Chapter 9 - Deeper Than Blood

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Seoul, 9 anni e mezzo prima

"Posso darti tutte le informazioni che vuoi! Posso venderti i nomi di tutti quelli che hanno partecipato all'asta! Posso..." stava urlando l'uomo, bloccato contro il muro da cui non aveva possibilità di scappare. Il buio della notte, la leggera nebbia, il freddo pungente di novembre inoltrato. Il ragazzo davanti a lui emise un verso stizzito, lo sguardo palesemente annoiato.

"Vendermi? – gli rispose, il tono così piatto che avrebbe fatto tremare chiunque – Credi di essere nella posizione di poter trattare con me?" continuò.

"No! Io... io posso esserti utile, posso farti da spia! Posso lavorare per te in incognito, poss..." urlò, inginocchiandosi davanti a lui come se volesse supplicarlo ma senza farlo sul serio. I due uomini alle spalle del ragazzo erano immobili, attenti ad ogni gesto che l'uomo compiva, come se fossero lì solo per assicurarsi che il ragazzo ne uscisse illeso, pur non essendo lui ad essere con le spalle al muro.

"Forse non sono stato chiaro" lo frenò ancora il ragazzo, passandosi una mano tra le ciocche corvine, tirandole indietro ed emettendo uno sbuffo mentre alzava gli occhi al cielo. Come se stesse avendo a che fare con un bambino che non voleva capire, come se fosse la milionesima volta che doveva rispiegare la stessa cosa e fosse ormai arrivato al limite.

"Io..." disse ancora l'uomo deglutendo a vuoto, gli occhi castani sgranati appena visibili a causa della luce del lampione poco distante da quel vicolo.

"Non ho bisogno di serpenti come te nella mia organizzazione" sibilò il ragazzo dai capelli nero corvino. L'uomo tremò appena, prima di indurire i tratti del viso e stringere i pugni. Il ragazzo sbuffò un ghigno serafico, proprio come immaginava, gli era già passata la voglia di supplicarlo.

"La tua organizzazione?! Voglio parlare con il Boss! Sei solo un ragazz..." un calcio in pieno viso fermò il suo straparlare costringendolo a sputar via del sangue e a respirare a fiotti per il colpo subito. E poi il ragazzo si piegò sulle ginocchia per stare alla sua altezza, l'espressione indecifrabile.

"Forse non hai capito – gli disse, il tono gelido più del freddo di novembre – Sono io il Boss. Non c'è nessuno con cui tu possa parlare per salvarti la pelle se non me. E ho già deciso che non hai alcun valore ne per me, ne per il resto del mondo. Le persone come te mi fanno venire il voltastomaco"

"Tu... – ringhiò l'uomo con rabbia – Sei ancora un ragazzino. Cosa ne sai di come si governa un'organizzazione?!" urlò, ma il ragazzo emise uno sbuffo quasi divertito che fece raggelare l'uomo, prima di emettere un sospiro contrito e arricciare il naso.

"Sono stato cresciuto per questo, ma... sai, non ho mai apprezzato i metodi dei miei predecessori. Li ho sempre trovati troppo sanguinari e inutilmente problematici – gli rivelò il ragazzo, come se stesse semplicemente parlando del tempo – La mia organizzazione sarà diversa, voglio che sia migliore, per quanto si possa. Siamo pur sempre criminali, no? Ma anche i criminali dovrebbero avere un codice, altrimenti come fai a controllare delle pedine impazzite? La mia idea di organizzazione è basata sulla fiducia e sul rispetto reciproco, per cui... un serpente come te pronto a tradire chiunque non appena si volti e a mentire sorridendo, tzs... no. Non ho decisamente bisogno di te" concluse, issandosi nuovamente in piedi e tirando fuori la pistola facendola scattare e puntandola alla testa dell'uomo.

"Non posso credere che questi due prendano ordini da un ragaz..."

"Io non posso credere che tu abbia ancora il coraggio di usare quella lingua biforcuta che ti ritrovi – sospirò il ragazzo, l'espressione annoiata, il capo inclinato di lato – Dovresti ringraziarmi, sai? Potrei usare la mia abilità e farti vivere i tuoi ultimi momenti nel terrore più atroce, ma sono abbastanza magnanimo da mandarti all'altro mondo velocemente"

Our Dark Duet | Taekook - A Soukoku RetellingWhere stories live. Discover now