesse covato la sua disperazione e che il canale era stato il luogo dove l'aveva tramutata in rabbia.
Ma era certa che fosse sul tetto poco prima, il cane ringhiava in quella direzione solo quando c'era lui sopra la tetra casa, ne era ormai sicura. Rabbrividì al pensiero della povera bestia.
Poi pensò al braccio di Nero. Perdeva molto sangue, doveva trovarlo. Ingranò la marcia e si diresse sulla strada che conduceva al laboratorio e guardando nel cielo un po' più verso ad est del bosco lo vide.
Stavolta almeno lo aveva visto di sicuro, era lui. Volava in modo strano, quel braccio..., avesse avuto almeno due ali indipendenti dalle braccia... ...pensando a questo gli si accese una lampadina, era un dettaglio che l'avrebbe potuta aiutare nella tracciatura del dna, quell'anello mancante che il fascicolo nascosto avrebbe già svelato se non le fosse stato negato.
Era caduto? Lo aveva visto andare giù e ora si chiedeva se era voluto o se gli erano mancate le forze.

Non sapeva come raggiungere la radura oltre il bosco, ma ricordò di aver visto un cartello con scritto «Cava dell"osso» forse era oltre la radura. Cercò quel segnale nascosto fra le sterpaglie, un sentiero sterrato era quasi nascosto dalle frasche. Senza pensarci un attimo lo imboccò, per un tratto si addentrava nel bosco, poi usciva ad est sulla radura. Li era buio pesto, le luci della città erano coperte dagli alberi. Miriam cominciò ad avere paura, il sentiero non asfaltato era pieno di buche e avvallamenti. La jeep si tuffava nel fascio di luce dei suoi fanali per essere inghiottita dall'oscurità che la seguiva. Miriam arrivò in una zona dove c'era un piazzale di terra battuta. Da un lato una baracca di legno, forse punto di appoggio della cava dismessa, sembrava un buon riparo. Fermarsi e uscire dall'auto fu tutt'uno, Miriam correva verso la baracchetta sperando di trovarlo lì. La porta reggeva sbilenca su un solo cardine. Miriam accese la torcia del telefono, non c'era nulla lì dentro, solo una vecchia cucina a legna e uno stuoino.

Corse fuori oramai disperata!
Si guardava intorno ma non aveva idea dove cercarlo, le vennero le lacrime agli occhi, cosa aveva fatto? Aveva fatto qualcosa che lo aveva turbato?
Corse al lato opposto del piazzale, dopo delle sterpaglie c'era uno strapiombo. Guardò di sotto, ma era una sera dove anche la luna aveva deciso di esserle avversa, buio totale.
"Oddio! Dimmi che non si è buttato di sotto..."
Tornò alla jeep e mise in moto, fece altri due chilometri poi uscì dall'auto, alla sua destra vi erano pietre e rocce scavate, cumuli di breccia e massi pesanti. Prese la torcia dal bagagliaio, forse avrebbe avuto più luce che con quella del telefono. Cercava intorno ma non vedeva nulla, si incamminò un po' fra quei sassi. Li con la jeep non sarebbe riuscita a passare. "Non c'è, non c'è...» pensò. Poi presa dalla disperazione si gettò in ginocchio e pianse.
«Dove sei Nero?» sussurrò
Poi gridò: «NEROOOOOO!!!! NEROOOO!!! ...ti prego! Rispondimi»
Sentì un urlo! "Era lui? Doveva essere lui! Da dove veniva? Alla mia destra?" Si rialzò in piedi.
«NEROOO DOVE SEI? GRIDA PER ME, GRIDA NERO!»
Sentì un urlo sovrumano, corse verso il punto da cui proveniva, puntò la torcia, roccia, roccia e ancora roccia e pietre. Poi vide qualcosa di scuro, come un ombra che sbucava da dietro uno spuntone. Era lui?
«Nero..» sussurrò mentre correva incespicando nei sassi acuminati. Cadde, si rialzò e tornò a correre verso quella macchia
«Nero!»

Lo guardò desolata! Cosa aveva fatto, come aveva fatto a ridursi così. Si inginocchiò e gli toccò il collo «fai che sia vivo! fai che sia vivo ti prego» sussurrò. Sentì il battito «Grazie al cielo» con le mani lo tastava per vedere cosa aveva di rotto. Gli prese il viso fra le mani.
«Non ti lascerò morire, brutto stupito» si guardò intorno. Poi lo guardò «Come faccio a portarti via di qua?» era immobile, il petto si muoveva impercettibilmente, respirava..
«Nero!» «Nero rispondimi ti prego, apri gli occhi, fammi vedere quel bellissimo verde intenso, Nero! Siamo ancora amici, io ti voglio bene, io ci sono per te, non ti lascio solo. Hai capito Nero?» la torcia illumino lo scintillio di una lacrima scorrere sul bordo superiore del becco e scivolare verso l'orecchio.

Miriam sorrise. «Ecco! Bravo! Piangi! Guardami Nero!» nero aprì gli occhi verdi striati di grigio, la guardava piangendo. «Ora cercherò il modo di portati alla jeep, tu aspettami qui, ti porterò al laboratorio, li potrò curarti.» A quelle parole lo sguardo cambiò colore, e Nero cominciò a scuotere la testa «No no non al laboratorio» Miriam lo guardò sorpresa. La voce sembrava perfetta, solo un po' nasale. «Hai una bella voce!» Nero si calmò all'istante e la guardò sorpreso, gli occhi gli si fecero grigi quasi azzurri voleva sfiorarla ma non riuscì a muoversi, rinunciò.
«Non al laboratorio» disse più piano.

«Va bene! Non al laboratorio.» alzò la testa e si guardò intorno cercando una soluzione. Se ci fosse stata una vecchia carriola nei paraggi sarebbe stato perfetto, ma intorno c'erano solo quelle dannatissime pietre.
«Vado alla jeep, cerco qualcosa per poterti trascinare fino a la. C'è una vecchia baracca ad un paio di chilometri da qua. Pensi possa essere un buon posto per restare fino a quando non ti sarai ripreso?»
Lui annuì. Quando era successo che chiedessero la sua opinione? Era mai successo?
«Ok! Aspettami qui, torno subito.»

Miriam corse alla jeep, era difficile anche camminarci in quel posto, come lo avrebbe portato via da lì ? Guardò il sedile dietro, poi nel baule, non c'era nulla. Guardò sul portellone la ruota di scorta, forse....
"La corda? C'era una corda qui da qualche parte. Eccola!"
Legò la ruota, fece un cappio. "Sarà dura, per me e per lui...con tutti quei sassi"
Si ancorò la corda al petto e illuminando con la torcia cercò la via meno impervia, la ruota segnava il terreno, e lei non avrebbe avuto problemi a ritrovare la traccia in senso inverso.

«Eccomi, sono qui» lui apri gli occhi.
«Tesoro mi dispiace, ma non ho trovato nient'altro che questo, sarà doloroso.... ...in qualche modo ti devo mettere sulla ruota, riuscirai a sopportarlo?» lui annuì,sembrava emozionato.
«Dove ti fa male? »
«Dappertutto»sussurrò lui
Lei di nuovo sorpresa lo guardò a bocca aperta.
«Scusami, la tua voce è così...non me lo aspettavo, credevo non riuscissi a parlare.»
Poi si fece forza.
«Ok, ora cerco di metterti sulla ruota, ti farò rotolare su di me e poi sulla ruota... ...mentalmente mi sembra una buona idea, non so se riuscirò a farlo, ma non ho alternative. Tu non mordermi se ti faccio male. »
Lui spalancò gli occhi ma capì che lei si fidava di lui.

«Ora ti metto le ali lungo il corpo, non voglio che si pieghino malamente mentre ti giro, dovrai cercare di spingerti, non credo di riuscire a farlo da sola, ma cercherò di farti sforzare il meno possibile.» mentre gli parlava gli posizionava le ali e si stendeva al suo fianco, dovette togliersi delle pietre fastidiose da sotto.
Lei era dal lato del braccio buono, aggiustò la ruota al suo fianco legandosela sopra il petto e sulle cosce per non farla scivolare via.

Nero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora