L'Udienza (Parte IV)

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Ankov andò a sedersi a fianco a lui, con aria infastidita, visto che non avevano atteso il suo arrivo per cominciare.

Eliza rimase un momento interdetta, poi scandì –La mia sola presenza non era affatto vietata! Io potevo essere presente e assistere al combattimento!-

-...Ma ha agito- sostenne ancora Tancredi, non riuscendo a trattenere il sorrisino che indossava Dorian quando aveva fra le zampe il suo topolino.

-Non io. È stata mia sorella-

E Tancredi piegò appena il capo di lato, guardandola furbo –Eh no... non cambi le carte in tavola, signorina Malfoy. Benché vi siate premurate di impedirci di sentire ciò che vi stavate dicendo, abbiamo osservato i vostri gesti.-

-Avete bisogno di occhiali migliori, allora, perché non avete guardato con attenzione.- lo provocò lei riuscendo a oltraggiare i due Reali, che spalancarono la bocca, mentre la donna si portava la mano davanti alla boccuccia, ma fingeva sorpresa. Appariva sempre più divertita, piuttosto.

Il pubblico trattenne il fiato rumorosamente. Nessuno osava mancare di rispetto al loro signore.

Un certo brusio iniziò ad alzarsi lungo le pareti dell'edificio e Tancredi, con espressione placida, cercò di calmarli -Signori, vi prego...-

E la sua mano si levò in aria, generando con la magia un'immagine che ritraeva Eliza affiancata a sua sorella, mentre davanti a lei si generava una bolla di potere demoniaco pronto a impattare su i combattenti.

-Vuole negare che quello fosse il suo potere?-

-Ho usato mia sorella come mezzo e...-

-E quello resta il suo potere. Una bacchetta è un essere senziente, ma se io decido di lanciare una maledizione senza perdono, sono io che vengo punito, non la bacchetta. Ne conviene?- Un ragionamento quasi impeccabile.

-Quale sarebbe la punizione!? Abbiamo da fare!- lamentò quindi Dorian, avendo l'ardire di intervenire ed Eliza scattò verso di lui, severa, ma quello fissava il padre, duramente. Quest'ultimo non degnò il figlio nemmeno di uno sguardo. A mano congiunte sul tavolo continuava a fissare Eliza.

-Io non accetto quest'accusa! Paragonare la coscienza di una bacchetta e un essere umano è ridicolo!- ribatté lei, alzando una mano e facendo svanire in un momento le immagini che la magia stava mostrando agli spettatori.

-L'accusa c'è ed è corretta! Hai usato tua sorella come uno strumento magico! Sei tu che hai agito e ora fa' silenzio!- intervenne a quel punto Elvyro, altisonante, mettendosi in piedi e battendo le mani sulla cattedra.

[Non fare la stupida!]

Eliza sentì la voce di Raul giungere alle sue orecchie, ma lo cacciò via con forza, facendogli pentire nell'immediato di esserle piombato nella mente, senza permesso.

-"Fa' silenzio?!"- gli domandò la ragazza, muovendosi lentamente verso l'uomo dalla chioma blu e raggiungendolo –Nessuno mi zittisce e nessuno può permettersi di dare a me degli ordini!- stabilì, guardando aggressivamente Tancredi stavolta e quello alzò un sopracciglio, sorpreso.

-Ma... credete davvero di potermi minacciare?- domandò lei, stirando un ghigno malevolo e avvicinandosi di nuovo a Tancredi, lentamente. Lui la osservava solamente, pressoché inespressivo. Sembrava impossibile immaginare cosa stesse pensando.

–Io sono una Domatrice D'anime e nessuno di voi ha idea di ciò che posso fare.- scandì, spalancando gli occhi verso Tancredi, minacciosa -Avete visto com'ero dopo l'attacco? Nessuna bomba magica riuscirebbe a privare così tanti individui del giusto quantitativo di energia atto a mantenerli tutti a un punto dalla morte. Credete che potrei anche solo sospirare dopo aver ridotto in cenere ogni singolo corpo o mattonella di questo posto? Pensate che avrei problemi a salvare le uniche persone qui dentro di cui mi importa e polverizzare voialtri?- domandò verso Tancredi, facendosi a pochi centimetri dal suo viso. Quello aspettò un momento, prima di replicare –Sei venuta qui per minacciarci? Dubito che tuo padre ne sarebbe orgoglioso.-

VI. I TitaniWhere stories live. Discover now