La signora Peyton

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Quando Miriam arrivò a casa trovò la signora Peyton davanti casa.
«Miriam! Che paura! Dove sei stata? Stai bene?»
Anche se un po' invadente, Regina Peyton si preoccupava di lei come fosse una figlia.
Miriam le sorrise e si diresse verso la porta,
«Sì sto bene Regina grazie, ho solo bisogno di una doccia e di riposare un po' »
L'anziana signora la seguì all'interno della casa,
«Non sai che finimondo stamattina qui davanti, hanno trovato il cane morto, ora dicono che se ne andranno via perché hanno paura dei mostri. E tu non c'eri! Ho davvero avuto paura ti fosse successo qualcosa. Ora va, va a lavarti, poi scendi che ho fatto i biscotti che ti piacciono tanto. »
«Sei un tesoro Regina, mi sbrigo e scendo da te, grazie»

Poco dopo erano nella cucina della dolce signora. Miriam le si era affezionata da subito, spesso trovava nella signora la pacatezza e la calma data dall'età, la distraeva dalla agitazione e euforia della sua vita e dai suoi studi. A volte la signora le parlava del marito con commozione, un amore tenero e incentrato sul dialogo e sul rispetto reciproco. Spesso l'anziana si interessava del lavoro di lei, gli diceva di non stancarsi e di rispettare sempre le gerarchie. «I giovani di oggi vogliono subito comandare e non accettano che l'esperienza abbia un peso maggiore della loro esuberanza.»
Diceva.

Regina mise un piatto di deliziosi biscotti davanti a Miriam.
«Hai avuto problemi al lavoro?»
«Perché me lo chiedi?»
«Perché rispondi con una domanda ad una domanda?»
Miriam sorrise, era abituata a questi modi spicciativi di portare il discorso dove voleva, la adorava anche per questo.
«Sono andata al lavoro nelle condizioni in cui mi hai visto, e il dottor Prust mi ha rimandato a casa.»
Regina la scrutava in volto e vedeva che era giù di tono.
«E?»
«E cosa?»
«Che altro? »
Miriam fece un respiro profondo.
«Ho perso la fiducia nel mio mentore. Mi ero fatta un idea su di lui che non corrisponde alla realtà»
«Parli del dottor Prust?»
«Proprio lui!» rispose Miriam con un espressione di disgusto in volto che colpì l'anziana signora.
«E che opinione avevi di lui?»
«Di persona integerrima e irreprensibile!»
«E non lo è?»
«NO NON LO È» gridò la ragazza.

Regina non gli fece più domande e aspettò che fosse la ragazza a parlare.
«Scusami Regina ho avuto una brutta nottata e anche la mattinata non è stata granché...Regina?» pensava a Nero
«Dimmi tesoro.»
«Sto aiutando un amico...un po' particolare, ha bisogno di cure... è un po'...come dire...diverso, potrebbe essere anche pericoloso...»
«Lo vuoi portare qui?»
«Non lo so, è che non posso proteggerlo dove è, ma ho paura a chiedertelo. Dovrei nasconderlo anche da te.»
Regina la guardava perplessa, non capiva cosa intendesse. «Non capisco! Dici che è pericoloso, e te lo vuoi portare in casa? E lo devi proteggere tu? Voglio solo che non ti metti in una situazione di pericolo!»
«Lo so Regina, ma questo essere mi ha colpito molto, è un caso in cui la scienza ha...fatto dei danni e non so se siano peggiori dei risultati ottenuti.»
«Segui la tua coscienza tesoro mio, ho imparato a fidarmi del tuo giudizio.»
Miriam la guardò e l'espressione le si fece triste
«Io stessa non mi fido più del mio giudizio, e so già che può essere pericoloso, ma...c'è troppo dolore in lui...»
Regina le prese una mano fra le sue grinzose, non l'aveva mai vista in quello stato.
Miriam si riscosse e pensò che forse l'età della sua anziana amica le sarebbe potuta essere di aiuto.
«Regina tu ricordi qualcosa di uno scandalo alla GBGG?»
«Oh sì! Lo ricordo bene! Parliamo di venti anni fa, mio figlio aveva venti anni, oggi ne avrebbe quaranta....» cacciò via pensieri tristi con un gesto della mano. «Dicevamo della GBGG..sì sì, ricordo. Il dottor Jeff Gard, un bell'uomo, e anche gentile, gli morì la moglie nello stesso modo in cui io persi mio marito. Erano una bellissima coppia, e avevano un bimbo bellissimo, si...proprio belli tutti e tre. Quando morì la mamma il bimbo avrà avuto circa 8 anni. Il dottor Gard era quasi impazzito di dolore. Poi si è ammalato anche il figlio, dicevano che stava per morire ma riuscì a salvarlo, solo che non se ne seppe più nulla, anche quando fu arrestato, si leggeva sui giornali che il ragazzino subisse atroci sofferenze e che anche se guarito fosse sfigurato e che lo tenesse in gabbia come una bestia. Ma mi domandai spesso quanto ci fosse di vero, le chiacchiere furono tante e ognuno ci aggiungeva del suo. A me quel pover'uomo mi fece pena, era impazzito di dolore.»
«Regina.... ...è il figlio di quell'uomo che voglio portare qui...»
«Cosa? Allora è vero che lo avevano guarito!»
«Sì, ma con effetti devastanti, io...» ma sì, con Regina poteva parlarne «Ho provato a fare la frequenza genetica ma mi manca una sequenza, pensavo di poterlo aiutare ma non sono riuscita ad andare avanti. Era anche il dottor Prust a fare esperimenti sul bambino, me lo ha confessato oggi. Fingevano di voler essere ligi al dovere e invece vogliono tornare a fare esperimenti su di lui. Avevo trovato il fascicolo del bimbo, mi è stato sottratto prima che potessi visionarlo..»
«Io voglio restituirgli una vita, lo vorrei tanto, ma non posso permettere che lo portino in laboratorio a fare da cavia... e da come ha reagito stanotte lui impazzirebbe.»
«Povero bimbo! Ora avrà trent'anni..»
«Se solo il padre fosse ancora vivo..» disse appena udibile Miriam soprappensiero.
«Oh! Ma non è morto!» disse Regina portando le tazze al lavello.
Miriam alzò la testa di scatto.
«È vivo? È ancora vivo?»
«Sì certo! È ancora in carcere per l'omicidio.»
«Omicidio? Quale omicidio?»
«Oh scusa! Ho saltato la parte più importante.
Quella notte Jeff Gard uccise un collaboratore, fu ritrovato questo cadavere con delle ferite estese al collo e una coscia maciullata, dicevano che volesse prendere dei campioni ma che impazzi mentre lo faceva. Volevano chiedere l'infermità mentale ma la perizia lo dichiarò perfettamente in grado di intendere. Quindi la pena era tutta da scontare e Jeff è ancora in carcere.»
Miriam ascoltò a bocca aperta e cominciò a sperare di poter ancora fare qualcosa.
Dopo poco era già sulla jeep per andare da Nero, con una busta di cibo.

Nero Where stories live. Discover now