Circospezione

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Miriam tornò al lavoro dopo quei due giorni di permesso. Il dubbio istillato dal dottor Gard la rendeva nervosa e malfidata. Ogni volta che vedeva passare qualcuno davanti alla sua entrata, lei si faceva sulla porta e fingendo di consultare una tabella che aveva in mano allungava uno sguardo fino alle scale che conducevano al sotterraneo. Non riusciva mai a vedere nessuno avviarcisi ma le assenze ricorrenti di uno dei tre nominati da Jeff la convinsero che quest'ultimo avesse ragione.

Il pensiero di Nero nelle loro mani per due mesi la fece rabbrividire. Ora guardava anche le sue cavie con più sofferenza di prima. Quel giorno vide Prust passare veloce.  Attese un po' prima di affacciarsi, e quando lo fece lo vide cambiare direzione appena l'aveva scorta sulla soglia, stava voltando verso sinistra dove c'erano le scale invece si girò su se stesso e andò verso destra dove lavoravano Ashley e Jane. Miriam era ancora sull'uscio quando sentì un rumore provenire dalla tromba delle scale. Si appiattì dietro la porta e vide passare Taylor che toglieva il camice vistosamente macchiato di sangue e di un qualche liquido colloso e nero. Borbottava fra i denti visibilmente infuriato.

Era sotto! Era di sicuro di sotto. Lo doveva tirare fuori, in qualche modo lo doveva tirare fuori. Si chiese se anche la notte restasse qualcuno di turno. Quella stessa notte l'avrebbe scoperto. 

Miriam continuava a seguire le sue ricerche, si alzò soprappensiero con dei fogli in mano, dei dati un po' strani dategli da Ashley. Si dirigeva rileggendoli verso la porta in cui lavoravano le due ragazze quando le sentì parlare risalendo le scale, tornò veloce sui suoi passi. Ora sapeva chi altro era coinvolto.
«Ashley non riesco a sopportare che venga trattato così, dobbiamo aiutarlo!» stava dicendo Jane all'altra ragazza.
«È quello che stiamo facendo Jane, stiamo cercando la cura giusta.»
«Non puoi crederlo davvero, stiamo andando alla cieca per tentativi e nel frattempo non è libero di vivere. Miriam è l'unica che potrebbe capire come aiutarlo, ha più conoscenze nel campo delle leucemie, e se...»
Le ragazze erano rientrate nel loro laboratorio e si erano chiusa la porta alle spalle. Miriam non sentì più il proseguo del discorso.

Cercò di calmarsi e si diresse decisa verso la loro porta, avrebbe fatto finta di nulla, sperando fossero le due ragazze a parlarne con lei, di sicuro Jane era la più propensa a farlo, mentre Ashley non avrebbe voluto mai tradire la fiducia del dottor Prust.
Bussò alla porta ed entrò senza aspettare risposta come al suo solito, Ashley stava ribattendo qualcosa a Jane ma si zittì all'istante quando la vide entrare.  Mentre Jane arrossì e abbassò lo sguardo, la bocca tirata in una smorfia amara, guardava Ashley con sguardo torvo.

Miriam la guardò fisso e la stuzzicò:
«Che ti succede Jane, sembri arrabbiata!»
«Ooh niente! Scaramucce d'amore!» rispose Ashley al posto di Jane mentre con un'occhiataccia la fulminava.
Miriam guardò entrambe fingendo di non capire. Poi pose i fogli ad Ashley:
«Credo ci siano degli errori..»
Ashley lì scorse e Miriam vide il suo volto turbato prima che la ragazza riuscisse a celarlo dietro la solita maschera imperturbabile.
«Non capisco come possa aver fatto! Sono tutti sbagliati, devo aver fatto confusione con il pc durante l'inserimento dei dati. Scusami, te lo rifaccio subito, te lo invio per email. Cestina quella con cui ti ho mandato questa per favore. »

«Ok!» disse Miriam dirigendosi alla porta, «li aspetto allora!»
Sul corridoio pensò "cestina! Certo! Come no! Contaci" .
Erano i dati della sperimentazione su Nero quelli! Di sicuro aveva entrambe le finestre aperte e gli aveva mandato quella sbagliata.
Tornò ad aprire la mail e cominciò a comparare  quei dati con quelli nel file Nero. Erano congruenti, ma vedeva nell'ultima settimana un calo spaventoso, valori sballati e anemie evidenti. I bastardi lo stavano facendo morire di fame.  Caricò anche quei dati sul file Nero e scaricò tutto il file sulla chiavetta e se la nascose nel reggiseno.

Il pomeriggio sembrava non finire mai, e Miriam si torceva le mani impaziente. Cercava di liberare la mente e di stilare il suo piano, vedeva il fattore tempo tremendamente penalizzante, da un lato non vedeva l'ora che fosse notte, dall'altro avrebbe voluto parlare ancora con il dottor Gard per saperne di più, dell'impianto. Perché sicuramente era quello che era stato fatto a Nero da bimbo, qualcosa che aveva sconvolto il dna modificando la crescita di alcune cellule. Il midollo spinale del corvo doveva essere stato trattato per poterlo impiantare, renderlo simile a quello del bambino doveva essere stato un lavoro certosino, nonostante disapprovasse ciò che avevano fatto, rimaneva affascinata dell'evoluzione di quella ricerca. Unico neo, non poter sovvertire il processo di decodifica senza completare il processo inverso. E Nero non avrebbe sopportato di passare altri anni da cavia.

Due mesi lì sotto e non essersene mai accorta.
Come lo avrebbe trovato? Cosa gli avevano fatto nel frattempo? Con questi pensieri rimase in laboratorio fino le 20 e 30, vide andar via tutte le auto tranne la Maserati di Taylor  e la 500 di Ashley. Miriam avrebbe fatto finta di andarsene anche lei ma come vedere se e chi restava? Quando uscì, ebbe la fortuna di veder salire nella 500 insieme ad Ashley il dottor Prust. Jane era andata via con la sua auto.
Era rimasta solo la Maserati.
Se non fosse andato via anche Taylor avrebbe dovuto trovare il modo per prenderlo di sorpresa.

Sentì delle voci al piano di sopra, Taylor non era solo, qualcuno dei ricercatori era con lui.
Liam! C'era quel dannato Liam!  Evidentemente quella mattina era venuto con Taylor, sperò andasse via con lui.
Miriam salì sulla Jeep, sarebbe uscita dal piazzale e poi avrebbe preso la strada verso la cava, avrebbe lasciato la jeep nel bosco e sarebbe tornata a piedi verso il laboratorio. E dal bosco aspettato che se ne andassero. Aveva le sue scarpe da trekking in auto, quella notte gli avrebbero fatto comodo.

In quel momento Miriam avrebbe voluto le ali di Nero, e anche la vista. Era buio, le sterpaglie erano fitte, e nonostante i jeans le graffiavano le gambe, non poteva accendere la torcia per non rischiare che vedessero la luce. Ogni rumore o verso o movimento vicino a lei la faceva trasalire. Procedeva al buio dirigendosi in linea d'aria verso il cortile della GBGG. Ci mise più tempo di quel che sperava. La Maserati era ancora lì. Miriam attese nascosta fra la boscaglia. Dopo un po' finalmente li vide uscire e andare via insieme.

Ho già altri capitoli pronti, da rivedere e correggere. Più il resto è già delineato nella mia mente. Ho ancora dei dubbi sul finale. Ma c'è ancora tempo....  Ma se aveste dubbi sappiate che mi faccio cruccio di finirli i miei lavori.
Buona lettura e non risparmiatemi le critiche.

Nero Where stories live. Discover now