Dt. Prust

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Miriam andò direttamente al laboratorio. Il dottor Prust era rientrato insieme ai cinque ricercatori che lo avevano accompagnato al congresso. Erano tutti al piano di sopra nella stanza dove in genere facevano le riunioni.
Il bellissimo Ethan Brown, tipico surfista australiano con la qualifica di ricercatore biochimico,
il puntiglioso Liam Jones specializzato in farmacogenetica,
il pacato Oliver Walsh specializzato in biotecnologia farmaceutica,
l'imperscrutabile e gotica Ashley Murphy neuroscenziata dalle lontane origini asiatiche,
la simpaticissima Jane Miller innamorata persa di Ashley, specializzata in genetica molecolare.

Il dottor Daniel Prust era stato più volte premiato per i suoi successi nella ricerca sui processi neurologici di farmaci antitumorali.
Attualmente dirigeva i Sette medici e ricercatori con l'aiuto di Taylor, anche lui un tempo ricercatore, come amministratore.
Il momento era ilare, si scherzava sulle strano furto di una bacinella e delle garze. Jane diceva che fosse stato lei lo avrebbe utilizzato per ingessare una gamba ad Ashley, quest'ultima le aveva sorriso e aveva arcuato un sopracciglio come era suo solito quando riceveva segnali espliciti dalla collega.

Quando Miriam entrò tutti si voltarono a guardarla e lo sconcerto fu generale.
«Che t'è successo?» chiese Taylor
Miriam si rese conto di essere sporca e malconcia, cercò una scusa credibile e tirò fuori una storia su un qualcosa che le era caduto in testa facendola scivolare in un tratto scosceso del bosco. Lo sguardo del dottor Prust si fece gelido, l'uomo si toccò la folta barba volgendo una strana occhiata verso Taylor che parve annuire.

Miriam ebbe un mancamento e Ethan fu veloce a portarle una sedia vicino per farla sedere.
Lei fece un gran respiro e subito volle farsi carico delle sue responsabilità.
«Dottor Prust, ho preso del materiale dal magazzino, per curare un animale selvatico. Ho fatto una lista, rimborserò tutto..»
«Non c'è problema signorina Fares, ci metteremo sicuramente d'accordo. Ma temo che lei oggi non possa lavorare, non in quello stato. Torni a casa e faccia una bella doccia.»

«Dottore volevo chiederle se sapesse qualcosa di una strana sindrome per cui compaiono sugli arti delle nervature di colore nero. Avevo trovato un fascicolo interessante su cui studiare ma Taylor ha voluto nascondermelo.»
«E ha fatto bene! È stato un triste periodo di questo laboratorio. Non si trattava di sindrome ma di esperimenti per cui non si avevano i permessi. E io mi auguro che la sua curiosità non la spinga a rivangare quell'increscioso episodio»

«Insisto!»
«Signorina Fares, la mia stima verso lei è totale, lei lo sa. Ma quel caso non è in nessun modo pertinente alle ricerche in corso, quelle per cui lei è pagata» poi la guardò da dietro le piccole lenti tonde degli occhiali, «Il signor Taylor mi ha informato della sua tendenza a sforare dai suoi compiti, non creda che non ne siamo a conoscenza.» si tolse gli occhiali e li cominciò a pulire minuziosamente poi li rimise sul naso e tornò a guardarla «Semplicemente la lasciamo fare perché è lo spirito della scienza, uscire dai margini per trovarne altri, il problema è quando questi margini sfociano nell'illegalità.» poi guardò verso Taylor che sembrava particolarmente teso, si fecero un cenno d'assenso e il dottor Prust tornò a parlarle: «Ne parleremo signorina Fares, non appena si sentirà meglio. Avremo tempo per spiegarle cosa ci spinge ad essere guardinghi.
Entro la prossima settimana io lei e il dottor Taylor faremo una lunga chiacchierata. Ma ora vada, è inguardabile una ricercatrice ridotta in questo modo quando in teoria dovremmo lavorare in un ambiente asettico. Le sue cavie oggi le potrà controllare la dottoressa Murphy, Teresa Jangh avrà l'accortezza di aggiornarla sui risultati raggiunti nella nostra settimana di assenza. Si riposi un po', si direbbe non averlo fatto molto ultimamente.»
«Grazie dottor Prust, ho davvero bisogno di parlarne con lei, perché c'è qualcosa che ho bisogno di sapere al più presto, ne va la vita di un mio amico!»

Sia Prust che Taylor si mossero verso di lei. Il dottor Prust le mise una mano sul braccio e le chiese di seguirlo nel suo studio.
«Un amico ha detto?» le chiese una volta dentro, anche Taylor si unì a loro.
Miriam non rispose, l'atteggiamento dei due sembrava circospetto.
Fu Taylor stavolta a parlare: «Miriam, tu lo sai che ci sono delle telecamere all'esterno vero?»
Miriam annuì.
«Sappiamo che lo hai visto!»
Miriam guardava entrambi con sospetto.
«Chi?" Chiese
«Alex Gard !» rispose Taylor
«CHI???» alzando un po' la voce «Non so chi sia!»
Il dottor Prust accese il computer, dopo un po' selezionò un file, fece partire una registrazione e indicò il monitor a Miriam.
«Lui!» disse Prust.
In uno spezzone della telecamera puntato sulla facciata a destra del cortile si vedeva Nero piombare verso la struttura, e la sua jeep parcheggiata sotto.
Miriam si chinò sulla scrivania e con il mouse portò più volte il fotogramma indietro.
«Alex Gard...» si voltò e piantò i suoi occhi marroni sul dottor Prust « Alex Gard? Quello è.....cosa? Il figlio di Jeff Gard?» era sbalordita.
«Esattamente, e lei deve dirci dov'è o portarlo qui!»
«Per farne che? Una cavia?»
«Lei ha detto che ne va la vita di un amico! Qui possiamo aiutarlo, possiamo provarci almeno! Lo porti da noi, insieme lo aiuteremo» sembrava convincente il dottor Prust mentre diceva queste parole, eppure la nota stonata del fascicolo nascosto e l'incongruenza di due risoluzioni agli antipodi la fece dubitare che fidarsi sarebbe stato un bene. Non aveva detto poco prima di non voler uscire dai margini della legalità? E dove poteva essere la legalità a riprendere sperimentazioni su un uomo contro la sua volontà?

«Quanti anni aveva questo Alex quando avete cominciato gli esperimenti su di lui?»
« 9 o 10 anni, ma quel bambino stava morendo.»
«Avete fatto esperimenti su un bambino di 9 anni?» chiese scandalizzata Miriam.
Prust le girò le spalle abbassando la testa.
«Volevamo salvarlo, il padre soprattutto, aveva perso la moglie poco tempo prima per un cancro, qualche mese dopo la diagnosi di leucemia del figlio con poche speranze di vita...» si volse verso Miriam e tirando su le spalle con orgoglio quasi gridò «E LO ABBIAMO FATTO! Lo hai visto! Ed è vivo»

Miriam lo guardò con sdegno, lui il suo mentore, l'uomo che sapeva sempre indirizzare i suoi interessi era anche lui colpevole quanto Jeff Gard.
«Vivo? Le pare possa dirsi vivo? Costretto a nascondersi, un reietto che ancora volete sottoporre alle vostre torture?
NON È VIVO! Non lo è più da molto!»
Prust: «Di lei si fida! Con lei potremmo salvarlo.»
«Non lo so dov'è, e non lo riporterei mai nel suo peggior incubo! Ora vado a fare quella famosa doccia devo togliermi questo tanfo di dosso! » e dicendolo roteava la mano ad indicare intorno a lei come a dire che c'era ben altro sporco da lavare via.

Nero Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon