La cervellona (Parte III)

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-Mh, qualcuno vuole leggere sulla mia fronte?- domandò Dorian, riproponendo una sua vecchia battuta.

-Non fa più ridere.- gli fece notare la moglie, mentre lui non sembrava dello stesso avviso. -Come sarebbe? Ho tutta una nuova generazione da istruire su ciò che fa ridere o...-

-E' inammissibile!- Sbottò furiosa Eliza. Le posate avevano iniziato a tremare e tintinnare, come i bicchieri. -Vuole un'udienza per inquisirmi davanti a tutta la Corte e solo dopo che loro avranno deciso, in base a ciò che dirò, allora avrò il mio verdetto! Ma è ridicolo!-

Si alzò in piedi, pronta a dare battaglia con carta e penna, ma il padre la trattenne -Eliza, fermati.-

La figlia aveva stritolato la lettera in un pugno, a labbra strette e corpo vibrante di rabbia. -Che c'è?!-

L'uomo aveva appena offerto al gufetto dei semi che tenevano anche per Blake, il loro rapace di famiglia. Sua moglie gli stava preparando una ciotolina d'acqua.

-Prima di tutto, finiamo di mangiare.- e le indicò il tavolo, andando a prendere posto a sua volta. -Poi ti devi calmare. Tancredi non è il serpente a cui puoi pestare la coda come credi.-

La Demone avrebbe rimbrottato se l'uomo non avesse mostrato una calma tanto piatta da inquietarla appena.

Obbedì, tenendo le spalle rigide e in tensione. Sapeva che suo padre non poteva aver preso bene il suo colpo di testa e, forse, se era così tranquillo, era soltanto perché la verità dei fatti le avrebbe permesso di salvarli da secoli di persecuzioni.

Quel che non sapeva era che lei non aveva la benché minima intenzione di rivelare il suo segreto, tanto meno all'intera corte!

E in realtà nemmeno in presenza di suo zio Dorian. Per quanto si fidasse di lui, era solito sottovalutare l'importanza della privacy o di certi temi. Avrebbe trovato un modo per metterla in imbarazzo con Raul e voleva evitarlo a tutti i costi.

Mangiò le lasagne che, per quanto buone, non riuscirono a distrarla.

-Perché non gli chiedi un'udienza privata?-

-Non funziona così, Tesoro.- intervenne Dorian, sedando subito l'intento di Tom. -Non è la parola di mio padre che zittirà la Corte, ma della Tetrade dominante e dell'accusata.-

-Bene, allora che a questa udienza privata inviti due membri abbastanza fidati...-

-Non capisco, perché non può dire alla corte che ha agito attraverso Skarlet?- domandò Rich, perplesso.

Dorian ormai era sul punto di scoppiare. Ma sapeva di dover tenere la bocca chiusa su quel particolare argomento.

-Infatti, non cambierà un bel niente. Andrò all'udienza e mi difenderà con le mie argomentazioni.- tagliò corto Eliza, decidendo di chiudere quel discorso.

Tom scosse il capo [Almeno a loro potresti dire la verità, non si permetterebbero mai di rivelarla a Raul.]

[No, ormai lo sanno in troppi e...]

[Appunto. Se Skar e Hazel, che gli sono così vicine e che sono così pettegole, hanno tenuto fino a ora la bocca chiusa, gli altri sapranno farlo altrettanto bene.] rimbeccò il genitore.

Eliza però non era ancora convinta [Non me la sento e smetti di farmi pressioni, per favore. Se non volevo che la cosa si sapesse, era proprio per questo. Non solo per una questione di fiducia. Non voglio esser giudicata o ferita dal sarcasmo di chi non ritiene la cosa seria tanto quanto lo è per me.]

[Quindi parliamo di Dorian]

[Sì, lui calpesta chiunque.]

[Lo fa per farvi aprire gli occhi, certo non per ferirvi. Ormai lo sapete bene.]

VI. I TitaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora